Ue regolamenta i Green Bond: più controlli, più garanzie per gli investitori

L’Unione Europea (Ue) – consapevole dell’importanza della transizione verso un’economia climaticamente neutra, sostenibile, efficiente sotto il profilo dell’energia e delle risorse, circolare ed equa – ha emesso il regolamento 2023/2631 relativo ai Green Bond. La prescrizione introduce l’European Green bond (Eugb) e sarà applicabile dal 21 dicembre di quest’anno.

Cosa sono i Green Bond

Per capire le novità introdotte dalla Ue è utile una veloce panoramica su questo strumento finanziario che, dalla sua introduzione nel 2007, ha visto un tasso di crescita straordinario.

Le obbligazioni verdi legano la loro emissione alla realizzazione di progetti destinati ad avere un impatto positivo sull’ambiente. Possono essere progetti relativi all’efficienza energetica, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, all’uso sostenibile dei terreni e tematiche similari.

In sintesi, i Green Bond finanziano la sostenibilità ambientale.

La loro genesi

Inizialmente queste obbligazioni provenivano soprattutto da istituzioni finanziarie sovranazionali; poi sono arrivati anche titoli emessi da aziende, municipalità e agenzie statali.

Un’apertura che ha spinto in avanti i bond verdi nel cui mercato si sono inserite le grandi imprese dei paesi emergenti. Inoltre hanno cavalcato la crescente attenzione delle istituzioni sovranazionali al tema della sostenibilità ambientale.

Anche la Commissione europea ha enfatizzato le potenzialità e il funzionamento del mercato dei Green Bond. Un interesse aumentato dopo la Cop21 di Parigi e gli accordi sul clima.

Le regole

Sino alla stesura del regolamento europeo, lo standard globale per certificare un bond come verde era quello stilato dall’International Capital Market Association (Icma).

I princìpi Icma sono quattro:

  • chi emette un titolo deve identificare con chiarezza la destinazione dei proventi;
  • devono essere seguiti alcuni procedimenti particolari nella valutazione e selezione dei progetti,
  • chi emette l’obbligazione deve garantire la massima trasparenza nel comunicare la gestione dei proventi;
  • devono essere resi disponibili dei report per mantenere aggiornati gli investitori sull’avanzamento dei progetti finanziati.

I green bond Icma sono soggetti a un codice di autoregolamentazione che non prevede sanzioni. L’unica sanzione prevista è quella del mercato: chi non rispetta le regole perde la fiducia degli investitori.

Il regolamento Ue

Dal 21 dicembre di quest’anno, le regole Icma verranno affiancate dal regolamento europeo che introduce requisiti standard a livello europeo per poter classificare un’obbligazione come obbligazione verde europea o Eugb.

L’obbligazione verde europea quindi deve adottare uno schema (framework) con obblighi ben precisi e prevede anche un impianto di vigilanza e sanzioni.

Inoltre il regolamento istituisce un sistema per registrare i verificatori esterni di obbligazioni verdi europee e monitorare gli stessi.

E prevede anche modelli di informativa volontaria per le obbligazioni commercializzate come obbligazioni ecosostenibili e obbligazioni legate alla sostenibilità nell’Unione.

Il regolamento Ue stabilisce che le attività economiche da finanziare siano allineate alla tassonomia europea.

Differenze fra Icma e Ue

Il nuovo regolamento europeo si basa su una classificazione prevista da un’altra norma europea (2020/852) che stabilisce cosa è green e cosa non lo è. Per Icma invece la gamma di attività economiche finanziabili è molto più estesa e non vi sono regole stringenti.

Sia Icma che Ue prevedono la creazione di una scheda informativa pre-emissione e, successivamente, una serie di relazioni a cadenza periodica.

Ma il regolamento europeo prevede anche una relazione sull’impatto degli European green bond che gli emittenti devono pubblicare al termine dell’allocazione integrale dei proventi. Una documentazione importante non richiesta da Icma.

Altro tema che differenzia le due posizioni è quello dei controlli esterni:

  • per Icma sono facoltativi
  • per l’Unione europea la verifica delle terze parti è obbligatoria.

Ma c’è di più, i revisori esterni previsti dal regolamento Ue devono essere iscritti in un registro dell’Esma, l’authority di vigilanza dei mercati finanziari europei.

Le conseguenze

I professionisti del settore hanno posto l’accento su un aspetto che può diventare cruciale: gli obblighi introdotti dalla Ue faranno aumentare i costi di compliance per gli emittenti delle obbligazioni verdi. Costi che si rifletteranno inevitabilmente sugli investitori.

E il timore che questo possa raffreddare l’interesse verso i Green Bond è tutt’altro che aleatorio. Tuttavia da una ricerca pubblicata su The british account review è arrivata una possibile risposta a questo timore.

Si è, infatti, evidenziato, che la certificazione esterna è valutata molto positivamente dagli investitori che sono quindi disposti ad affrontare qualche spesa in più pur di ottenere garanzie sulla destinazione dei propri soldi.

di Donina Zanoli

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