Non deve essere cotta, è naturale, è anallergica e unisce caratteristiche igroscopiche al valore estetico. Alla riscoperta della terra cruda con l’architetto Matteo Brioni.
C’è la pura materia alla base di tutta la produzione dell’architetto Matteo Brioni. E Matteo con la terra ci ha sempre avuto a che fare dal momento che nasce dalla tradizione della fornace di famiglia, a Gonzaga in provincia di Mantova. «L’idea di diversificare la produzione aziendale mi venne nel 2004 quando, in una fiera, vidi per la prima volta un mattone in terra cruda. Dopo i mattoni vennero gli intonaci e poi le finiture. Così nel 2010 decisi di creare la mia azienda. Oggi mi sveglio ogni giorno pieno di idee e nuovi progetti. Amo le sfide e non dico mai di no, anche alle richieste più strane che ci provengono da designer e architetti, perché sono loro che contribuiscono ad alzare l’asticella delle nostre competenze e capacità». Architetto, laureatosi all’Università di Firenze con la guida di Massimo Carmassi, Brioni ha saputo trasportare nella sua produzione la forza della materia legata alla poesia delle finiture, dei veri e propri capolavori artistici come l’ultima nata, TerraWabi, ispirata alla concezione estetica giapponese del Wabi-sabi che indica un oggetto nel suo stato più essenziale e naturale.
Terra cruda: materiale antico
Composta da un’accurata selezione di argille e inerti naturali, provenienti da diversi territori e miscelati per ottenere le qualità cromatiche, tattili e funzionali più idonee a ciascun ambiente, la terra cruda viene lasciata semplicemente essiccare all’aria, senza bisogno di cottura. È uno dei materiali da costruzione più antichi della storia, in cui la totale assenza di pigmenti aggiunti fa risaltare tutta la qualità del luogo di provenienza dei vari composti.
Matteo Brioni applica a un materiale tradizionale un uso contemporaneo e moderno adatto a superfici continue verticali e orizzontali, prestandosi a qualsiasi forma: un materiale sano e anallergico dalle caratteristiche uniche come la capacità di regolare l’umidità e la temperatura, proprietà antistatiche, assenza di esalazioni tossiche, capacità di assorbire suoni e odori, resistenza al fuoco. Gli impasti in terra cruda possono inoltre essere additivati con leganti minerali o sintetici al fine di ottenere rivestimenti dal diverso grado di resistenza meccanica, all’abrasione e all’acqua.
È un progetto in continuo divenire grazie alle sperimentazioni del team di lavoro di Matteo Brioni, finalizzate allo studio di impasti per nuovedimensioni tattili e percettive. La iuta, il frumento,
la canapa, il riso ne aumentano la matericità. La mica, l’ematite e la madreperla donano alla terra luce e riflessi splendenti. L’onice, la sodalite e il quarzo conferiscono alla terra un aspetto vissuto, usurato, simulando il passaggio del tempo.
(Laura Verdi)