Soft wall per dividere gli spazi, tra tessuti sensuali, modularità e flessibilità

In un contesto mondiale in cui la pandemia di covid-19 ha profondamente modificato i rapporti di prossimità mettendo, almeno temporaneamente, in crisi gli usuali scenari di socialità e di collettività, l’architettura d’interni per sua natura ibrida, flessibile e dunque catalizzatrice di graduali processi di innovazione può svolgere un ruolo cruciale nello stimolare visioni radicali e azioni pervasive, dai sistemi di produzione su larga scala alle esperienze individuali.

In questi ultimi due anni abbiamo vissuto lunghe e alternate quarantene, abbiamo cominciato a osservare le nostre abitazioni con occhi diversi, abbiamo sofferto alcune situazioni di mancanza di organizzazione degli spazi, realtà che fino a poco tempo fa avremmo tranquillamente ignorato. E abbiamo, spesso, deciso di modificare i nostri 40, 80, 100 metri quadrati. Mai come oggi parlare di architettura e interni è diventato cruciale.

Esiste una dimensione della partizione interna riconducibile al concetto di soft wall da sempre molto esplorata in architettura: basti pensare negli anni Venti del Novecento al lavoro dell’architetta Lily Reich con Mies van der Rohe o alle meravigliose creazioni di Anni Albers, dalle tende divisorie per il Theatre Caffè di Dessau del 1927 al tessuto in ciniglia e fili di rame, vibrante di luce se osservato dalla strada, pensato per proteggere dall’irraggiamento l’enorme superficie vetrata della Rockfeller guest house progettata da Philp Johnson a New York nel 1944.

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Lilly Reich & Mies van der Rohe, Café Samt und Siede, 1927

Con soft wall si intende una categoria di strumenti per dividere, organizzare gli ambienti interni capace di unire la sensualità tattile dei tessuti, la flessibilità e la velocità d’installazione con alte prestazioni di isolamento acustico e protezione dalla luce. Unisce la sicurezza del linguaggio domestico della tenda alla precisione di un mezzo tipico dell’allestimento museale come il binario. Rappresenta un limite morbido tra pubblico e privato, una divisione che espande o riduce lo spazio a seconda delle trazioni imposte. Con un semplice gesto leggiamo una dimensione nuova in ambienti che conosciamo da sempre.

Ritroviamo così soffietti per separare cucina e living nei progetti di Calvi Brambilla per appartamenti privati. I binari assecondano sia linee rette sia organiche. Il tessuto, bicolore o monocromatico, diventa quasi un sipario per proteggere o esporre i gesti del quotidiano.

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Progetto- Calvi Brambilla, Appartamento CB, Milano, 2014. © Denise Bonenti
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Progetto- Calvi Brambilla, Casa DC, Milano, 2020. © Beppe Brancato

 

Sarebbe un errore pensare che questo tipo di soluzione non possa abbandonare il progetto residenziale. Anzi, proprio in forza del suo essere facilmente modificabile la ritroviamo in altri interni con funzioni di servizio. Patricia Urquiola propone tende scorrevoli per massimizzare gli spazi delle camere di un albergo nel cuore di Brera in un dialogo di giustapposizioni cromatiche con gli arredi fissi e non. Lo studio svizzero Zap Design tramite binari suddivide con rettangoli dagli angoli stondati un grande open space destinato a sale conferenze.

La modularità del sistema organizzativo pensato permette di avere più alternative di posti a sedere senza stravolgere la struttura generale e senza imporre gerarchie d’uso. L’architetto spagnolo Raul Sanchez lavora per una clinica dentistica a Madrid ponendo al centro l’incontro tra la suddivisione funzionale degli spazi, il mettere in risalto i volumi circolari intersecati tra loro e la valorizzazione delle qualità tattili, visive e fonoassorbenti di tessuti quali velluto o vinile spalmato opaco.

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Progetto- Arch. Raul Sanchez, Clinica Dentistica Impress, Madrid, 2021 © Luis Asin

Tutti esempi di un rinnovato pensiero intorno a quel grande spazio per vivere teorizzato e raccontato per la prima volta da Gio Ponti nella Triennale di Milano del 1954, in cui trovano applicazione dispositivi progettuali leggeri, perfetti per un riuso adattivo degli spazi.

di Rossella Locatelli, Naba (da YouBuild n.24)

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