Lungo uno dei moli di Amsterdam Noord, il quartiere di Schoonschip ha ridefinito un margine frastagliato tra molo e acqua, approfondendo il rapporto tra comunità e paesaggio urbano. Il progetto, a firma dello studio olandese Space&Matter, presenta un approccio innovativo per la scala del quartiere. Come molti dei progetti dello studio, il masterplan per Schoonschip unisce il disegno dello spazio fisico con una grande attenzione ai temi della comunità che lo abita, il tutto in ottica attenta ai temi della progettazione sostenibile e resiliente.
Space&Matter sono stati incaricati nel 2008 di sviluppare il progetto per un nuovo quartiere sull’acqua, capace di ospitare 46 residenze distribuite lungo il porto della capitale olandese. Un progetto di costruzione durato a lungo, terminato nel 2021, con una vocazione fortemente orientata alla circolarità, sensibile all’utilizzo delle risorse e al rapporto con il paesaggio della città.
La commistione tra progetto urbano e comunità è stata essenziale nella costruzione del quartiere, sia nelle fasi iniziali del masterplan, influenzando le scelte rispetto gli spazi comuni, fino al rapporto tra architetti e singoli proprietari nella personalizzazione delle singole unità.
Per quanto riguarda la strategia urbana, in un’ottica d’insieme Space&Matter ha pensato a un sistema di case flottanti, dove una banchina sia elemento connettivo. Le abitazioni sono state pensate per integrare sistemi per la produzione di energia rinnovabile, offrendo inoltre una serie di share facilities quali auto elettriche e biciclette condivise. Attraverso dei workshop con i futuri abitanti del quartiere, gli architetti hanno voluto interagire direttamente con la futura comunità di abitanti, da cui sono scaturite alcune soluzioni progettuali come la presenza di piccoli spazi pubblici tra le case, o la volontà di connettere tutte le unità attraverso un pontile sul canale che potesse incrementare la relazione tra spazio domestico e acqua.
Questo legame è stato centrale. La costruzione di queste abitazioni, infatti, è stata un’opportunità per portare le persone a vivere a contatto con l’elemento dell’acqua, come scrive Sascha Glasl, co-fondatore dello studio Space&Matter: «Ogni casa è posizionata in modo tale da avere una visuale libera sia sull’acqua che sul quartiere nel suo insieme». Si evince quindi l’importanza del progetto d’architettura nel ristabilire un contatto tra cittadino e natura, riscoprendo, in questo caso, un bilanciamento tra città e acqua. Questo tema ricorrente riemerge persino nell’uso del quartiere, il quale integra cicli di riuso e riciclo degli scarti, producendo una quantità esigua di rifiuti, in una prospettiva fortemente ecologica.
Da questa visione d’insieme, la scala architettonica ha visto la definizione di differenti tipologie con peculiari variazioni formali. Le singole unità sono state costruite off-site, quindi trasportate in acqua per essere poste in loco. In totale, sette diverse conformazioni di residenze sono state sviluppate, offrendo la possibilità a più studi di architettura di confrontarsi con le scelte progettuali specifiche.
Esempio notevole è la Flooting house progettata dallo studio olandese i29 nel 2020. Posta come elemento di testa del sistema di nuove abitazioni, lo studio di progettazione ha accentuato la relazione tra spazio abitato e paesaggio circostante, definendo un elemento di chiusura del quartiere costruito e protendendosi verso la città e il canale.
Lo spazio interno, continuo e bianco, contrasta con l’utilizzo del legno scuro esterno, generando spazi di relazione molteplici, dalla loggia posta sul livello dell’acqua, fino alla copertura, la quale si apre con una stanza all’aperto che inquadra la città di Amsterdam. In questo modo, lo spazio interno e l’architettura aprono diverse viste sull’esterno: il seminterrato offre la possibilità di porsi in relazione con la superficie del canale, il soggiorno si apre sul quartiere, mentre l’ultimo piano inquadra il lato sud e nord del canale.
La Floating house è quindi posta in connessione alle altre abitazioni grazie ad un pontile parallelo alla banchina. Questo diventa spazio pubblico e di incontro tra le singole residenze. Il pontile è pensato come una vera e propria infrastruttura stradale, al di sotto della quale sono contenute le reti tecniche. In questo senso, si struttura come elemento indispensabile per il funzionamento del quartiere, sia nella sua accezione comunitaria che tecnica.
In sintesi, il progetto per Schoonschip si muove su un piano tra la scala del quartiere e quella dell’architettura, dove è chiara la volontà di raccontare un rapporto tra spazio costruito e naturalità, dove la comunità ha lasciato un chiaro segno nelle forme e negli spazi di relazione, e le abitazioni divengono finestre sul paesaggio urbano olandese.
di Kevin Santus, Politecnico di Milano (da YouBuild n.25)
LA SCHEDA
Luogo: Schoonschip, Amsterdam (Paesi Bassi)
Progetto: Space&Matter (Masterplan) i29 (Flooting house)
Masterplan: 2008-2021
Realizzazione: 2020 (Floating house)