Un grande gruppo con centinaia (non per modo di dire) di anni alle spalle stringe un accordo con una start-up fondata da tre giovani. È il bello della tecnologia. Il gruppo centenario, ma ancora innovativo, è Saint-Gobain. La start-up, invece, si chiama ReHouseit. Il rapporto con la start-up è definito da Saint-Gobain come percorso di dialogo e collaborazione, che hanno «una visione comune che si declina nello specifico in due prospettive future: quella dei materiali avanzati e sostenibili e quella dell’industria 4.0».
ReHouseIt, nata a Milano un paio di anni fa, è una società benefit, definizione giuridica che indica una realtà che nel proprio oggetto sociale si l’impegna ad avere, oltre al profitto, anche un impatto positivo sulla società e sulla biosfera. La start up è il frutto dell’idea di Nicolò Verardi, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, e di Riccardo Frezzato, studente di economia e finanza alla Teesside University di Middlesbrough (Gran Bretagna). Assieme a loro si è unito il designer Marco Benvenuti. Obiettivo: studiare materiali innovativi, in particolare con l’utilizzo di scarti dell’industria pesante o del settore agroalimentare, per realizzare elementi d’arredo per interni di abitazioni e uffici, e per l’isolamento termico e acustico. Non si tratta di idee fumose, perché la piccola società ha già all’attivo dei brevetti.
La partnership con Saint-Gobain, per esempio, ha l’obiettivo di diventare il punto di riferimento per architetti e designer che desiderano dare libero sfogo alla propria creatività, grazie all’utilizzo di software di modellazione parametrica, in grado di offrire ai clienti un prodotto personalizzabile, funzionale e sostenibile. E questo perché il materiale brevettato nasce da un processo di inertizzazione completa degli elementi base.
La trasformazione degli scarti produce una sostanza antimuffa, impermeabile, ignifuga, stabile nel tempo e traspirante al vapore, utile per rendere ambienti più salubri e confortevoli. Il materiale ottenuto, inoltre, impedisce la liscivazione e le fluorescenze, che invece sono associate al cemento per via delle sue reazioni chimiche. Infine, il ciclo di vita del prodotto è continuamente replicabile: deriva da materie di scarto ma, a sua volta, può essere completamente riciclato.
Un’altra novità riguarda il processo di produzione del materiale, che è stato studiato per essere proposto in moduli, con forme e dimensioni standard. I moduli si possono assemblare, ma anche disassemblare, per rendere più rapido e flessibile l’utilizzo. La superficie frontale dei moduli è caratterizzata da geometrie in rilievo ottenute con la tecnica della stampa 3D, grazie a un estrusore.