In quest’anno rotariano ho avuto affidato da Ugo Oliviero, Governatore del Distretto 2101 del Rotary International, la presidenza della Commissione distrettuale Tangenziale del Verde e Green Deal e, in contemporanea, la presidenza della Commissione Green Deal e Territorio affidatami dalla Presidente del Rotary Club Napoli, Renata Picone.
Entrambe le Commissioni erano conseguenti a una serie di attività realizzate per La Tangenziale del Verde di Napoli: dal Vesuvio ai Campi Flegrei, dal mare della Favorita al litorale Domizio, un progetto nato nel 2021 nel Rotary Club Napoli e fatto proprio dal Gruppo partenopeo di tutti i Club di Napoli e dall’intero distretto le cui risultanze furono presentate in tre convegni, nella primavera del 2022, tenuti in tre distinte sedi storiche e caratteristiche della diversità degli ambiti metropolitani individuati e con il massimo coinvolgimento di Sindaci, rappresentanti di Enti e Istituzioni e di pubblico.
Tornando al convegno, va evidenziato che la tavola rotonda era inserita in un contesto dove l’attenzione principale era riservata, da un lato alla Filiera delle Costruzioni e tutela del Made in Italy e quindi a un ambito prevalentemente industriale e produttivo e particolarmente rappresentato nel nord Italia e, dall’altro, alla decarbonizzazione, quindi focalizzando, prevalentemente, le tematiche legate a risparmio energetico e all’ottimizzazione dei cicli produttivi e alla riduzione degli sprechi, per la salvaguardia ambientale.
Decarbonizzazione
La decarbonizzazione per un’impresa si sintetizza con l’attuazione di una politica per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (tra i principali fattori inquinanti e determinanti per il cambiamento climatico in essere), modificando il ciclo produttivo o anche, utilizzando fonti energetiche rinnovabili e riducendo l’impiego dei combustibili fossili.
Più in generale, però, la decarbonizzazione si può combattere, anche sviluppando processi che assorbono questo gas e quindi bisogna ricordare uno dei più eccezionali processi naturali: la sintesi clorofilliana, alla base della nascita e dello sviluppo di tutti i tipi di piante, ovverossia il Verde, l’altra forma di vita, che insieme a quella animale, meglio rappresenta l’evoluzione biologica della Terra.
L’invito a intervenire nello specifico su possibili sviluppi nel Mezzogiorno, dopo quanto già illustrato dalle rappresentanze industriali del settore nazionale e locale e i contributi di tanti illustri rappresentanti del mondo scientifico, politico e produttivo, è stato particolarmente gradito e, peraltro stimolante e interessante.
L’intervento, infatti, doveva illustrare un’esperienza di tipo associativo, non imprenditoriale e realizzata al fine di promuovere la tutela e salvaguardia di Aree Verdi e siti di interesse naturalistico e produttivo, in primis agricoli, in uno a tutte le attività collegate e quindi turistiche, ricettive ecc., ben diverse dalle attività imprenditoriali trattate quel giorno.
Le attività rotariane sopracitate erano state dettagliate in un report, comprendente coinvolgimenti e risultanze emersi, in un articolo “La tangenziale del Verde, una nuova struttura metropolitana per una Napoli Smart”, pubblicato nel volume “Patrimonio culturale e naturale della Campania – Rigenerazione urbana”, curato da A. Aveta e A. Castagnaro, Editori Paparo 2023, liberamente scaricabile dal sito fedOAPress dell’Università Federico II di Napoli).
In tale articolo, oltre alle attività svolte, veniva delineata un’idea progettuale e si tratteggiava una proposta di sviluppo operativo del programma, a partire, sia dalle “prime risultanze”, succintamente riportate, in termini di dati raccolti e di disponibilità, sia di concrete iniziative ed esperienze sviluppate da Amministrazioni Pubbliche ed Enti per la rigenerazione e valorizzazione di aree verdi, siti naturalistici, percorsi, itinerari, ecc.
Conoscenza dei territori e valorizzazione
Da tutto ciò derivava, comunque l’esigenza di sviluppare un nuovo sistema di conoscenza delle diverse peculiarità dei territori, con ben evidenziate localizzazioni e aree tematiche, in uno alle iniziative in programma e/o già in fase di realizzazione e riguardanti, non solo le aree verdi ed agricole, ma tutti i siti, rappresentativi di un “patrimonio locale”, spesso ancora non ben individuato e definito; ma, da rigenerare e/o rifunzionalizzare e, quindi far conoscere, tutelare e valorizzare.
L’idea era di riunire in un’unica struttura informativa tutta la documentazione già raccolta e disponibile, riorganizzando una base dati, realizzata, in una precedente esperienza, grazie a un progetto condiviso e attivato dai dieci Rotary Club storici del 2020 del Gruppo Partenopeo e cioè, la piattaforma “Rotary per Napoli”.
Un sistema informativo, ancora liberamente disponibile online, che riportava una serie di contributi raccolti in precedenti attività e già disponibili nel volume del Rotary Club Napoli “Proposte per il futuro di Napoli e del suo hinterland” a cura di Aldo Aveta, Editori Paparo e si stavano caricando altri contributi raccolti in un altro volume “Il verde urbano nell’area napoletana: conoscenza, manutenzione e gestione” stesso Editore e a. Cura di A. Aveta e R. Mercurio.
Il Gruppo partenopeo di quell’anno rotariano fu particolarmente attivo e in particolare fu promotore di un altro progetto Distrettuale, il restauro del Retablo, una grande e antica pala d’altare, che riposizionata nella sua sede originale la Chiesa dell’Augustissima Compagnia della Santa Croce a Forcella, ha consentito la ripresa delle attività ed è diventata centro di sviluppo di un altro programma di rigenerazione urbana, realizzato sulla base di una precedente esperienza nel quartiere della Sanità e ancora oggi in ulteriore continuo sviluppo con notevoli positivi risvolti socio-ambientali ed anche economici.
Tornando al progetto, a oggi, purtroppo non sono stati effettuati ulteriori incrementi al lavoro di individuazione e recupero di altre “aree verdi” metropolitane, per integrare le cartografie, già realizzate e, né è stata continuata una raccolta sistematica di altri dati, al fine di individuare e riportare i siti industriali, le aree dismesse e/o comunque abbandonate, le aree e i siti in fase di recupero, come quelli sottratti alla camorra, oppure in assegnazione per la realizzazione di nuove opere pubbliche, private, ecc., o anche tutte le aree libere nella disponibilità di Enti e Imprese locali e nazionali di servizio, ecc..
Un esempio, il coinvolgimento in questa operazione di raccolta dati riguarda le imprese e gli Enti di erogazione e distribuzione servizi sul territorio (acqua, gas, energia, telefonia, ecc.), che con la miriade di siti, aree e presidi funzionali potrebbero attivamente contribuire a condividere la necessità di preservare e sorvegliare tali siti, generalmente ubicati in zone isolate e spesso anche poco agevoli da raggiungere.
Condividere tali conoscenze, sulle reciproche esigenze, in uno, anche a quelle di gestione e controllo degli Enti Locali e delle Pubbliche Amministrazioni (Vigili del Fuoco, Protezione Civile, ecc.) potrebbe, altresì, consentire di sviluppare puntuali piani di intervento per una migliore salvaguardia del territorio; cosa, ormai, necessaria e urgente, considerati i guasti che il cambiamento climatico sta generando.
Una riflessione al riguardo dei cambiamenti e del loro impatto sul territorio nella sua storia plurimillenaria, che ha visto l’evolversi delle ere geologiche, l’alternarsi di crisi climatiche, l’avvicendarsi di cataclismi e tanto altro, va fatta; il territorio, infatti, è riuscito a conservarsi e a preservare l’habitat naturale, assicurando la permanenza della vita sulla terra, dapprima solo vegetale e poi anche animale.
Nonostante l’antropizzazione legata all’evoluzione dei modelli di vita, vanno evidenziati i guasti generati, specie negli ultimi secoli, dall’uomo moderno a seguito dell’industrializzazione e dell’uso spasmodico dei combustibili fossili, il sovraffollamento e le concentrazioni di attività, con l’eccesso di rifiuti, scarti, ecc., i disboscamenti e la conseguente impermeabilizzazione dei suoli, nonché l’alterazione della naturale regimentazione delle acque.
In aggiunta, le concentrazioni abitative e residenziali, oltre a quelle legate alle attività produttive e di servizi, l’affollamento creato in occasione di eventi e manifestazioni, come la vicinanza forzata per attività ludiche, movida, turistiche, ecc. e, comunque, la costipazione in spazi e ambiti ristretti, la carenza di aria ed acqua rappresentano condizioni non ottimali di benessere per l’uomo e per tutti gli organismi viventi, che, invece, necessitano spontaneamente, cioè naturalmente di occupare tutto lo spazio a disposizione.
Mentre nei millenni la terra si è conservata, evolvendosi e trasformandosi e sviluppando un processo manutentivo a tutela del suo essere, che le ha consentito, anche di conservare la vita nelle sue diverse forme, l’attuale alterazione permanente dei diversi ambienti sul globo sta minacciando la sostenibilità, finora assicurata e, quindi, la continuità, non della terra, ma della vita sulla terra.
Se ai guasti sopra descritti e indotti dall’uomo, aggiungiamo l’atavica mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria nella cura e gestione del territorio e di tutte le infrastrutture da esso create, ivi comprese, quelle preposte alla difesa del suolo e alla conservazione dell’ambiente, i problemi possono diventare drammatici, anche a causa di modeste calamità naturali e di eventi, anche non altamente distruttivi, dipendenti da attività industriali e produttive, come scoppi ed incendi, o anche ludiche e sportive, come fuochi artificiali, lanterne volanti.
Condividere la storia dei luoghi e l’evoluzione geomorfologica del territorio, così come pervenutoci, difendere il verde sotto qualsiasi forma esso sia, conservarlo e manutenerlo opportunamente, così come per qualsiasi area naturale e/o storica, monumentale, recuperare i siti e le aree abbandonate e rigenerarli rendendoli funzionali e fruibili è un obbligo dell’uomo moderno.
Fare della decarbonizzazione un obbligo morale da perseguire, impegnandosi, oltre che nel risparmio di materia ed energia e nella ricerca di valide alternative od integrazioni più sostenibili, anche nella tutela e sviluppo delle enormi capacità di assorbire l’eccessiva produzione di anidride carbonica da parte del “Verde” disponibile in natura: le piante; senza dimenticare, il mare, una risorsa come e forse più importante del territorio con la sua capacità assorbente.
Approccio olistico
Avere contezza della grandezza di una tale disponibilità di “Verde”, pubblico/privato e di quanto sia necessario sviluppare una visione sistemica per garantire la sostenibilità agli interventi dell’uomo moderno, impone sviluppare un approccio olistico per tutti gli investimenti e perseguire una nuova ordinaria e più economica gestione del “Verde” e di tutto quanto individuabile come “Bene Comune” per le Amministrazioni pubbliche, e/o di “Interesse Comune”.
Tutto, anche a vantaggio del privato e in quanto tale, in grado di sollecitare la nascita di nuove attività di impresa e gli interessi di eventuali investitori per risanare e/o ridestinare particolari siti ad attività con minor impatto ambientale e/o di servizio e sviluppo connesso, nonché nuovi interessi di privati locali (abitanti, proprietari di fondi, agricoltori, ecc.).
In tale prospettiva si può realisticamente passare da una necessità di interventi a tutela della natura e del “Verde”, che implicano soli costi, all’opportunità di creare occasioni di investimento e sviluppo ottimale, ovvero sostenibili, di nuove attività economiche e, nel contempo, di utilità sociale, dando così piena operatività a quel “Green Deal”, recentemente definito per meglio utilizzare e conservare quanto la natura ci ha consegnato.
Una nuova consapevolezza delle grandi capacità attrattive delle riserve naturali e delle “aree verdi”, con il loro patrimonio di cultura, tradizioni, nonchè di salubrità, salute e benessere, anche dello spirito, dei frequentatori ed in grado di attivare un reale sviluppo sostenibile, ovverossia una crescita compatibile con l’ambiente, duratura e, in particolare, condivisa nei territori.
Il recupero, rilancio e valorizzazione di tali siti e aree, potrebbe, altresì, contribuire a riequilibrare il divario in termini di frequenza e stagionalità del turismo di massa, che sta creando non pochi problemi alle città ed alle loro ristrette e, comunque limitate, aree storiche e di svago e, comunque di affollamento legate al fenomeno della “movida” e della turistificazione, citati.
Numerosi sono gli interventi e le testimonianze delle amministrazioni pubbliche e degli enti, che in tale prospettiva di recupero e di vera e propria rigenerazione, si vanno registrando; purtroppo, anche se di una certa rilevanza locale, spesso risultano poco noti e, ancor più, poco condivisi da Enti e strutture confinanti e/o vicine, dagli stessi abitanti e dagli organismi associativi, sia economici, sia sociali del territorio.
I risultati di questa politica di intervento sono deludenti e per lo più a distanza, anche di pochi anni, risultano fallimentari, originando aree abbandonate, degradate e sotto il controllo del Malaffare.
Occorre un sistema informativo
Tutto quanto sopra evidenziato impone a monte una raccolta di dati enorme, ma in genere facilmente disponibili, solo da raccordare opportunamente in un sistema informativo in grado di dare una visione per singoli siti ed aree del tipo e livello di antropizzazione e della loro tipologia e rilevanza di impatto territoriale
Un insieme di conoscenze, innanzi tutto da condividere pubblicamente e, quindi, da mappare opportunamente per rendere immediatamente visibili e comprensibili l’individuazione degli eventuali interventi e dei potenziali investitori per ridurre tale impatto e definire le azioni di recenti interventi di pubblici investimenti, finalizzati a recuperare siti e strutture abbandonati o, peggio ancora, dimenticati dalle Pubbliche Istituzioni, al fine di recuperare la loro funzione sociale ed economica, stanno sviluppando sinergie con investitori privati a seguito dell’adozione di nuovi modelli di controllo del territorio, garantendo sicurezza, legalità e rispetto delle regole.
Bisogna proiettarsi, quindi, verso una maggiore tutela e valorizzazione dei territori e del loro patrimonio, considerando l’intrinseco impatto conseguente agli storici interventi e sviluppando attraverso un rinnovato e più efficace controllo la salvaguardia del “Verde”, per meglio dire, della sostenibilità delle singole realtà territoriali, a beneficio di tutti i suoi attuali e futuri fruitori, abitanti, visitatori, turisti, ecc.; passando, così dal “Green Deal” ad un vero e proprio “New Deal”.
Intervento dell’Ing. Attilio Montefusco – Past President Rotary Club Napoli –
alla tavola rotonda Le opportunità per il Mezzogiorno svoltasi nel corso dell’evento L’impegno della filiera delle costruzioni per la decarbonizzazione: la tutela del Made in Italy – oraganizzato il 15 aprile 2024 a Napoli – presso l’Aula Magna dell’Università Federico II