Quale professore di Restauro dell’Università di Napoli Federico II e past president del Rotary Club Napoli negli ultimi anni ho affrontato il tema della Rigenerazione urbana nel rapporto con il Patrimonio, curando specifiche pubblicazioni: qui sviluppo un contributo analizzando il tema dal mio angolo visuale, evidenziando che il Restauro è una disciplina “nobile” che coniuga aspetti culturali e tecnici.
Tra i problemi di grande attualità, che hanno stretta attinenza con l’obiettivo del convegno vi è quello del miglioramento sismico e dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare esistente in Italia.
Nella nostra nazione il 60% delle costruzioni è antecedente al 1974 ed è ben noto che l’edilizia in cemento armato è stata realizzata nell’immediato dopoguerra ed almeno fino al 1968, utilizzando materiali di scarsa qualità. Nel suddetto 60% vi sono in prevalenza gli edifici storici in muratura, ma anche quelli a scheletro portante o a struttura mista, costruiti da quando si è cominciato a diffondere, nei primi decenni del ‘900, l’uso del calcestruzzo armato: tra questi ultimi, ovvero quelli che sono stati i prodotti del mercato nel periodo post-bellico, sono di scarsissima qualità costruttiva, frutto della speculazione edilizia di imprenditori senza scrupoli.
Tra gli edifici storici, poi, una percentuale molto modesta risulta “di particolare interesse”, ovvero è vincolata ai sensi del Codice dei beni culturali e del Paesaggi (dlgs 42/2004).
Condizioni strutturali del patrimonio edilizio
Ciò premesso, il patrimonio edilizio esistente che caratterizza le nostre città storiche – comprese quelle dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, come Napoli, Venezia, Roma, Firenze – versa in condizioni di conservazione inadeguate in relazione ai diversi componenti costruttivi (facciate, coperture, elementi strutturali, apparati decorativi, finiture). Gli aspetti che riguardano le condizioni strutturali del patrimonio edilizio purtroppo sono ben noti, così come rilevanti risultano i danni arrecati dagli eventi sismici che ciclicamente colpiscono le varie regioni italiane.
È utile ricordare che il concetto di miglioramento sismico è stato definito in Italia nel 1986: ciò è avvenuto dopo le nefaste conseguenze dell’applicazione della legge 219/1981 sulle architetture storiche danneggiate dal sisma. Ma il concetto, valido e condiviso dalla Cultura del Restauro, non è stato particolarmente compreso ed apprezzato dalle comunità, poco disponibili ad operare in sede preventiva, ma propense piuttosto ad intervenire solo a seguito dei danni arrecati dagli eventi sismici e, quindi, con la possibilità di fruire di specifici finanziamenti dello Stato.
In sostanza, mentre tecnici e le industrie portano avanti la ricerca nel campo specifico del consolidamento, migliorando le prestazioni in termini di efficacia, durabilità, rispetto dei principi del restauro con tecnologie sempre più performanti (basti pensare alle fibre aramidiche, di vetro, di carbonio, ecc.), il concetto di prevenzione dal rischio sismico stenta ad essere applicato.
Prevenzione e restauro
È indispensabile un cambio di atteggiamento, di sensibilità, ovvero l’acquisizione dei fondamentali concetti che ineriscono il tema della Prevenzione, ma è anche necessario ricevere un supporto da parte dello Stato. Anche un altro aspetto oggi è di scottante attualità e identicamente complesso, quello del contenimento dei consumi in relazione all’efficientamento energetico.
Esistono oggi in Europa e in Italia leggi ampiamente pubblicizzate che mirano al contenimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera e che richiedono, tra gli altri provvedimenti, la riqualificazione energetica degli edifici. Chi si interessa di edifici storici, sia per gli aspetti scientifici che per quelli applicativi, sa che oggi occorre necessariamente coniugare questa ineludibile esigenza con quella della conservazione dei valori stratificati dei manufatti, espressione del palinsesto architettonico.
Quindi l’esperto operatore è particolarmente attento all’avanzamento della ricerca tecnologica verso materiali affidabili, efficaci e durevoli, ma anche compatibili con le istanze del restauro. Pannelli coibenti, tegole speciali, vetri bassoemissivi e tanti altri componenti edilizi sono di certo utili per l’efficientamento energetico, ma non sempre riescono a soddisfare le altre esigenze estetico-conservative.
In sintesi, la riduzione dei consumi energetici, la diminuzione dei consumi, la razionalizzazione dei flussi energetici tra edifici e ambiente (retrofit) sono temi di grande rilevanza oggi nella progettazione del restauro dei manufatti e costituiscono, insieme a quelli connessi al miglioramento sismico, un obiettivo strategico per lo sviluppo sostenibile delle comunità.
A fronte degli avanzamenti della ricerca dell’industria e di quella universitaria e degli altri centri tecnologici (che coinvolge ingegneri energetici, architetti restauratori, ma anche chimici, fisici, geomaterialisti) le politiche di incentivazione statale coerenti con tali obiettivi sono state davvero deludenti. Dopo il varo incontrollato dei provvedimenti inerenti il Superecobonus, che grazie ad una legge con maglie troppo larghe – che ha favorito truffe esagerate – il Governo attuale ha approvato provvedimenti sempre più limitativi dell’incentivo fiscale, fino a cancellare la cessione dei crediti ed a bloccare gli ulteriori ricorsi a tale tipo di incentivi. Tutto ciò ha determinato il crollo del mercato edilizio, che pure aveva dato negli anni precedenti un forte impulso al Pil del Paese.
Agevolazioni fiscali
Oggi, a fronte delle pesanti tassazioni sugli immobili, soggetti a vessazioni fiscali di varia natura, è lecito chiedersi: se già prima dei Bonus il patrimonio edilizio era degradato e i proprietari di appartamenti e palazzi erano riluttanti ad intervenire, cosa accadrà nei prossimi anni in mancanza di specifiche agevolazioni fiscali per l’efficientamento energetico?
Certamente l’atteggiamento schizofrenico dei vari Governi che si sono succeduti negli anni recenti non sembra creare molte speranze, a meno che il problema non venga affrontato con competenza e serietà, senza lasciarsi guidare da ideologie ed interesse elettorali. Dunque, sono auspicabili incentivi realistici, anche con adeguata partecipazione dei privati, e leggi chiare, che non vengano modificate in corso d’opera. L’esperienza traumatica del Superecobonus dovrebbe indirizzare nella direzione giusta.
D’altra parte, lo sgravio fiscale del 50% da utilizzare negli anni non risolve il problema, soprattutto da parte di chi non ha la disponibilità di risorse economiche. Dunque, nonostante dall’Europa venga il monito ai Governi di attuare politiche che favoriscano simili processi nell’edilizia, in Italia non sembra si sia ancora avviata una seria riflessione a valle di quanto registrato nell’ambito dei Superbonus, di cui si evidenziano gli effetti disastrosi sulla finanza pubblica che graverà sui bilanci dello Stato ancora per molti anni, senza evidenziare le ricadute positive in termini di occupazione e di adeguamento del patrimonio edilizio.
Se poi analizziamo i dati statistici di fonte Enea sull’efficientamento energetico delle abitazioni, risulta che sul totale degli immobili residenziali (35,4 milioni) 3,1- 3,7 milioni sono da ristrutturare in relazione alla suddetta finalità, essendo gli stessi in classe G ed F. In sostanza, direttive europee e leggi nazionali saranno disattese se non si attueranno meccanismi che, per facilitare il raggiungimento degli obiettivi auspicati, garantiranno forme di agevolazione giuste, anche proporzionali ai redditi dei cittadini.
Nel campo del restauro degli edifici storici, poi, la questione appare ancor più complessa per i vincoli esistenti. È bene sottolineare che in questo caso non è sufficiente affrontare e risolvere i problemi dell’involucro edilizio dei manufatti, ma è da tenere conto delle nuove funzioni da attribuire ad edifici abbandonati o con destinazione incongrue, anomale o anacronistiche. Funzioni che, oltre a dover soddisfare molte esigenze di tipo conservativo, devono risultare coerenti con le soluzioni di miglioramento sismico e di efficientamento energetico, ma anche sostenibili per la gestione dei complessi edilizi a restauri ultimati.
Fondi Pnrr in Campania
Ci auguriamo che i fondi del Pnrr destinati dal ministero della Cultura ai restauri del Patrimonio – che solo in Campania ammontano ad oltre 800 milioni di euro – siano ben spesi tenendo conto degli aspetti suddetti, e che si assicuri non solo l’efficacia tecnica degli interventi, ma anche la sostenibilità economico-gestionale. Grazie alla quale si potrà provvedere alle indispensabili attività di manutenzione ordinaria nel tempo.
Ancora, vorrei ricordare che il 14 marzo 2024 il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle “case green”, con una nuova linea di indirizzo più ‘morbida’. Poi, al Consiglio Ecofin del 12 aprile u.s. l’Italia ha votato contro, ma la direttiva è stata approvata. In sostanza: sono saltati i vincoli precisi per il passaggio di classe energetica; per l’Italia è stato fissato il target del 16% di emissioni in meno entro il 2030, che sale al 20-22% nel 2035; sono previste eccezioni per i beni sottoposti a vincoli culturali o paesaggistici, per i quali la ristrutturazione non è tecnicamente o economicamente fattibile.
Come è sempre accaduto nell’evolversi delle diverse legislazioni, il problema delle possibili “deroghe” risulta discrezionale e queste vengono sottoposte alle decisioni delle Soprintendenze e degli Uffici dei Comuni, che spesso assumono atteggiamenti ostili nei confronti delle istanze dei cittadini.
In conclusione, è indispensabile che in Italia non ci si limiti semplicemente ad adeguarsi alle direttive europee, ma che piuttosto si riescano a definire strumenti e modalità di incentivi per gli interventi di miglioramento sismico e di efficientamento energetico, soprattutto tenendo conto di quanti non hanno le disponibilità economiche per attuarli.
Molto si dovrà fare in termini di Conoscenza delle problematiche per spiegare bene i vantaggi che si ottengono con simili interventi: dunque, si tratta di affrontare subito un problema culturale, ovvero incrementare nelle comunità la consapevolezza degli effetti di simili operazioni, utili a tutti.
I tecnici e gli operatori nel campo del restauro, da parte loro, seguono con grande interesse gli sviluppi della ricerca industriale e scientifica, attenti ai materiali, alle tecnologie ed alle tecniche che siano sempre più compatibili con le esigenze conservative dei manufatti storici.
Intervento del Prof. Ing. Aldo Aveta,
V. Presidente Aniai Campania, Università di Napoli Federico II
alla tavola rotonda Le opportunità per il Mezzogiorno svoltasi nel corso dell’evento L’impegno della filiera delle costruzioni per la decarbonizzazione: la tutela del Made in Italy – oraganizzato il 15 aprile 2024 a Napoli – presso l’Aula Magna dell’Università Federico II