Il Palazzo dei Diamanti fu progettato da Biagio Rossetti e costruito a partire dal 1493 per diventare il nodo baricentrico della cosiddetta Addizione Erculea, l’ambizioso progetto urbanistico che prevedeva un vero e proprio raddoppio della città di Ferrara. Simbolo dell’architettura rinascimentale e tra i più celebri monumenti italiani nel mondo, il palazzo è così chiamato perché esibisce sui due prospetti esterni 8.500 bugne piramidali, che alludono all’emblema estense del diamante.
In seguito a un complesso intervento di restauro e riqualificazione, in febbraio il Palazzo dei Diamanti ha riaperto in occasione della mostra “Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa”. L’evento è significativo sotto molteplici punti di vista: la cartina al tornasole di una vicenda che ha mobilitato figure e istituzioni di spicco del contesto culturale, professionale e politico italiano e che è stata al centro di accesi dibattiti tra chi ha considerato necessario difendere il Palazzo da qualsivoglia mutazione, in quanto monumento di sé stesso, e quindi portatore di valori storico-culturali slegati dall’uso che se ne fa, e chi ha reputato irrinunciabile quell’utilitas vitruviana che distingue l’architettura da altre forme artistiche e rende la pura contemplazione del monumento un atteggiamento insensato e insostenibile.
Il progetto nasce da un concorso internazionale in due fasi bandito dal Comune di Ferrara che lo studio romano Labics, in collaborazione con 3TI Progetti, si è aggiudicato affermandosi su più di 70 proposte. Il caso mediatico scoppiato alla vigilia delle elezioni comunali del 2019 ha portato a un’interruzione dei lavori da parte del ministero dei Beni Culturali, conclusi solo dopo un aggiustamento in corso d’opera indotto dalle sopraggiunte esigenze della committenza.
In seguito agli interventi di restauro e consolidamento preliminari, il progetto si articola in tre punti principali, nati da una lettura attenta e critica dei documenti storici, che hanno permesso di ricostruire la vita del Palazzo attraverso le sue principali mutazioni. Il primo interessa le sale espositive delle ali Rossetti e Tisi e consiste nell’introdurre superfici altamente tecnologiche che nascondono l’apparato impiantistico, nel realizzare nuove pavimentazioni in terrazzo alla veneziana e nell’inserire nuovi portali in ottone brunito.
Il secondo riconfigura gli spazi precedentemente occupati dal Museo del Risorgimento, inserendo funzioni di supporto alle esposizioni, tra cui caffetteria, libreria, sala didattica e spazio polifunzionale. I minuti cortili interni sono stati rinnovati e integrati nel percorso museale come stanze all’aperto, valorizzando la successione di pieni e vuoti, spazi interni e spazi esterni confinati che caratterizzano l’edificio.
Il terzo punto ha interessato il coinvolgimento dello spazio aperto del cortile principale nel percorso espositivo e la continuità dei percorsi sia all’interno sia all’esterno, rendendo necessario realizzare un collegamento agevole tra le due ali del palazzo con una valenza paesaggistica rispetto al giardino adiacente.
La passerella concepita da Labics è un oggetto neutro, dal disegno essenziale, reversibile e funzionale, che non entra in competizione con il palazzo, ma ne riqualifica una parte fino a poco tempo fa degradata. La sua forma segue le geometrie principali del brolo e si protende nel giardino in armonia con il progetto paesaggistico di Stefano Olivari. La struttura, in parte vetrata, è realizzata in legno bruciato, secondo la tecnica giapponese per assicurare che il colore si alteri in modo omogeneo nel tempo sia nelle parti interne sia esterne.
Per Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, i fondatori di Labics, Palazzo dei Diamanti è «un meraviglioso palinsesto, fatto di ripensamenti, aggiunte successive e parti mai completate che oggi emergono con chiarezza». Nel concertare una serie di interventi puntuali all’interno del complesso monumentale, il progetto esprime una posizione chiara rispetto al rapporto tra patrimonio storico-artistico e architettura contemporanea, dove quest’ultima si configura come strumento di valorizzazione rispetto all’esigenza del presente e alla possibilità di continuare a produrre e veicolare cultura in futuro.
di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 27)
LA SCHEDA
Progetto: Ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo dei Diamanti
Committente: Comune di Ferrara
Rup: Arch. Natascia Frasson
Progetto architettonico e direzione lavori: Labics (Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori)
Strutture e impianti: 3TI progetti italia
Opere di restauro: Elisabetta Fabbri
Allestimento: Giovanni de Vito
Paesaggio: Stefano Olivari
Luce del giardino: Massimiliano Baldieri
Imprese e fornitori: Buozzi, iMartini, Visual, Techologica, Mornico legnami, Arcadia
Foto: © Marco Cappelletti, courtesy Labics