SuperSpatial è il nome dello studio di architettura fondato nel 2017 da Antonio La Marca, Andrea Govi (entrambi classe 1992) e Matteo Gullo (classe 1993). I tre architetti, laureati al Politecnico di Milano, nonostante la giovane età vantano già parecchia perizia nel settore, con alle spalle un’esperienza come progettisti nello studio di Oma a Rotterdam, oltre a premi e menzioni in concorsi internazionali.
Nel 2018 allo Studio è stata commissionata da Officine Gullo la progettazione di uno showroom di cucine in metallo a Firenze, all’interno di una ex cappella nel complesso di Ognissanti. Nonostante la parte centrale del complesso (chiesa e cimitero), contenga pregevoli dipinti di vari maestri del Rinascimento e abbia mantenuto la sua funzione religiosa, la parte interessata dal progetto è stata da tempo sconsacrata e alterata da precedenti interventi a scopi commerciali. Lo spazio all’interno della cappella, infatti, durante il secolo scorso è stato più volte riadattato come cappella funeraria, fino a cinema e night club e, di recente, un negozio di abbigliamento. Nel corso di queste alterazioni l’area in origine destinata all’altare è stata completamente nascosta, così come la maggior parte della superficie muraria e delle chiusure orizzontali.
Attraverso il nuovo progetto, SuperStudio ha deciso di ridare dignità all’edificio, riportando alla luce i layers storici da tempo nascosti dagli strati più recenti, mantenendo tuttavia tracce di tutti gli interventi attuati in passato. Il progetto non è partito da un’idea definita, ma è il risultato di un pensiero continuamente modificato e integrato a seguito dei sopralluoghi in cantiere, dovendo interfacciarsi con la continua riscoperta di elementi murari ormai dimenticati. Il lavoro dimostra così la flessibilità degli architetti e la capacità di saper adattare il progetto in corso d’opera.
L’elemento principale è la struttura a pianta triangolare, inserita negli anni Ottanta e ora organizzata su due piani, svestita da ciò che è superfluo per essere ripensata come un monolite all’interno della cappella, intenzionalmente diverso rispetto allo spazio restante.
Il piano terra di questa struttura è concepito come un’area totalmente flessibile, adatta a ospitare eventi, mostre, esperienze di realtà virtuale e proiezioni cinematografiche. Per garantirne la massima flessibilità, la struttura è resa accessibile da più punti, attraverso percorsi studiati per arricchire l’esperienza del visitatore.
Il piano superiore è invece concepito come area per tasting esperienziale ed è accessibile attraverso una scala il cui posizionamento gioca un ruolo fondamentale, ricalcando le vie di passaggio presenti nell’impianto originale della cappella e da tempo cancellate.
L’idea progettuale è non rivelare nulla del piano superiore, che rimane completamente nascosto fino a quando non vi si accede. Si ha così una transizione improvvisa da uno spazio all’altro. E tale scelta permette ai visitatori di scoprire quindi, una volta saliti, un ambiente inaspettato, rendendo l’esperienza inconsueta e interessante.
Tutte le nuove funzioni inserite sono frutto di una attenta riflessione volta a comprendere come aggiungere valore allo spazio preesistente. È così rivisitato il concetto di showroom: si passa dall’idea classica del mostrare il maggior numero possibile di prodotti a quella di stupire il pubblico, dando importanza centrale all’esperienza piuttosto che al contenuto. La parte di esposizione, infatti, con modeste dimensioni, riesce a entrare in armonia con le preesistenze, così da fondere l’eleganza del contemporaneo con la bellezza delle forme del passato.
Al pari delle aggiunte funzionali, anche i materiali sono stati scelti con grande attenzione per il dettaglio. La zona multifunzionale è sviluppata con un chiaro taglio contemporaneo. Al contempo, gli strati più recenti delle pareti, come anche le piastrelle, sono rimossi per rivelare il passato dell’edificio. Il controsoffitto in cartongesso è stato sostituito da una tensostruttura a rete, che permette un’ampia flessibilità del sistema di illuminazione, dato che le luci possono essere puntate in modi diversi, per ricreare l’ambiente più adatto a seconda delle necessità.
di Andrea Muzio (da YouBuild 17)