Un buon progetto nasce sicuramente da un’efficace pianificazione, ma a volte il destino sorprende con opportunità inaspettate. E così il primo progetto, quello che si ricorderà con un filo di emozione, può giungere da una realtà tanto lontana quanto bisognosa della necessità di cominciare a mettersi in gioco. Questo è l’esordio di Aut Aut Architettura, giovane e pluripremiato studio romano, che ha interpretato e tradotto il significato di architettura sociale solidale in un edificio educativo per ospitare bambini disagiati a Nosy Be, in Madagascar.
Committente illuminato è Giovanna per il Madagascar- Onlus, un’organizzazione no-profit amministrata con caparbietà e capacità da Isa Monti Saracino che, da vent’anni, assiste i bambini affetti da patologie invalidanti dell’isola malgascia. Nel 2016, sostenuta economicamente anche dal Rotary Club, ha deciso di donare una scuola, con relativi alloggi, destinando gli spazi a bambini orfani o impossibilitati di essere curati dalla famiglia. L’edificio sarebbe sorto in un contesto educativo già esistente, gestito dalle suore benedettine, e inserito nella prima periferia nord di Hell Ville, il capoluogo del distretto.
Senza la possibilità di sapere chi ha scelto chi, la volontà si è presto concretizzata nel progetto di Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar e Damiano Ranaldi, i soci fondatori di Aut Aut Architettura. Sì, presto, perché (lo hanno ripetuto più volte a YouBuild i progettisti) i languidi ritmi dell’isola, così lontani dalla frenesia lavorativa occidentale, sono sempre stati in evidente contrasto con la capacità operativa e decisionale degli stake-holder locali e con la velocità della procedura autorizzativa.
Dall’embrione del progetto (marzo 2017) all’inaugurazione dell’edificio (agosto 2019) sono trascorsi solo due anni che, per un lavoro gestito a 12 mila chilometri di distanza, sono davvero pochi. Suggestionati anche dall’architettura di Diébédò Francis Kéré, essenziale ma allo stesso tempo emblematica, ispirati dal contesto e dalla tradizione costruttiva malgascia, i progettisti hanno dato corpo ad un edificio che fa della semplicità formale e dell’efficienza strutturale il suo tratto distintivo.
Scuola e alloggi hanno un’estensione di circa 600 metri quadrati, tra spazi interni e aree esterne coperte e possono ospitare fino a 18 tra bambine e bambini. Il progetto è nato con la finalità di completare il disegno di un sistema a corte aperta di un’altra scuola esistente, insistendo su di un lotto già edificato e dotato dei minimi requisiti di approvvigionamento idrico ed elettrico. L’impianto è composto da un corpo principale che ospita due piccoli dormitori con relativi servizi igienici, alloggi per i docenti, la direzione e una piccola cucina. Nei due avancorpi laterali, che delimitano visivamente e funzionalmente uno spazio centrale coperto, sono state ubicate l’aula per la didattica e uno spazio multifunzionale/biblioteca.
La piazza colonnata coperta rappresenta il vero cuore pulsante della scuola e le foto periodicamente inviate dagli operatori ai progettisti testimoniano quanto sia pienamente vissuta. Le scelte costruttive sono ispirate dai principi della bioclimatica e dalle architetture locali. In solaio a terra è rialzato di circa 80 centimetri per favorire il ricircolo d’aria e, soprattutto, per proteggere gli ambienti da possibili allagamenti dovuti alle piogge tropicali.
La partizione verticale, detta demidur, è costituita da setti in blocchi di calcestruzzo intonacati e colonne circolari in cemento armato gettate in opera. Le bucature, prive di infissi come vuole la tradizione locale, sono filtrate da vetro-mattone, nella parte dei servizi e nelle parti ove si svolgono le attività, da nakò, griglie frangisole in legno tipiche di questa fascia tropicale dell’Africa.
La scatola architettonica ripara così dalla pioggia e dalla luce, ma è traforata per lasciare respirare l’interno. Infine, la doppia copertura in muratura e lamiera grecata (di complicato reperimento) permette di schermare i locali dall’irraggiamento diretto, garantire la massima ventilazione al di sotto della lamiera impermeabile e proteggere l’edificio dalle piogge.
Il fatto che l’assenza di standard e limiti costruttivi sia stato uno sprone anziché un limite si evince, per esempio, proprio dalla realizzazione delle travi reticolari che sostengono il manto metallico di copertura. Gli elementi strutturali sono costituiti da una sorta di legno lamellare fai-da-te, la cui realizzazione è stata affidata ad abili artigiani locali che hanno assemblato, a piè d’opera mediante chiodatura, piccole assi di legno di mangrovia sotto la supervisione a distanza dei progettisti. La stessa essenza è stata impiegata per tutti gli arredi ed i nakò, conferendo calore alla struttura solo apparentemente rigida e minimale.
È proprio la dialettica tra la rigidità del volume e la flessibilità funzionale dell’agorà colonnata coperta, così variamente vissuta, ed anche illuminata, che trasforma, di volta in volta, lo spazio rendendolo allegramente suggestivo per i bambini che ospita. L’entusiasmo di questa fortunata esperienza sta continuando. Isa Monti, sempre con i giovani progettisti, sta raccogliendo i fondi per realizzare un ulteriore ampliamento del plesso. E, così, la stessa allegria regalata nella loro prima opera realizzata, potrà accompagnare altri progetti di Aut Aut Architettura.
di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 25)
LA SCHEDA
Cliente: Giovanna per il Madagascar Onlus
Progetto: Aut Aut Architettura (Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar, Damiano Ranaldi)
Strutture: Aut Aut Architettura
Impianti: Aut Aut Architettura
Impresa: MANIA Construction
Superfici: 350mq (spazi interni) – 600 mq (totale della superficie coperta)
Realizzazione: 2017 – in corso (inaugurazione del primo plesso: agosto 2019)
Premi: “Giovane Talento dell’Architettura- CNAPPC 2020”
Fotografie: courtesy Giovanna per il Madagascar – Onlus
Info: www.autautarchitettura.it