In questi ultimi 15 anni Milano ha cambiato volto divenendo, ancora di più, una metropoli europea. La spinta verticalista è esplosa ma, a ben vedere, questa tendenza già faceva parte del suo Dna. Basti pensare che il primo vero grattacielo italiano è stato costruito in pieno centro storico, precisamente in piazza San Babila, nel 1937, a firma dell’architetto Alessandro Rimini, che ha poi subito una ignobile radiazione dall’albo professionale in quanto «di razza ebraica». Milano però riesce ancora a sorprendere e regala tra il magma del costruito contemporaneo, un po’ omologato alla moda del momento e talvolta dagli esiti formali stucchevoli, dei recinti di accogliente e serena normalità. Riesce a dare spazio ad architetture su scala umana, che riappacificano con i ritmi sincopati di una città forzatamente accelerata, che tende a lasciare indietro i soggetti fragili, creando sempre nuovi ghetti e sacche di marginalità.
Il pregevole intervento nasce per rispondere alle esigenze di tre coppie di ultrasettantenni, accomunati dalla necessità di delineare un futuro sereno per i propri figli affetti da disagio cognitivo. Speranza Oltre Noi (il cui acronimo, Son, significa figlio in lingua inglese) è proprio questo: un progetto di autonomia e dignità che i fondatori di questa Onlus chiamano Abitare il futuro. L’incontro con B22, giovani progettisti milanesi, avviene grazie a don Virginio Colmegna, anima dell’Associazione Amici della Casa della Carità. Con il supporto di questa realtà consolidata e il coordinamento del Centro Ambrosiano di Solidarietà, si è raggiunta la massa critica sia sotto il profilo economico sia organizzativo per dare l’avvio a un processo che, iniziato nel 2016, è giunto a compimento solo nel 2022.
Viene scelto come luogo di progetto la Cascina San Carlo, costruita nel 1915 e situata al centro del quartiere di Crescenzago, che, simbolicamente, incarna i principi ispiratori di quest’azione. Un luogo nato per coltivare la terra diventerà un incubatore per fare germogliare l’autonomia e l’inclusione di tutti i soggetti fragili che vi graviteranno attorno. Nel suo lungo percorso, il progetto si arricchisce di ulteriori contenuti soprattutto grazie all’immediata sintonia con i progettisti. Stefano Tropea (fondatore di B22) con la collaborazione di Carlo Venegoni, all’epoca dell’incarico poco più che trentenni, si dimostrano molto partecipi e sensibili alle particolari esigenze dei loro committenti e comprendono subito che il complesso non deve sembrare una struttura sanitaria, ma una grande casa che garantisca privacy e sicurezza per l’utenza e che, contemporaneamente, sia aperta e ricettiva agli stimoli esterni.
Abitare il futuro da semplice complesso residenziale diventa quindi un laboratorio sociale e culturale in cui varie forme di abitazione si fondono con spazi relazionali e laboratoriali superando, in molti casi, i limiti di una normativa obsoleta e poco sensibile e precorrendo le tematiche che, finalmente, troveranno una forma organica nella legge sul Dopo di noi, approvata dalla Regione Lombardia nel 2021. L’intervento è consistito nel recupero di una cascina della quale è stato mantenuto il corpo principale, mentre sono stati sostituiti e riconfigurati gli annessi, tutti di modesta fattura e pessimo stato conservativo. Questa attività di riqualificazione si completa con il ripristino di un’area verde, extra comparto, data in concessione dal Comune di Milano.
Il lotto è popolato da quattro edifici isolati: nella fascia più esposta al traffico, lato sud del comparto, sono concentrate le destinazioni più pubbliche. In quella più interna, a diretto contatto con il parco recuperato, quelle residenziali. Entrando nel lotto dalla strada si incontrano in successione la vecchia cascina su tre livelli, che accoglie gli spazi amministrativo-gestionali e una piccola comunità alloggio con cinque posti letto, il nuovo padiglione con la sala multifunzionale e uno spazio laboratoriale per la produzione alimentare, due blocchi con i tre alloggi dei genitori anziani e, separati ma collegati, quelli dei figli oltre a una residenza cosiddetta di sollievo per soggiorni temporanei.
Il padiglione con la sala multifunzionale attira lo sguardo del visitatore grazie alla geometria della sua copertura che integra nel rivestimento metallico una grande lanterna. Nelle ore serali questo elemento diviene un simbolo che denota chiaramente la funzione aggregativa della composizione. Gli altri corpi di fabbrica vengono invece tenuti volutamente in sottotono volendo garantire un alto livello di protezione e riservatezza.
Tutti i corpi di fabbrica sono costruiti con una saggia commistione di tecniche tradizionali, a umido, e contemporanee, a secco. La struttura è un semplice telaio in calcestruzzo armato con impalcati in soletta piena in cemento armato. L’involucro presenta una stratigrafia che alterna elementi massivi e leggeri. Troviamo dall’esterno: un rivestimento in mattoni pieni faccia a vista, con cui sono realizzate anche delle gelosie che schermano le aperture, un’intercapedine ventilata, integrata da uno strato isolante polimerico, un tamponamento in laterizio porizzato completato, internamente, da una controparete in cartongesso in cui si trovano interposti dei pannelli in lana di roccia. Anche i solai, a terra e in copertura, sono ventilati e fortemente isolati. Questa alternanza di materiali, con densità e spessori diversificati, garantisce un ottimale sfasamento sia nel ciclo invernale che estivo ed un notevole confort acustico.
di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 28)
LA SCHEDA
Cliente: Son Onlus
Progetto: B22 (Arch. Stefano Tropea con Carlo Venegoni)
Strutture: Ing. Federico Mazzola
Impianti: ASC impianti
Geologia e ambiente: Geosat
Progetto agronomico: Giuseppe Ercoli
Info: www.b22.it