L’aspetto visuale è parte fondamentale della comunicazione del proprio lavoro. E non è vero che l’espressione grafica è un dono della natura: si può imparare. A partire dalla nostra area destra del cervello. «Nel disegno sono sempre stato una capra». Quanto spesso è capitato di sentir pronunciare una frase del genere, magari anche con un pizzico di orgoglio? Quel pizzico di orgoglio che, supportato dall’importanza riservata negli anni di scuola alla comunicazione verbale, sospetto sottintenda un «tanto me la cavo tranquillamente lo stesso: il disegno è cosa per gli artisti». E, invece, non è propriamente così. Infatti, ci concentreremo sull’importanza del disegno a mano libera per chi di mestiere fa progettazione architettonica.
Essere bravi a disegnare
Se l’essere bravi a disegnare sia un talento innato o qualcosa che si può apprendere con l’esercizio nel tempo è una domanda cui probabilmente sarà difficile dare una risposta. Un po’ come tutti, in illo tempore ho partecipato ai Giochi della gioventù, dimostrando doti molto scarse per la corsa sulle lunghe distanze e maggiore predisposizione per il salto in lungo e le gare di velocità. Se mi fossi applicato con metodo e tenacia, avrei potuto eccellere in quelle discipline? Forse qualche risultato nel mio piccolo avrei anche potuto raggiungerlo, qualche medaglia a livello regionale, forse qualcosina in più, ma ritrovarmi nella corsia a fianco di Carl Lewis alle Olimpiadi è un obiettivo che era destinato a rimanere nei miei sogni. D’altro canto, nemmeno il grande campione americano avrebbe raccolto tanti successi se non si fosse allenato duramente: «La potenza è nulla senza controllo» recitava la pubblicità di cui lui stesso era protagonista. In che misura conti il talento e quanto l’esercizio è molto variabile, così come lo è la qualità dei risultati ottenuti.
L’X-factor creativo del progettista
Fin da piccoli ci si può sentire più o meno a proprio agio con la matita in mano. Se il saper disegnare bene fosse una dote puramente innata, per chi non ha dimostrato di avere l’x-factor fin da subito, tanto varrebbe nemmeno applicarsi. Se per le eccellenze può anche essere così, tale argomentazione non deve risultare un ostacolo o una scusa per scoraggiare chi desideri o avverta la necessità di imparare e progredire nel disegno a mano libera. Certo, dovremmo anche accordarci su che cosa vuol dire saper disegnare e potremmo disquisirne a lungo. E potremmo anche arrivare alla domanda se saper disegnare bene a mano libera sia una qualità davvero indispensabile per un creativo. «Non so disegnare, non so dipingere e non so scolpire. Le mie cose non le tocco proprio», pare abbia detto Maurizio Cattelan. Che l’abilità manuale di realizzare l’opera non sia una dote indispensabile è fatto ormai accettato da tempo nell’arte contemporanea. Senza pretendere di volare tanto in alto e perderci in disquisizioni su pedagogia ed estetica, la domanda che ci poniamo noi è più semplice: può un progettista fare a meno di saper disegnare a mano libera? Di getto la risposta è: «Anche sì, un progettista può anche non essere particolarmente abile con la matita in mano». Ma non potrà fare a meno di disegnare! Perché il disegno, insieme alla rappresentazione con modelli tridimensionali (plastici), è il linguaggio mediante il quale un progettista si esprime, dà forma alla propria concezione e la comunica agli altri. Senza rappresentazione nemmeno il progetto esiste: il linguaggio principe della progettazione è il disegno.
Il progetto CAD
Troppo spesso capita che un progetto venga descritto a parole, in modo magari anche molto convincente, per poi lasciarci delusi quando lo vediamo realizzato. Senza che venga disegnata, è praticamente impossibile stabilire se una soluzione progettuale «funziona». Perciò, non occorre certo essere Leonardo da Vinci nel disegno, ma avere dimestichezza con il mezzo espressivo senz’altro sì. E, visto che non sempre avremo a disposizione un computer che ci aiuti nella progettazione (CAD sta per Computer aided design) sarà utile esercitarsi con matita o pennarello su carta. Chi è stato ritenuto portato per il disegno fin da piccolo, avrà ricavato piacere dalla sua pratica e probabilmente sarà stato indotto a disegnare spesso: praticare tanto è sicuramente un buon modo per tenersi in esercizio e acquisire confidenza con la modalità espressiva. Se si vuole diventare dei bravi cantanti, bisognerà prendere confidenza con le corde vocali e farle vibrare. Persino per un’attività spontanea come correre, per farlo bene è fondamentale andarci spesso. Non si può fare diversamente: è inevitabile, bisogna sperimentare. Poi, ci sono gli insegnamenti, quelli che aiutano a prendere consapevolezza di quello che si sta facendo: ci sono quegli input che consentono di fare il salto di qualità e migliorare. E ogni disciplina ha i propri.
Imparare a disegnare per una progettazione migliore
Anni fa mi sono imbattuto nel libro Disegnare con la parte destra del cervello, scritto da Betty Edwards nel 1979, poi aggiornato in successive edizioni. Sostiene che tutti possano imparare a disegnare, nel momento in cui comincino a vedere la realtà secondo la modalità visiva, globale propria dell’artista (che fa riferimento all’emisfero destro del cervello, diversamente da quella verbale, analitica, governata dal sinistro). Sulla scorta di questo assunto, il testo propone una serie di esercizi volti a modificare il modo di guardare il mondo quando si disegna: gli spunti sono tanti e vale la pena provare. Trovo interessante il percorso che si propone il superamento degli stereotipi che avremmo in testa. In questo percorso, si avvertirà a un certo punto l’esigenza di trovare il giusto tono, il linguaggio più adatto per dare forma a quello che abbiamo in mente. Poter attingere a un vasto bagaglio nel campo della cultura visiva sarà di tutto vantaggio: copiare dai maestri, disegnare «alla maniera di», può essere un valido modo di appropriarsi delle loro capacità espressive. Se da una parte occorre imparare a vedere in modo differente, dall’altra sarà utile prendere confidenza con la manualità e con i mezzi. Tornando a Carl Lewis, è chiaro che non fossero le scarpette leggere chiodate da atletica a farne il figlio del vento, ma con degli stivaloni ai piedi dubito che nel 1991 avrebbe stabilito il record del mondo dei 100 metri piani. Anche gli strumenti hanno la loro importanza ed è utile sapere che cosa è più adatto. Scopriremo facendo scorrere la matita sulla carta la differenza fra una morbidissima burrosa 9B ed una 7H, che premuta sul foglio, più che lasciare un segno nero lo incide. Si imparerà a riconoscere le virtù della gamma di pennarelli fini neri in funzione dello spessore della punta e le diverse campiture di colore ottenibili coi pastelli colorati e con un pennello ad acquerello, e quante siano le varianti a seconda del tipo di carta scelta. Non a tutti i costi occorrerà acquistare prodotti costosi, per alcuni scopi andranno benissimo anche dei semplici pennarelli per bambini da pochi euro al supermercato. Tutti benefici a vantaggio della progettazione.
Le esigenze del progettista
Chi disegna progettando ha esigenze in parte diverse da quelli per cui la rappresentazione è una modalità espressiva fine a se stessa. Un buon progettista non dev’essere necessariamente un «bravo disegnatore» (e chi fa dei bei disegni, ma progetti mediocri diciamo che fa dell’accademia), ma dal disegnare un progettista non può astenersi. Non può farne a meno perché solo così si verificano le relazioni fra gli elementi che definiscono uno spazio o un volume. Per chi progetta le proporzioni sono essenziali: il disegno dovrà avere una relazione di scala con la realtà, sia che si tratti della più banale pianta, sia che si tratti di una rappresentazione tridimensionale complessa. Le modalità sono quelle note che fanno riferimento alla geometria descrittiva: descrivere forme complesse attraverso la combinazione di forme geometriche elementari è uno degli esercizi più utili e se è fatto a mano libera, ci aiuterà a prendere sempre più confidenza allo stesso tempo sia con il linguaggio della rappresentazione visiva che con le relazioni fra spazi e volumi stessi, con l’essenza della progettazione.
(Rodolfo Zancan)
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