«Architecture for the People», in mostra il premio Pritzker 2018

La prima retrospettiva internazionale al di fuori dell’Asia sul premio Pritzker 2018 si chiama Balkrishna Doshi: Architecture for the People e mette in mostra dal 30 marzo all’8 settembre 2019 al Vitra Design Museum i 60 anni di lavoro del primo architetto indiano a ricevere il prestigioso riconoscimento. Nella sua carriera Doshi ha realizzato una vasta gamma di progetti in cui è riuscito ad adattare i principi dell’architettura moderna alla cultura, alle tradizioni e all’ambiente naturale indiano. La mostra presenterà i lavori più significativi realizzati tra il 1958 e il 2014, che spaziano di scala dai piani urbanistici di intere città a campus accademici, istituzioni culturali e uffici amministrativi pubblici, fino alle residenze private e all’interior design.

 

CEPT pritzker 2018
CEPT draft sketch

 

Tra questi lavori ci sono edifici pionieristici come l’Indian Institute of Management (1977-92), il suo studio di architettura di Sanghi Sangath (1980) e il famoso progetto di alloggi a basso costo Aranya (1989). La mostra comprenderà numerose opere originali come disegni, modelli e opere d’arte provenienti dall’archivio e dallo studio di Doshi, ma anche fotografie, filmati e diverse installazioni a scala naturale. Un’ampia cronologia offrirà una panoramica della carriera dell’architetto dal 1947 fino a oggi, a testimonianza delle sue strette relazioni con altri influenti architetti e leader del pensiero, come Le Corbusier e Christopher Alexander.

 

Vocabolario architettonico

Balkrishna Doshi: Architecture for the People illustrerà il lavoro di Doshi al grande pubblico, mostrando come l’architetto sia riuscito a ridefinire l’architettura moderna indiana, capace oggi di plasmare nuove generazioni di architetti. La retrospettiva non offre solo una panoramica del suo lavoro come progettista, ma riflette anche sui suoi ideali basilari e sul contesto sociale: la filosofia umanista di Doshi deriva infatti dalle sue radici indiane, dalla sua educazione occidentale e dal contesto in rapida evoluzione della società indiana fin dai primi anni ’50.

 

Sangath studio pritzker 2018
Sangath miniature painting

 

Il suo vocabolario architettonico, sia poetico che funzionale, è stato fortemente influenzato da ciò che ha appreso da Le Corbusier, con il quale ha collaborato alla progettazione della città indiana di Chandigarh e non solo, e dalle sue esperienze con Louis Kahn, con cui ha lavorato all’Institute of Management. Superando questi primi modelli, Doshi ha sviluppato un approccio che oscilla tra industrialismo e primitivismo, tra architettura moderna e forma tradizionale: la sua pratica si basa su idee di sostenibilità e mira a radicare l’architettura in un contesto più ampio di cultura e ambiente, nonché credenze sociali, etiche e religiose.

 

Edifici accademici

La retrospettiva segue quattro temi principali, iniziando da uno sguardo agli edifici accademici. Un progetto chiave è il campus del Centre for Environmental Planning and Technology (CEPT) ad Ahmedabad, dove l’architetto ha realizzato alcuni delle sue realizzazioni più significative per un periodo di 40 anni. Fu nel 1962 che Doshi fondò la School of Architecture, poi diventata CEPT, un’istituzione fondata sulla convinzione che l’educazione sia alimentata da interazioni interdisciplinari. E per favorire lo scambio e il dialogo tra studenti e docenti, Doshi progettò l’edificio come uno spazio libero senza compartimentazione o segregazione. Sia attraverso i suoi edifici che i suoi insegnamenti, le istituzioni accademiche in India hanno cambiato il volto dell’educazione architettonica.

 

 

Mentre la School of Architecture si innalza sopra una vecchia fornace di mattoni che ha fortemente influenzato il suo piano e il suo layout, la galleria d’arte Amdavad Ni Gufa (1994) nello stesso campus è semi sepolta nel terreno (“gufa” in lingua Gujarati significa “cava”) per risolvere problemi derivanti dal clima locale. Se la struttura fatta di tumuli di diverse dimensioni integrati nel paesaggio si basa sulla progettazione assistita da computer, la costruzione è stata però portata a termine da lavoratori non specializzati, utilizzando prodotti di scarto e semplici utensili manuali.

 

 

Case indiane

La seconda sezione della mostra si concentra sulla casa e sull’identità ed esamina la potenza dell’architettura per realizzare il cambiamento sociale. Ispirato da Mahatma Gandhi, Doshi ha sviluppato nuovi approcci agli alloggi sociali e sperimentali basati sulla partecipazione e sulla possibilità di adattarsi alle mutevoli esigenze e richieste degli utenti, come dimostrato da esempi eccezionali come lo sviluppo abitativo per la Life Insurance Corporation (LIC), conosciuto localmente come Bima Nagar, ad Ahmedabad (1973) e Aranya Low Cost Housing per l’Indore Development Authority (1989).

 

 

Aranya è stato costruito come un progetto modello e oggi ospita oltre 80.000 persone. Un sistema modulare consente agli abitanti di personalizzare le loro case e adattarle alle loro esigenze, alle preferenze personali e alle possibilità economiche. Il progetto si basava su un approccio “siti e servizi”, in cui venivano forniti servizi di elettricità, acqua e fognature, ma le case erano costruite col minimo necessario come un nucleo di servizi che ogni famiglia poteva estendere. Un esempio per la pianificazione residenziale di Doshi su scala più piccola è invece la casa dell’architetto stesso, chiamata Kamala House (1963): un edificio generoso ma economico con una pianta a forma di croce che massimizza l’illuminazione in tutti gli spazi, mentre i muri di mattoni coibentati intrappolano e minimizzano il calore estivo.

 

 

Dagli uffici alle città

La terza sezione ruota intorno alle numerose istituzioni a cui Doshi ha rivolto il suo lavoro negli ultimi 60 anni. Un esempio importante per questo è l’Indian Institute of Management (IIM) di Bangalore (1977-1992). Il grande campus di questa istituzione è stato costruito in un periodo di 20 anni attraverso un processo che ha comportato numerose aggiunte e modifiche: i suoi cortili sono progettati come grandi giardini, i suoi corridoi sono percepiti come nodi interattivi di comunicazione spontanea, ed entrambi sono estensione dello spazio di apprendimento. Pergolati e tagli prospettici interni a corridoi contornati di verde trasformano lo spazio attraverso la luce che ricevono durante il giorno. Con la sua affascinante concezione architettonica, l’Indian Institute of Management è diventato un importante modello che ha contribuito all’emergere dell’India come potenza economica negli ultimi decenni.

 

 

Un’altra pietra miliare nell’architettura istituzionale di Balkrishna Doshi è il suo studio Sangath ad Ahmedabad (1980), dove i ricordi della sua casa d’infanzia si fondono con il famoso appartamento-studio di Le Corbusier a Parigi. “Sangath” significa “muoversi insieme” in Gujarati, e oggi tre generazioni della famiglia di Doshi lavorano qui fianco a fianco. Circondato dai nuovi grattacieli di Ahmedabad e dalla linea della metropolitana sopraelevata, Sangath si erge come un’oasi nella vivace città, e si trasforma durante la notte: lo spazio dello studio può essere infatti convertito in una sala da concerto o in una sala conferenze.

 

 

La sezione finale è dedicata ai grandi progetti urbanistici, in mostra con il masterplan e le linee guida del design urbano per Vidhyadhar Nagar (1984), uno sviluppo residenziale per 150.000 abitazioni situate nella periferia di Jaipur, nel Rajasthan, nel nord dell’India. Concepito come una città attenta all’energia su un sito di 350 ettari, il piano è ispirato alla vecchia città murata di Jaipur ed è stato pensato per soddisfare le esigenze di un massimo di 400.000 abitanti, fondendo antichi principi urbanistici con esigenze contemporanee. I servizi sociali come scuole, centri sanitari e parchi giochi sono pianificati lungo lo spazio aperto lineare che forma la colonna centrale delle attività, mentre elementi costruttivi come pietra naturale, sbalzi e balconi ricreano l’esperienza visiva dell’architettura tradizionale locale.

La mostra Balkrishna Doshi: Architecture for the People sul Premio Pritzker 2018 verrà inaugurata presso il Vitra Design Museum il prossimo 30 marzo e durerà fino all’8 settembre 2019.

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