Piane o inclinate le coperture proteggono l’edificio e vanno protette

Coprire significa proteggere, porre qualcosa al di sopra di un oggetto o di una persona per evitare che un agente esterno possa danneggiarla o alterarne le condizioni originarie. Nel caso di una persona la finalità principale può essere di preservarne l’incolumità o lo stato di salute.

Nel caso di un oggetto, conservarne l’integrità e le caratteristiche funzionali ed estetiche nel tempo. Le coperture degli edifici fanno proprio questo: ne costituiscono il coronamento superiore e hanno la funzione di proteggerli dagli agenti atmosferici, in modo tale che sia gli ambienti abitati sottostanti sia la restante parte di involucro esterno (facciate) non sia soggetta a un rapido decadimento dei propri livelli prestazionali.

Sono pertanto il cappello di un edificio, come comunemente nell’immaginario collettivo un tetto viene immaginato.

Le coperture sono sostanzialmente dei solai, degli elementi strutturali (piani o inclinati) il cui estradosso (definito manto di copertura) è direttamente esposto all’azione di pioggia, neve e vento. Rappresentano cioè uno dei pochi casi in cui la struttura portante di un edificio coincide anche con l’involucro esterno.

Va da sé che il primo requisito che si richiede normalmente ad un elemento di questo genere è l’impermeabilità. La protezione dall’acqua, lo abbiamo già visto nel primo appuntamento di questa rubrica, è uno degli elementi critici quando si affronta il tema del degrado di un edificio e l’elemento costruttivo maggiormente esposto in tal senso è proprio la copertura.

Nella  progettazione e realizzazione di un tetto, quindi, il primo fattore da considerare è il suo comportamento in presenza di piogge o, in casi  particolari, di nevicate e quindi in generale la sua capacità di ricevere e far defluire in maniera adeguata le acque piovane fino al piede dell’edificio.

Questo fattore è divenuto ancor più delicato in tempi recenti a causa del mutamento sostanziale delle modalità in cui le precipitazioni atmosferiche si presentano: con importanti quantità di acqua distribuite in lassi di tempo ridotti, si è resa necessaria una rinnovata riflessione sul dimensionamento dei punti di raccolta e deflusso.

L’impermeabilità ci porta immediatamente ad una prima classificazione tipologica, la differenziazione tra:

  • Coperture continue, cioè quelle in cui il manto di copertura è costituito da elementi di grandi dimensioni tra di loro sovrapposti in modo tale che l’insieme appaia come un unico oggetto ed il piano di scorrimento dell’acqua avvenga su un piano uniforme
  • Coperture discontinue, cioè quelle in cui il manto di copertura è costituito da elementi di piccole dimensioni tra di loro sovrapposti, che generano un piano di scorrimento dell’acqua non uniforme.

La seconda classificazione tipologica è quella che suddivide il mondo dei tetti in:

  • Coperture piane
  • Coperture inclinate (o a falde)

Nessuna copertura può intendersi completamente piana, in quanto il compito di raccogliere e far defluire le acque piovane è proprio di ogni tetto e ciò può avvenire unicamente tramite la creazione di adeguate pendenze nel piano di scorrimento superficiale.

Ciò che distingue una copertura piana da una inclinata è il grado di inclinazione della stessa: per pendenze comprese tra il 2% (cioè la minima per garantire un deflusso dell’acqua verso i punti di scarico) ed il 5% un tetto è definito come sostanzialmente piano. In presenza di pendenze superiori al 5% siamo di fronte ad un tetto definito inclinato (o a falde).

Coperture schema delle diverse possibili pendenze
Coperture | Diverse possibili pendenze

La pendenza di una copertura influisce anche in maniera diretta sulle caratteristiche del manto di copertura: al di sotto del 12-15% è fortemente sconsigliato realizzare dei manti discontinui, in quanto la velocità di deflusso dell’acqua si riduce al punto da consentire alla stessa di infiltrarsi tra i punti di sovrapposizione dei singoli elementi.

Tetti piani

I tetti piani o comunque con scarsa inclinazione, quindi, sono tendenzialmente caratterizzati da manti continui. In questo caso il requisito di impermeabilità viene garantito dall’applicazione di guaine bituminose applicate a caldo o di teli in pvc termosaldati che spesso possono costituire anche l’elemento di finitura del tetto stesso.

Nel caso delle bituminose, se non è prevista l’installazione di alcun rivestimento protettivo è buona norma ricorrere a guaine con finitura ardesiata la cui superficie esterna è rivestita appunto da scaglie di ardesia che ne aumentano la resistenza nel tempo ai fenomeni di dilatazione termica.

Sia le guaine che i teli devono essere applicati in doppio strato con posa ortogonale e sfalsata, riservando specifica attenzione alla saldatura dei sormonti ed agli opportuni risvolti sui muri perimetrali: questi ultimi, garanzia della creazione di una efficiente vasca di raccolta delle acque, devono essere adeguatamente protetti mediante l’applicazione di un elemento di lattoneria chiamato banda del sole.

Coperture schema di posizionamento della banda del sole
Coperture | Posizionamento della banda del sole

Laddove all’impermeabilità si aggiunga anche il requisito della pedonabilità (o talvolta addirittura carrabilità) di una copertura, ciò su cui è necessario agire è sostanzialmente la resistenza meccanica del manto superficiale. Parlando nella maggior parte dei casi di coperture piane, si tratta cioè di applicare un rivestimento più meno resistente sullo strato impermeabile.

Questo scopo può essere raggiunto in due modi:

  • Stesura di uno strato drenante, generalmente composto da un elemento di separazione (tessuto non tessuto) e da materiale sciolto (ghiaietto nello spessore di 5-10 cm). In questo caso il piano di scorrimento dell’acqua rimane sempre lo strato impermeabile, che risulta essere però adeguatamente protetto al calpestio
  • Stesura di un massetto cementizio di protezione. A differenza del massetto pendenze, questo sarà realizzato in piano, previo opportuno strato di separazione (tessuto non tessuto o telo in politene), con uno spessore nell’ordine dei 5-8 cm e con la creazione di opportuni giunti di dilatazione in funzione della estensione delle superfici in gioco. Tale massetto, che rappresenta il nuovo piano di scorrimento delle acque piovane, può rappresentare esso stesso la finitura del nostro tetto, oppure può essere predisposto per ospitare una pavimentazione, incollata o flottante.

Tetti inclinati

Nel caso di coperture inclinate (cioè con pendenze >5%), il manto di finitura può essere continuo o discontinuo. Come già accennato, l’elemento discriminante che impone la scelta di un sistema costruttivo rispetto all’altro, al di là del fattore estetico, è la pendenza della copertura in oggetto.

Nel caso di manti discontinui, l’impermeabilità del manto dipende anche dalla velocità di scorrimento dell’acqua: qualora questa sia troppo lenta, essendo le sovrapposizioni tra i singoli elementi non ermeticamente sigillate, il rischio di infiltrazioni è concreto. Per questo per un manto discontinuo (es. tegole) sono sempre consigliate pendenze non inferiori al 15%.

Nelle coperture inclinate continue il manto può essere realizzato con:

  • Guaine bituminose, nelle stesse modalità dei tetti piani
  • Lamiere metalliche aggraffate (rame, alluminio preverniciato, zinco-titanio). Si tratta di materiali in rotolo che vengono sagomati e tagliati direttamente in opera, stesi lungo il senso della falda. La sovrapposizione tra le strisce di materiale avviene a secco, mediante piegatura (aggraffatura appunto). È una tecnica non economica che però ha il grande vantaggio di presentare una continuità materiale con gli elementi di Dettaglio 1 lattoneria (canali, scossaline, converse), fattore che rappresenta un notevole valore aggiunto in termini qualitativi, per ciò che riguarda il mantenimento del requisito di impermeabilità nel tempo.
Copèerture schema dei sistemi di protezione delle facciate
Copèerture | Sistemi di protezione delle facciate
  • Pannelli coibentati con finitura in lamiera. È una soluzione che unisce velocità di posa all’efficientamento termico dell’edificio oggetto d’intervento. Il concetto è lo stesso della lamiera aggraffata, mutuato però attraverso dei pannelli prefabbricati di larghezza standard (100-120 cm) e lunghezza variabile. La sovrapposizione tra gli stessi avviene sempre a secco, tramite apposite presagomature, mentre il materiale accoppiato utilizzato per la coibentazione è generalmente il poliuretano, in spessore variabili tra i 20 e i 200 mm.

Nelle coperture inclinate discontinue il manto può essere realizzato con:

  • Tegole: l’elemento più antico e più tradizionale nella realizzazione di un tetto. Materiale principe per le tegole è il laterizio (ma esistono anche varianti in cemento, più pesanti e più longeve) che conferisce il classico aspetto estetico del cotto tipico delle architetture mediterranee. Dal semplice coppo si passa alle tegole piane (tipo marsigliese o a embrice) fino ad arrivare a quelle più sagomate (es. tipo portoghese). Le tipologie presenti sul mercato sono molteplici, ma il meccanismo di posa è sempre lo stesso: una listellatura in legno ortogonale al senso di falda, posata secondo il passo della tegola, a cui la stessa si aggancia per semplice incastro e che permette ai vari elementi di sovrapporsi uno all’altro in maniera tale che si crei un piano di scorrimento uniforme per l’acqua piovana.
  • Scandole di pietra, cioè elementi piani simili a tegole ma in pietra naturale (soprattutto ardesia), particolarmente resistenti ai cicli di gelo e disgelo e per tal motivo utilizzate in ambiti montani
  • Esistono anche delle varianti di tegole (o scandole) in lamiera, laddove il principio costruttivo originario è reso ancor più efficiente e durevole dalle modalità di posa, che fanno assomigliare questo tipo di manti più a delle tipologie continue che discontinue. Le coperture inclinate tradizionali sono generalmente realizzate con degli sporti di gronda, degli aggetti perimetrali che hanno il compito di proteggere le facciate dell’edificio dai fenomeni di dilavamento.

Nel caso di coperture piane, questo aspetto è risolto (solo parzialmente) con elementi lattoneria quali scossaline (visibili nello schema di protezione delle facciate).

Impermeabilità

L’impermeabilità all’acqua non è però l’unico compito che una copertura è chiamata ad assolvere. In quanto facente parte dell’involucro dell’edificio, un tetto è anche una barriera tra ambiente interno ed ambiente esterno e quindi tra spazi caratterizzati da diversi gradi di umidità relativa.

Il corretto equilibrio termoigrometrico è condizione fondamentale per la creazione di un adeguato comfort abitativo interno. Allo stesso modo, un tetto è costantemente esposto all’irraggiamento solare: pertanto essenziale è che esso sia in grado di fornire un’adeguata protezione dal surriscaldamento termico. Questi obbiettivi si raggiungono intervenendo sostanzialmente su tre fattori:

  • La permeabilità al vapore: non è importante solo evitare il passaggio di acqua dall’esterno all’interno un edificio. È fondamentale anche permettere da dispersione del vapore acqueo che si crea all’interno di un ambiente abitato attraverso il pacchetto murario, prima che esso arrivi al punto di condensa. L’applicazione di un freno vapore così come di un telo impermeabile ma traspirante, pertanto, è essenziale all’interno di un pacchetto di copertura. L’esatto posizionamento di questi elementi è definito dalle verifiche termotecniche eseguite sull’edificio.
  • La coibentazione: l’isolamento termico è essenziale non solo nella stagione invernale ma anche durante i cicli estivi, soprattutto in copertura. È indispensabile che il prodotto scelto sia in grado non solo di evitare le dispersioni di calore dall’interno all’esterno, ma che sia anche capace di limitare la trasmissione, in estate, di calore dall’esterno verso gli ambienti abitati. Questa caratteristica è definita sfasamento termico ed è tipico di ogni materiale isolante. Tanto più questo lasso di tempo sarà lungo, avvicinandosi alle 10-12 ore, tanto più il comfort abitativo nei periodi più caldi dell’anno sarà elevato. La coibentazione avviene generalmente con il posizionamento di materiale isolante in pannelli rigidi (polistirene, poliuretano, sughero) o fibroso (lana di roccia, materassini termoriflettenti) all’estradosso della copertura.
  • La ventilazione: cioè la creazione di un’intercapedine di aria libera tra il manto di copertura e la sua sottostruttura. Tale fattore contribuisce in maniera molto efficace nell’abbassamento della temperatura superficiale del manto in stagione estiva e nell’abbassamento del grado di umidità superficiale dello stesso manto nella stagione invernale, con evidenti risvolti positivi sulla salubrità degli ambienti sottostanti. Il tetto ventilato è ormai una tecnica di impiego comune, ed è generalmente realizzato mediante la posa una listellatura in legno (spessore almeno 5 cm) parallela al senso di falda, sopra alla quale ne è posata un’altra ortogonale che funge da portategola o da punto di ancoraggio del manto continuo.

    Coperture schema di realizzazione di un tetto ventilato
    Coperture | Realizzazione di un tetto ventilato

Lattonerie

Altro aspetto determinante nella corretta progettazione di una copertura sono le lattonerie, in esse individuiamo in linea generale:

  • i canali di gronda, posizionati alle estremità della copertura. In aggetto nel caso di coperture inclinate o incassate nello spessore del massetto pendenze nel caso di coperture piane, raccolgono le acque dalle falde, convogliandole verso i punti di scarico (bocchettoni)
  • i pluviali o discendenti verticali, direttamente collegati ai canali mediante i bocchettoni di scarico, hanno il compito di portare al piede dell’edificio le acque meteoriche, da cui poi partono le fognature orizzontali interrate. Il loro dimensionamento è strettamente legato alla superficie di tetto relativa: con n.1 pluviale Diametro 100 mm, è possibile raccogliere il deflusso delle acque piovano di circa 80/100 mq di copertura le scossaline, cioè quegli elementi di unione tra i punti di discontinuità della copertura: gli incroci tra falde (compluvi o displuvi)
  • le copertine, cioè gli elementi di protezione a manufatti rettilinei, quali per esempio muretti di coronamento, parapetti in muratura

di Matteo CazzanigaCopertura a falde di un edificio agricolo

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