Il 2021 è stato un anno pieno di avvenimenti climatici. Soprattutto di eventi estremi. Nonostante le straordinarie nevicate di gennaio sulle Alpi orientali e a Madrid, l’inverno mediterraneo si dimostrato molto mite e i tepori eccessivi di febbraio e marzo hanno fatto anticipare di due settimane il germogliamento di viti e alberi da frutto, poi danneggiati dalla gelata dell’8 aprile su tutta l’Italia centro- settentrionale. Anche in Giappone i ciliegi non erano mai fioriti così presto: l’11 marzo a Hiroshima e il 16 a Kyoto. A fine giugno i 49,6 gradi registrati a Lytton, in Canada, hanno lasciato di stucco anche gli addetti ai lavori: un record di tutti i tempi alla latitudine di Bruxelles! E sempre parlando di temperature roventi, i 48,8 gradi registrati vicino a Siracusa l’11 agosto costituiscono il valore più elevato d’Italia e d’Europa.
La temperatura media italiana dell’intero 2021 si colloca tra i primi dieci casi più caldi degli ultimi due secoli. Gli incendi hanno costellato la California, la Siberia, la Turchia, la Grecia, il Sudafrica e anche la nostra Sardegna, frutto di boschi resi vulnerabili al fuoco dalla siccità e dai venti caldi. E il rovescio della medaglia sono state le alluvioni: impressionanti quelle di Germania e Belgio a metà luglio, con 220 vittime, ma pure quelle sul lago di Como il 27 luglio, che hanno allagato anche la villa di George Clooney a Laglio, e quelle di Catania a fine ottobre sotto il ciclone mediterraneo Apollo.
Il 24 giugno Hodonin (Repubblica Ceca) è stata devastata dalla più violenta tromba d’aria mai osservata nel Paese, con sei vittime e oltre 300 feriti, l’uragano Ida sugli Stati Uniti a fine agosto ha seminato danni dalla Louisiana fino a New York e la raffica di inusuali tornado invernali che ha colpito il Midwest il 10 dicembre ha fatto oltre 90 vittime. I ghiacciai del mondo hanno continuato a ritirarsi e il 14 agosto, per la prima volta, ha piovuto alla sommità della calotta glaciale della Groenlandia (3.216 metri, Summit Camp).
Un elenco incompleto che potrebbe continuare, e non fa altro che confermare quanto contenuto nella prima parte del Sesto Rapporto sul clima pubblicato il 9 agosto dall’Ipcc, l’organo delle Nazioni Unite preposto allo studio del riscaldamento globale, definito dal Segretario Generale Antonio Guterres «un codice rosso per l’umanità».
Con tutti questi segnali così espliciti ci sarebbe stato da aspettarsi che la Cop26 di Glasgow, la ventiseiesima conferenza sul clima delle Nazioni Unite tenutasi in novembre, avesse preso decisioni concrete e incisive per ridurre le emissioni globali. Invece no, ancora una volta molto bla-bla-bla, come è stato giustamente definito da Greta Thunberg, e pochi fatti, lenti e troppo spostati verso il futuro, impastoiati tra i divergenti interessi economici di 196 Paesi.
In questo quadro le emissioni hanno ripreso a crescere per effetto del rimbalzo dell’economia mondiale dopo i lockdown pandemici del 2020, e pur tra un gran parlare di transizione ecologica ed economia verde, di fatti concreti se ne vedono pochi. Nel senso che a fronte dell’aumento della diffusione delle energie rinnovabili, salgono purtroppo anche gli sprechi e i nuovi consumi, talora assolutamente superflui.
Il prioritario ruolo dell’edilizia sostenibile
È in questo panorama che il ruolo dell’edilizia sostenibile si mantiene prioritario: un settore dove i ritorni della riqualificazione energetica sono sempre garantiti, sia in termini monetari, visto anche l’aumento di prezzo delle risorse fossili, sia in termini ambientali e di comfort.
Dal punto di vista dell’edilizia i due capisaldi della sostenibilità sono l’isolamento termico, cappotti e serramenti, in grado di abbattere le esigenze energetiche di un fattore dieci rispetto a un edificio tradizionale, e l’energia solare. Pannelli fotovoltaici per l’elettricità e collettori termici per l’acqua calda sanitaria dovrebbero essere diffusi su qualsiasi tetto esposto al sole e, invece, stiamo ancora parlando di una minoranza di interventi rispetto all’enorme parco degli edifici italiani inefficienti.
Il Nobel per la fisica 2021 è stato assegnato ai due climatologi Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann per i modelli di simulazione climatica, e al nostro Giorgio Parisi che così si è espresso a proposito della transizione energetica italiana: «È chiaro che bisogna far ricorso a tante risorse. A cominciare dal risparmio. Le nostre case devono essere adattate a una maggiore efficienza energetica e nelle aziende è necessario introdurre processi industriali meno dispendiosi in termini di energia. Ho l’impressione che le cose non siano ben capite e ritenute necessarie. Non vedo la gente che installa pannelli solari sui tetti. A Roma se facciamo una ricognizione, sui tetti vediamo più piscine che celle solari. È evidente che le amministrazioni comunali dovrebbero predisporre regole e sollecitare i condomini per attuare degli interventi, magari offrendo assistenza ai progetti senza onere alcuno».
Gli ecobonus sono stati senza dubbio importanti per accelerare il processo di riqualificazione energetica dei nostri edifici, ma la confusione normativa, l’instabilità dei provvedimenti e l’eccesso di burocrazia non aiutano a rendere strutturale il cammino iniziato.
Energie rinnovabili: vantaggi e limiti
Il solare è senza dubbio la forma di energia rinnovabile più pratica da utilizzare e disponibile ovunque. Tra l’altro, per chi non ha un tetto a disposizione, sono oggi disponibili anche i pratici pannelli da balcone, che si appendono sulle ringhiere come vasi di fiori e possono integrare una parte delle necessità energetiche di un appartamento.
Più limitata la risorsa eolica, abbondante solo in alcune regioni costiere e collinari e comunque riservata ai grandi impianti con turbine montate su pali alti decine di metri. Il minieolico da installare sui tetti degli edifici si è dimostrato poco efficiente a causa delle turbolenze e degli attriti in prossimità del suolo e quindi è del tutto illusorio pensare di impiantarlo a uso domestico.
Un contributo importante da accoppiare alla produzione di energia fotovoltaica è l’apporto derivante da pompe di calore che attingono sia dall’aria, sia dall’acqua di falda e, dove le condizioni geologiche siano favorevoli, anche da fonte geotermica. Sembrerebbe, dunque, che con la sola fonte solare, installata su una porzione del territorio edificato italiano, si potrebbe raggiungere la decarbonizzazione e l’autosufficienza energetica, ma in realtà c’è ancora una componente importante che manca, ed è l’accumulo dell’energia.
Le fonti solare ed eolica sono, infatti, per loro natura intermittenti e alternano a periodi di esubero di produzione, come una soleggiata giornata estiva, altri di deficit, come una nuvolosa giornata invernale. La rete elettrica non può gestire tali fluttuazioni e per il momento deve mantenere una riserva di impianti a energia fossile per compensare queste variazioni. Solo l’idroelettrico può accumulare negli invasi sotto forma di acqua una certa quantità di energia da rilasciare in turbina quando è necessario, ma è una frazione limitata delle esigenze nazionali.
Quindi, al momento il punto debole è l’accumulo energetico su grande scala e su periodi stagionali. Forse l’idrogeno verde, ovvero prodotto da energie rinnovabili quando sono abbondanti e riconvertito in elettricità al bisogno, potrà rappresentare una soluzione, ma al momento presenta limiti tecnologici irrisolti, come l’esplosività e i bassi rendimenti di trasformazione.
In attesa di sviluppi tecnologici sul fronte dell’accumulo di energia a scala industriale, lavoriamo su quello domestico che si può già raggiungere con le batterie agli ioni di litio almeno sulla scala giornaliera/notturna. La recente legislazione sulle comunità energetiche rinnovabili (Cer) agevolerà la produzione e il consumo di energia rinnovabile a livello locale, facendo incontrare le esigenze del produttore e del consumatore. Ma è importante semplificare la burocrazia, che è un ostacolo più temibile di quelli tecnici.
Vivere in CasaClima
L’anno scorso avevo parlato della mia ristrutturazione con criteri di sostenibilità energetica e ambientale di una baita in alta valle di Susa. Il bilancio di quest’anno di utilizzo si riassume in una piena soddisfazione per l’isolamento termico delle pareti e dei serramenti, che ha richiesto per il riscaldamento invernale modeste quantità di energia ottenute tramite pompa di calore aria-aria alimentata prevalentemente da fotovoltaico e legna per stufe certificate quattro stelle a bassa fumosità.
Il nuovo impianto fotovoltaico da 6 kWp, esposto a sud-ovest, quindi non ottimale per via dell’orientamento del tetto, ha comunque prodotto circa 7000 kWh di elettricità, ampiamente sufficienti per tutti i consumi domestici.
Ovviamente, rimane il problema dello sfasamento stagionale: d’estate la produzione è in netto esubero rispetto alle esigenze, d’inverno, quando i pannelli sono pure coperti dalla neve, è troppo limitata e obbliga ad attingere dalla rete. Una batteria di accumulo agli ioni di litio da 4 kWh permette comunque di alimentare i consumi notturni e si ricarica il giorno successivo. Una parte della produzione di elettricità solare viene impiegata per la ricarica dell’auto elettrica, abbassando così anche le emissioni dei trasporti familiari.
L’acqua calda sanitaria, stoccata in un serbatoio da 500 litri, è stata totalmente ottenuta da due collettori solari termici da aprile a ottobre, e nei restanti mesi è stata integrata da una pompa di
calore e da una termostufa a legna.
Il riconoscimento per il lavoro scrupoloso compiuto da progettisti e artigiani è arrivato in settembre, con l’assegnazione a Bolzano del CasaClima Award 2021 per il miglior edificio ristrutturato e certificato.
di Luca Mercalli (da YouBuild n. 22)