Locanda Officina Monumentale: così è tornata a vivere l’ex Cascina Lupetta di Milano

Vista esterna del prospetto di ingresso. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Marco Manta

Dietro il Cimitero Monumentale di Milano il progetto Locanda Officina Monumentale (Lom) offre spazi di socialità e innovazione ridefinendo il rapporto tra un’area marginale abbandonata, ambiente e città. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Andrea Borri, contemporaneamente architetto e committente, con Michele Borri, Stefano Micelli e Alfredo Trotta, e riflette un’idea di sviluppo sostenibile della città espressa attraverso una strategia di riuso orientata alla circolarità e alla resilienza climatica, per la proposta di spazi dedicati al lavoro etico, alla cultura e alla comunità.

L’edificio, costruito intorno al 1850 a uso manifatturiero, era parte del complesso denominato Cascina Lupetta e si trova in una via chiusa tra cimitero e la cerchia ferroviaria, un’area prima abbandonata e in seguito occupata che grazie a questo progetto entra a far parte dello spazio vissuto della città.

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Vista notturna del prospetto su strada. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Marco Manta
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Prospetto Sud Ovest su strada. Courtesy of Andrea Borri Architetti, disegno di Andrea Borri Architetti

Tramite un mix funzionale, che comprende un acceleratore di imprese, spazi di lavoro artigianale, un dopolavoro con bar e ristorante, una foresteria, spazi dedicati alla formazione e un giardino attrezzato per eventi, Lom ridefinisce il proprio contesto formando un ambiente dinamico e attrattivo. La strategia di progetto si compone delle relazioni tra il fabbricato esistente, la materia con i propri segni del passato, e un linguaggio contemporaneo essenziale proiettato alla sostenibilità ambientale.

A partire dalla conservazione dell’impianto rettangolare originario che si posiziona al centro del lotto, i progettisti hanno ri-caratterizzato l’edificio spogliandolo dei suoi materiali di finitura e delle componenti degradate, e mettendo in comunicazione segni del passato ed elementi contemporanei di progetto.

Lo spazio aperto alterna aree con vegetazione a un sistema di distese di ghiaia arredate per ospitare eventi. Negli esterni i progettisti trovano una nuova espressività per il volume esistente tramite l’introduzione di una variazione del ritmo costante delle aperture e l’inserimento di un nuovo tetto in lamiera.

Gli interni conservano una scansione regolare in otto blocchi, integrati con una spina centrale di servizi, e nell’arredo delle parti più pubbliche il progetto presenta un carattere corale grazie ai progetti dell’area bar, in collaborazione con Tommaso Fantoni e con Alessandra Salaris, e degli arredi dei designer Federico Peri e Francesco Faccin.

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Vista interna della sequenza di spazi. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Nicolò Panseri
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Vista interna del dopolavoro. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Nicolò Panseri

Più radicale risulta l’intervento in copertura, in cui la soletta del sottotetto è stata abbassata di 60 centimetri per migliorarne l’abitabilità e nelle falde più lunghe che riprendono una forma tradizionale di copertura sono state sottratte due terrazze sui lati lunghi, che permettono l’illuminazione interna dell’ultimo livello.

Qualità architettonica e carattere sostenibile trovano un legame di particolare valore che si esprime con elegante discrezione. Dalla scelta del sito, fino all’uso nel tempo, il progetto affronta il tema dell’economia circolare come parte integrante dell’estetica e dei processi: alla scala architettonica attraverso la riattivazione dell’esistente e alla scala di dettaglio tramite scelte materiche consapevoli.

A seguito di una fase di strip out radicale del fabbricato, spogliato delle componenti degradate dalla copertura alle fondamenta, sono state effettuate operazioni di upcycling dei materiali: i mattoni sono stati impiegati nelle ricuciture delle finestre, i tavolati interni riposizionati dopo una fase di restauro strutturale e delle finiture, il legno dei solai riutilizzato per la realizzazione degli arredi progettati ad hoc per l’edificio, e le pietre derivate dalle pavimentazioni interne posizionate a formare i viali esterni. La stessa meticolosità alla provenienza, al contenuto di riciclato e possibilità di riciclo è stata posta per la scelta dei materiali aggiuntivi, concorrendo alla generale riduzione dello spreco e dei consumi che permea tutte le azioni progettuali.

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Vista interna della scala al piano primo. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Nicolò Panseri

Gli impianti di servizio e le componenti necessarie a un efficientamento energetico del fabbricato concorrono alla composizione architettonica degli spazi. I pannelli fotovoltaici si integrano alle falde di copertura e gli impianti attraversano gli ambienti entrando in risonanza con l’espressività degli altri materiali lasciati a vista.

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Vista della terrazza in copertura. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Nicolò Panseri

L’etica sostenibile di risparmio energetico ottenuto tramite i nuovi servizi, la sostituzione della copertura e dei serramenti, si spinge fino un accordo comportamentale tra gli utenti, necessario a causa delle ridotte capacità elettriche del contatore a servizio dell’area.

Anche nelle scelte attuate per lo spazio aperto emerge la relazione con l’ambiente e più in particolare con il clima in trasformazione. Il progetto del paesaggista Vittorio Peretto riflette sulla sempre più scarsa presenza d’acqua e sulla necessità di evitare il surriscaldamento dei suoli. Le aree verdi sono composte da piante a basso consumo idrico e i suoli in distese di ghiaia garantiscono la totale permeabilità del terreno, offrendo uno spazio aperto vivibile. Per le poche fasi di annaffiatura è stata prevista anche una cisterna di accumulo delle acque piovane.

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Vista esterna del dry garden. Courtesy of Andrea Borri Architetti, foto di Nicolò Panser.

In sintesi, l’approccio integrato di Lom abbraccia il tema dell’ambiente a livello spaziale, tecnologico e sociale, unendo all’espressività dei segni del passato un dichiarato intento di sviluppo sostenibile che riparte dalla rigenerazione architettonica.

di Silvia Di Mauro Politecnico di Milano (da YouBuild n. 26)

 

LA SCHEDA

Cliente: privato
Località: Via Galileo Ferraris, Milano
Progettazione architettonica e coordinamento: Andrea Borri Architetti
Direzione Lavori: Andrea Borri Architetti
Progettazione Interni: Andrea Borri Architetti (parti pubbliche)
Progettazione Interni Bar Dopolavoro: Tomo Architects, Federico Peri, Francesco Faccin, Alessandra Salaris
Progettazione del verde: Hortensia – Vittorio Peretto
Strutture: Studio Cavadini
Progettazione Illuminotecnica: Hilite
Impresa generale: Fregonese Restauri
Superficie: 1200 mq + 1000 mq spazi aperti
Progetto e costruzione: 2021
Info: www.abarchitetti.com

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