Mi sono imbattuta recentemente in un’architettura bizzarra e bellissima che molto racconta del potenziale creativo di un materiale, considerato tradizionale, come la ceramica. Si tratta del progetto A House for Essex dello studio inglese Fat Architecture con l’artista Grayson Perry.
Un po’ casa con reminescenze del barocco inglese grazie ad alcune soluzioni teatrali di balconi e affacci inaspettati, un po’ cappella di campagna con un richiamo alle stavkirke (tipo di chiesa medievale nordica costruita interamente in legno). L’esterno è completamente rivestito da ceramiche bianche e smeraldine con simboli riferiti al mondo domestico del personaggio di fantasia cui è dedicata quest’opera: Julie Cope, per l’artista inglese è l’evocazione di ogni donna dell’Essex e delle sue battaglie quotidiane. La ceramica, rigorosamente lucida, riflette la luce; la casa nel suo insieme brilla, spiccando così tra i prati.
Ed è esattamente questo l’approccio più recente all’uso della ceramica nell’architettura d’interni: prevalgono il privilegiare i suoi aspetti più sperimentali, vicini al linguaggio dell’arte, e il superare il binomio piastrella-parete per sconfinare nel rivestimento di volumi, con una predilezione per le finiture smaltate riflettenti, dopo anni di superfici opache.
Nel primo caso rientra ExCinere, progetto portato avanti dallo studio di design, con base ad Amsterdam, Formafantasma. In questo lavoro i designer Andrea Trimarchi e Simone Farresin, da sempre interessati ad indagare il potenziale della lava vulcanica come materiale di design, hanno concepito una serie di ceramiche per interni che esplorano ulteriormente l’applicazione di questo affascinante materiale naturale e hanno collaborato con l’azienda di arredamento Dzek per arrivare a un prodotto che sfruttasse appieno le proprietà materiali della lava vulcanica.
Sebbene la cenere e la roccia di basalto possano sembrare inerti, il loro alto contenuto di ossidi metallici li rende materiali complessi e imprevedibili con cui lavorare. Lo sviluppo del progetto ha richiesto molto tempo, in una sorta di battaglia di volontà tra l’uomo e la natura, prima di arrivare a un equilibrio tra corpo di porcellana, smalti di cenere provenienti dall’Etna, temperatura di cottura e vetrificazione. Il risultato finale è una collezione di ceramiche in due formati e cinque smalti, ottenuti mescolando quantità e densità variabili di materia vulcanica. A livello spaziale, una volta posate, evocano il paesaggio dinamico da cui provengono.
Di fronte a narrazioni di questo tipo, appare chiaro che la tradizionale piastrella può conferire agli ambienti interni una percezione complessa, se valorizzata ed estesa. Non è più uno sfondo, ma diventa la protagonista inaspettata del progetto. Come nel restauro di una casa di campagna a Empordà, in Spagna, dello studio barcellonese Arquitectura- G.
Al piano terra, per il grande spazio della cucina, gli architetti hanno innescato un contrasto vibrante tra muri interni intonacati bianchi, la pietra dell’esterno e i volumi dei piani di lavoro, delle cappe, del supporto del tavolo, delle panche del patio interno, tutti rivestiti con ceramiche smaltate bordeaux intenso, dalle sfumature a volte rossastre, a volte quasi arancioni e dai formati vari, dal più classico 10×10 centimetri all’effetto cannettato per la cappa sopra la cucina a isola.
La luminosità della casa, tramite questi preziosi innesti, ne risulta potenziata. Così come emerge, per mezzo del gres giallo brillante, il volume che organizza e separa la cucina e il soggiorno dalla camera da letto nell’appartamento minimo MG08 a Madrid. I pochi metri quadri del progetto dello studio d’architettura Burr, con questa soluzione materica, acquistano un senso percettivo, soprattutto per chi li vive, mai banale o limitante, grazie anche all’attenzione nei dettagli. Chi non vorrebbe sbirciare oltre il volume giallo, salendo quella scaletta blu?
di Rossella Locatelli, Politecnico di Milano (da YouBuild n.26)