“Il tema della quarta edizione del Manni Group Design Award è più attuale che mai, e aderisce perfettamente ai trend di cui siamo promotori, ovvero sviluppare un’edilizia attenta a migliorare gli impatti sulla comunità e sul territorio attraverso l’impiego di soluzioni innovative dalle alte performance energetiche. Siamo orgogliosi di aver potuto valutare elaborati di altissima qualità affiancati da giudici di elevato spessore. Alta è stata l’attenzione per l’impiego delle tecnologie off-site del Gruppo all’interno dei progetti, aspetto che è stato premiato nel processo di selezione dei vincitori. I tre team finalisti, provenienti da Germania, Vietnam e Repubblica di Serbia, hanno saputo interpretare la sfida coerentemente con gli obiettivi lanciati, proponendo soluzioni efficienti, dall’alto valore estetico che dialogassero sia con la storia del luogo che con il territorio circostante“.
Enrico Frizzera, Ceo e General Manager di Manni Group
Così Frizzera ha commentato Archivision, il volume dedicato al contest di architettura Manni Group Design Award, Data Landscape, tema della quarta edizione del premio, in attesa, a breve, di quello della quinta edizione.
Data Landscape, le architetture dei data server
Il Manni Group Design Award è stata l’occasione per far riflettere sui metodi innovativi di costruzione come l’offsite e su concetti di impatto ambientale e circular economy, con l’obiettivo di diffondere nel mondo dell’architettura comportamenti e scelte progettuali sostenibili.
A dispetto della propria apparente volatilità, si legge nell’introduzione del volume, i dati digitali hanno radici profondamente materiali: necessitano di spazi fisici per essere archiviati, di tecnologie per essere messi in sicurezza, di enormi quantitativi di energia per essere costantemente raggiungibili.
I data center sono la traccia materiale del mondo digitale: e tanto più il secondo si espande, tanto più i primi si moltiplicano, acquistando valore e un ruolo fondamentale per la società del domani.
Per lungo tempo considerati infrastruttura più che architettura, numerose recenti sperimentazioni mostrano come i datacenter possano divenire punti di riferimento delle moderne città, offrendo un’opportunità di riscatto inedite ad architetture abbandonate e a luoghi dismessi.
È il caso di un ex bunker militare lungo le Prealpi venete: un’architettura di difficile riutilizzo, in funzione di tratti di isolamento e sviluppo sotterraneo che, nelle logiche di un datacenter, trovano invece una favorevolissima interpretazione.
Come sfruttare le caratteristiche di un’archeologia militare per il progetto di un moderno datacenter? Come integrare questa funzione in un paesaggio mozzafiato?
Queste le domande alla base di Data Landscape: il concorso di Manni Group per immaginare una nuova generazione di datacenter, in grado di dialogare con preesistenze e paesaggio per generare architetture magnifiche ed iconiche.
Segno della contemporaneità, i datacenter saranno destinati a cambiare il volto delle città, come lo hanno fatto le stazioni ferroviarie, le industrie e le grandi costruzioni votate ai bisogni di ogni tempo: interessarsi ai datacenter oggi, significherà infatti scrivere un tratto significativo delle città di domani.
Il progetto vincitore | Atelier LXL+ZHGS
Nel parco naturale dei Monti Lessini si snoda un sentiero tortuoso in un’area aperta tra le montagne. Durante Prima Guerra Mondiale, divenne una struttura militare. Un nuovo data center emergerà in questa struttura abbandonata.
La nuova costruzione si estende verso l’esterno rispetto alla vecchia struttura. Il data center, residenze, uffici, e centro comunitario si sviluppano in volumi separati: il data center è interrato per motivi di sicurezza; gli uffici e le residenze di supporto sono semi-interrati, si affacciano sul paesaggio circostante, senza venir meno alle esigenze di privacy; mentre l’area servizi è posta sul piano terra per un facile accesso al pubblico. I tre nuovi volumi sono accostati l’uno all’altro per formare un nuovo spazio di attività centrale, che corrisponde anche alla logica architettonica originaria.
Il tetto si estende orizzontalmente ed è costruito sopra il bunker originale; il nuovo edificio, incorporato nella topografia, si integra umilmente con l’esistente. Salendo sul tetto, il sentiero si articola in erba e poi ghiaia, e infine a solidi blocchi di cemento – la vecchia struttura è anche il cuore del nuovo edificio.
Il tetto originale è stato rimosso per far posto a un cortile a cielo aperto, dove anche diverse scale e rampe valorizzano lo spazio rustico. Il primo passo per accedere all’interno è il corridoio tra il vecchio e il nuovo edificio, che non solo forma un grande spazio d’ingresso, ma esprime anche rispetto per la storia.
“Di questo progetto ho particolarmente apprezzato la sensibilità nei confronti del contesto paesaggistico, senza rinunciare a un tratto deciso che individua la contemporaneità dell’opera. Da apprezzare anche l’attenzione ai manufatti preesistenti che in gran parte si sviluppano come sistema sotterraneo”.
Gianandrea Gazzola, membro della giuria