Il territorio italiano è stato forgiato dalla mano dell’uomo. Ogni suo aspetto è stato deviato dal percorso naturale e incanalato nelle logiche economiche dell’homo sapiens. Pertanto, quando ammiriamo un panorama bucolico, a meno che non ci si trovi in uno dei parchi nazionali, stiamo contemplando in realtà il frutto di molto sudore, la cicatrice di una lunga e sanguinosa singolar tenzone.
Bertinoro (Forlì-Cesena) incarna alla perfezione questa antica disputa: l’abitato si trova letteralmente immerso nelle spalliere di viti e nei filari di ciliegi, meli e peschi. Percorrendo queste strade del crinale appenninico in primavera si ha l’illusione di galleggiare su soffici nuvole di delicati petali bianchi e rosa. È innegabile che l’azione antropica abbia snaturato la bellezza originaria, che fino all’Ottocento era costituita da una distesa di roveri, castagni e profumati larici che giungeva fino all’Adriatico. Ma è altrettanto vero che abbia creato un habitat artificiale di grande qualità, dove coltura e cultura si fondono in un unico respiro donando sensazioni altrettanto appaganti e stimolanti.
In questo angolo di Romagna la famiglia Bandi è legata alla terra da diverse generazioni, innovando continuamente il proprio approccio all’attività imprenditoriale, sempre alla ricerca di un più sereno equilibrio con l’ambiente. Per il loro nuovo laboratorio e lo spazio di esposizione, dove fare degustare i propri prodotti, hanno scelto di affidarsi a Laprimastanza architetti, un collettivo di progettisti che ha sede nel vicino comune di Montiano. Il matrimonio professionale non potrebbe essere stato più azzeccato.
Davide Agostini, Matteo Battistini e Francesco Ceccarelli hanno usato elementi della tradizione, un pizzico di sperimentazione formale e tanta capacità di dialogare con i materiali. Il tutto amalgamato pronunciando una formula magica, scandita come un mantra: archicoltura. Per cercare di capire meglio che cosa intendano con questo neologismo i nostri progettisti riportiamo, estratto da un dialogo svaporato davanti ad alcuni bicchieri di Vedonero (un sontuoso vino ricavato al 100% da uve Sangiovese Igt), la loro sintetica descrizione del progetto: è una struttura sobria e razionale come il solco di un aratro in un campo vergine.
Con questi presupposti risulta naturale che il complesso sia concepito come se fosse uno sperone di pietra alberese che emerge parzialmente dal declivio verde. Il grande masso originario, presente da diverse ere geologiche, ha avuto tutto il tempo per essere parzialmente eroso dagli elementi e sulla sommità si è anche formato uno strato di terra su cui, trasportati dal vento, sono giunti semi che col tempo si sono radicati. Questa l’immagine allusiva che esemplifica il concept dei progettisti e che fa comprendere lo stretto rapporto che Laprimastanza ha voluto stabilire fra costruito e paesaggio circostante.
L’edificio è costituito da un corpo allungato che si sviluppa sulla direttrice nord-sud. Risulta composto da tre strati. Il basamento, massiccio e pieno, in massima parte ipogeo, accoglie la rimessa dei mezzi agricoli dell’azienda. Il volume centrale, scavato e permeabile, dove si trova la sala degustazione con l’esposizione dei vini, delle confetture e del miele, oltre ai servizi e al laboratorio dove sono eseguite tutte le preparazioni e il confezionamento dei prodotti. L’apice, costituito da un tetto praticabile allestito con un orto.
Gli spazi interni della bottega (la famiglia Bandi ama chiamarla così) si proiettano verso il panorama grazie alle ampie aperture che introducono a un piacevolissimo terrazzo, orientato a est, che grazie all’aggetto dell’ultimo livello risulta pienamente fruibile in tutte le condizioni meteoclimatiche. Questa generosa sporgenza svolge inoltre un’importante funzione di mitigazione, impedendo l’incidenza diretta dei raggi solari estivi sulle vetrate. Il microclima interno è ulteriormente temperato grazie alla presenza del tetto a orto e a quella della parete rocciosa, che si trova su tutto il lato ovest del complesso. Queste due grandi masse, con la loro inerzia termica, funzionano da serbatoi di energia che in estate raffrescano i volumi interni ed in inverno li isolano dagli agenti esterni.
L’edificio può essere visto anche come una «grande spugna » che assorbe i materiali del contesto. In questo modo si applica, anche all’edilizia, la stessa logica di prossimità usata dall’azienda per la propria produzione, dove tutte le materie prime sono rigorosamente a chilometro zero. In quest’ottica gli alberi di rovere, di ciliegio e di larice, tipici del luogo, diventano porte, tavoli, sedute, espositori e rivestimenti dei soffitti. La pietra alberese, cavata a pochi passi dall’abitato, ammanta i rivestimenti esterni e si mostra in tutte le sue mille sfumature ora fiammata, oppure bocciardata o rigata, acquisendo un sempre diverso spessore a seconda del chiaroscuro creato dalla lavorazione.
Il risultato finale è estremamente armonioso e rispettoso del contesto. Si può senz’altro dire che i componenti Laprimastanza architetti, grazie alla loro formula magica archicoltura, sono riusciti pienamente nel sortilegio, assicurando una stretta ed indissolubile fusione fra elementi naturali, panorama e costruito.
di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 24)
LA SCHEDA
Cliente: La Via Del Colle Società Agricola S.s.
Progetto: Laprimastanza architetti (Davide Agostini, Matteo Battistini, Francesco Ceccarelli in collaborazione con Stefania Proli)
Strutture: Marco Peroni
Impianti elettrici: LAPRIMASTANZA_architetti
Impianti meccanici: LAPRIMASTANZA_ architetti
Acustica: LAPRIMASTANZA_architetti
Impresa edile: Impresa Petrini Manuel
Realizzazione: 2019-2021
Info: www.laprimastanza.com
www.laviadelcolle.it
Fotografie di: Lorenzo Burlando