Impianti idroelettrici in Nord Uganda,sfida vinta per l’impresa italiana Pac

Il progetto Achwa ha riguardato la costruzione di due impianti idroelettrici (Achwa 1 e 2) ad acqua fluente nel nord dell’Uganda (nei distretti di Pader e Gulu), per un totale di 83 MW di potenza in­stallata (42 MW per Achwa 2, 41 MW per Achwa 1).

Gli impianti sono stati concepiti come ad acqua fluente e quindi non hanno previsto l’alterazione delle portate disponibili in quanto la morfologia e la topografia dei siti non hanno consentito la realizzazione di invasi di notevole capacità volumetrica. Achwa 1 e Achwa 2 sono realizzati a cascata lungo il fiume Achwa (affluente del Nilo), a 19 km a nord-ovest del ponte sulla stra­da Gulu-Kitgum.

Per una questione logistica, è stato costruito prima l’impianto situato più a valle (Achwa 2), i cui lavori sono iniziati alla fine del 2015 e sono terminati alla fine del 2019 e, a seguire, di Achwa 1, la cui costruzione è iniziata nel 2017 ed è  terminata nell’agosto del 2021. Gli impianti, realizzati in cascata, sono simili tra loro.

L’unica opera che differisce com­pletamente è la traversa, in quanto quella di Achwa 1 è stata collocata in una zona in cui il fiume passa in una gola molto stretta e profonda, mentre la traversa di Achwa 2 è stata inserita in un’area in cui il fiume si allarga, riducendo quindi la profondità.

Achwa 2

L’impianto Achwa 2, con un salto di 51 metri e portata massima di 100 mc/s, è stato progettato per garantire una produzione media di circa 180 GWh/anno e ha comportato le seguenti opere:

  • una traversa formata da due rubber dam scudate lunghe 33 metri e alte 3,5 metri ciascuna;
  • un’opera di presa costituita da uno sgrigliatore e dotata di panconi e paratoie;
  • un canale a cielo aperto in cemento armato di 4 km (alto 5,5 metri e largo 7 metri);
  • quattro condotte in acciaio dal diametro massimo di 2.950 millimetri e lunghezza di 200 metri;
  • una powerhouse con potenza installata di 41 MW (3×12 MW + 1×5 MW turbine Francis);
  • una sottostazione elettrica; un sistema di strade di collegamento e di servizio.
Achwa 1 centrale e by-pass
Achwa 1 | Centrale e by-pass
Achwa 1

L’impianto Achwa 1, con un salto di 54 metri e portata massima di 100 mc/s, è stato progettato per garantire una produzione media di 190 GWh/anno ed è costituito dalle seguenti opere principali:

  • una traversa formata da 3 radial gate;
  • un’opera di presa costituita da uno sgrigliatore e dotata di panconi e paratoie;
  • un canale a cielo aperto in cemento armato alto 5,5 metri, largo 7 metri alla base e lungo di 4 km;
  • quattro condotte in acciaio dal diametro massimo di 2.950 millimetri e lunghezza di 200 metri;
  • una powerhouse con potenza installata di 42 MW (3×12 MW + 1×6 MW turbine Francis);
  • un sistema di strade di collegamento e di servizio;
  • una linea di trasmissione elettrica interna;
  • la manodopera locale (che ha avuto bisogno di una formazione);
  • la gestione delle interferenze con il fornitore delle opere elettromeccaniche (Voith Hydro) e con il fornitore di paratoie e panconi (Atb Riva Calzoni).

Organizzazione

A partire dal 2009, Pac spa, impresa di costruzioni con sede a Bolzano, ha intrapreso un processo di interna­zionalizzazione nel settore delle energie rinnovabili e, in particolare, nello sviluppo di impianti idroelettrici nell’Africa Sub-Sahariana.

La presenza di Pac in Ugan­da si è concretizzata tramite una struttura di project financing in cui Pac ha rivestito il duplice ruolo di sha­reholder e di Epc Contractor per la realizzazione di due impianti idroelettrici ad acqua fluente.

I progetti Achwa 1 e 2 sono stati parte del piano di internazionalizzazio­ne di Pac, i cui processi di sviluppo sono stati avviati nel 2009 attraverso una serie di fasi gestite in-house tramite l’affiancamento di consulenti e specialisti.

Principali fasi del progetto

Riflettono tra l’altro un approccio strutturato e sequenziale seguito da Pac per lo sviluppo e l’implementazione di progetti complessi, e sono state le seguenti.

  • Scouting: dopo aver effettuato una serie di valu­tazioni preliminari sulla morfologia del terreno e condotto degli studi idrogeologici, sono stati indi­viduati e valutati dei potenziali siti per lo sviluppo del progetto.
  • Pre-feasibility: sono stati effettuati studi più det­tagliati per valutare la fattibilità del progetto. In particolare, è stato redatto un concept design deri­vante da una serie di analisi preliminari riguardanti i possibili costi, i benefici, le risorse necessarie e i potenziali rischi riferiti al progetto.
  • Feasibility: è stata completata un’analisi dettagliata per determinare la fattibilità del progetto dal punto di vista tecnico, finanziario, ambientale e normativo al fine di redigere un progetto definitivo.
  • Permitting: sono state ottenute tutte le autorizza­zioni e i permessi necessari dalle autorità compe­tenti per avviare la costruzione e l’operazione del progetto.
  • Construction: si tratta della fase più complessa e delicata che ha visto Pac fortemente impegnata e focalizzata sul progetto per 7 anni. Durante questo periodo sono state gestite molte difficoltà derivanti dalla peculiarità del progetto, tra cui la localizzazio­ne del progetto in un’area remota del nord Uganda.
  • Commissioning: al termine del processo costrut­tivo, gli impianti sono stati messi in servizio e te­stati per assicurare il loro corretto funzionamento secondo le specifiche del progetto.
  • Operation: una volta superata la fase di messa in servizio, gli impianti sono entrati nella fase opera­tiva iniziando a produrre energia elettrica da im­mettere nella rete nazionale. Durante questa fase l’impianto è stato gestito e mantenuto per garantire il suo funzionamento in modo efficiente e sicuro.

Costruzione

Lo sviluppo delle operazioni di costruzione degli im­pianti idroelettrici ha richiesto una lunga fase di co­struzione delle infrastrutture necessarie al supporto di tutta la logistica. Dapprima è stato necessario ampliare e adeguare la pista in terra battuta compresa tra l’ultimo villaggio di Angagura e l’inizio della savana.

Dopodiché, per consentire l’accesso ai vari cantieri, è stato necessario realizzare oltre 14 km di pista all’interno della Savana. In una seconda fase sono stati costruiti i campi per ospitare tutti i tecnici, gli operatori, i lavo­ratori, i progettisti, i consulenti e personale di servizio interessati nella progettazione e costruzione dell’opera.

Achwa Campo base A
Achwa | Campo base A

Questi campi, totalmente isolati e indipendenti, sono stati dotati di tutte le necessità primarie, quali i pozzi per l’acqua, i generatori per l’energia elettrica, i sistemi fognari, le mense, la viabilità interna, le aree di raccolta e ogni altra struttura necessaria.

Prima i rilievi

Si è poi entrati nel vivo della realizzazione del progetto. I rilievi topografici, che avevano consentito la realizzazione del progetto definitivo, sono stati infittiti e approfonditi, mentre i rilievi geologici e geomeccanici sono stati corretti e confermati sul posto.

Le aree di lavoro sono state ripulite dalla poca vegetazione interferente: il sottile strato di terreno vegetale è stato rimosso e conservato per la successiva operazione di ripristino vegetazionale effettuata al termine dei lavori. In prima fase sono sta­te concentrate le lavorazioni sull’area della centrale di produzione.

Lo scavo per l’intero corpo interrato della centrale è stato realizzato in roccia mediante l’ausilio di esplosivo. La roccia di risulta è stata conferita poi in un impianto appositamente costruito ed allestito per il suo recupero e lavorazione per la produzione di aggregati per il calcestruzzo.

Impianto di betonaggio autosufficiente

Adiacente all’impianto di frantumazione è stato allestito un impianto di betonaggio interamente autosufficiente, in grado di fornire a tutto il cantiere il calcestruzzo nelle svariate miscele. È stata inoltre allesti­ta un’officina meccanica attrezzata per la riparazione di tutti i veicoli e tutte le macchine operatrici del cantiere.

Sulla sponda del fiume è stata realizzata la prima parte dell’opera di presa, sfruttando la possibilità di eseguire gli scavi e i getti di calcestruzzo in asciutta, beneficiando della protezione della sponda stessa. In una seconda fase, è stato deviato il corso del fiume all’interno della prima parte di opera di presa, costruita realizzando una tura che ha consentito di mettere in asciutta il letto del fiume.

Nel letto roccioso del fiume così esposto è stata scavata, con l’ausilio dell’esplosivo, la sede di imposta dell’opera di sbarramento, sulla quale è stata montata la traversa mobile con corpo in gomma gonfiato ad aria e scudo in acciaio. Dopodiché è stata rimossa la tura per consentire al fiume di riprendere il suo corso scavalcando lo sbarramento.

Tempi lunghi

Contestualmente, sulla collina prospi­ciente la centrale di produzione, è stato avviato lo scavo sempre mediante mezzi meccanizzati ed esplosivo per la costruzione della vasca di accumulo e del bypass di scarico delle portate in eccesso. La realizzazione delle due opere ha richiesto notevoli quantità di tempo e materiali per via dell’orografia estremamente scoscesa e della necessità di raggiungere le aree con tutti i mezzi d’opera.

Durante queste fasi, lungo i 5 km di savana che separano l’opera di presa dalla vasca di accumulo, sono stati realizzati gli scavi per la costruzione del canale idraulico in calcestruzzo. Immediatamente dopo le ope­razioni di scavo, sono giunte le squadre che, in sequenza, hanno realizzato la compattazione del sottofondo, la posa del ferro di armatura ed il getto del calcestruzzo di fondazione.

Per poter rispettare i tempi stringenti e realizzare un’opera così estesa, per la realizzazione dei getti delle pareti è stata impiegata una cassaforma au­tomatizzata semovente. Quest’ultima, al massimo della produzione, è stata in grado di realizzare ogni giorno un getto lungo 48 metri.

Condotte in acciaio

Lungo il versante che collega la centrale di produzione e la vasca di accumulo, sono stati realizzati gli scavi, la posa delle condotte in acciaio e il successivo rinterro delle stesse.

Le condotte sono state approvvigionate in cantiere in segmenti, posizionate e saldate collegando in tal modo la vasca di carico alle casse spirali di adduzione di ciascuna delle turbine all’interno della centrale di produzione.

Durante le ultime fasi di realizzazione dei getti in calcestruzzo sono state realizzate le installazioni delle opere idromeccaniche necessarie alla gestione, intercettazione e regolazione dei flussi d’acqua all’interno di tutte le strutture.

Sono state realizzate delle case di guardia complete all’interno di tutte le dotazioni impiantistiche per la manovra dei vari organi (sia local­mente che in remoto, sia in presenza di energia della rete che mediante gruppi di generazione locali).

Achwa 1 centrale in costruzione
Achwa 1 | Centrale in costruzione

All’interno della centrale di produzione le lavorazioni civili di getto delle opere in calcestruzzo sono state di volta in volta avvicendate con quelle di installazione delle opere elettromeccaniche che, dai livelli più bassi sino a quelli più alti, hanno consentito l’accoppiamen­to delle turbine idrauliche con i generatori elettrici. Nel frattempo, è stata realizzata la sovrastruttura metallica che avrebbe poi costituito il corpo visibile della centrale di produzione.

Locale di comando

Nella parte fuori terra della centrale di produzione è stato realizzato un corpo dedicato alle apparecchia­ture di comando e un locale per gli operatori. Nelle ultime fasi antecedenti all’avvio dell’impianto, sono stati posati, installati e collaudati tutti i sistemi elet­trici ed elettromeccanici di governo delle macchine.

Tutte le installazioni del complesso, fino all’opera di presa, sono state collegate mediante fibra otti­ca e con collegamento elettrico in media tensione. Tutte le lavorazioni di costruzione e installazione hanno seguito ciascuna la propria fase di ispezione, verifica e collaudo in bianco, al fine di garantirne l’operatività. Infine, hanno avuto inizio le fasi di test che, seguendo una rigorosa sequenza di verifiche e controlli, hanno consentito di confermare la fun­zionalità di tutte le opere ed installazioni.

Opere principali

Le principali opere che hanno costituito i due impianti sono state: 2 traverse con rubber dam per Achwa 2 e paratoie radiali per Achwa 1, 2 opere di presa, 2 canali a cielo aperto da 100 mc/s lunghi 4 km, by pass e Fore­bay, 4 condotte forzate in acciaio per ogni progetto e 2 centrali dove sono alloggiate 4 turbine Francis ad asse orizzontale e a carico. Prevista anche la realizzazione di un sistema di strade di accesso e di servizio di col­legamento e una linea di trasmissione elettrica interna alla sottostazione, vicino alla Centrale per Achwa 2.

Opere di presa

Entrambe le opere di presa, collocate sulla riva destra del fiume Achwa, sono state realizzate con i seguenti componenti: una traversa, una paratoia sghiaiatrice, uno sgrigliatore, un bacino di transizione e delle paratoie di presa del canale di adduzione. La traversa di Achwa 1 è stata realizzata con una struttura in cemento armato massivo, avente una larghezza di 80 metri e un’altezza di 15 metri. Attraverso 3 paratoie radiali (o a settore), ciascuna di dimensioni pari a 10×10 metri, è stato regolato il flusso dell’acqua deviandolo all’interno dell’opera di presa.

Achwa 1 traversa terminata
Achwa 1 | Traversa terminata

Per la traversa di Achwa 2 è stato invece realizzato un sistema mobile formato da due Rubber Dam, ciascuna caratterizzata da una lunghezza di 33 metri e un’altezza di 3,5 metri, controllate da una control room situata in un edificio collocato sulla sponda destra del fiume.

Lo sbarramento mobile è stato ancorato a un basamento in cemento armato avente una lunghezza di circa 83 metri e un’altezza variabile. Una galleria d’ispezione è stata inoltre ricavata nella fondazione a collegamento delle due sponde del fiume. La spalla sinistra dello sbarramento mobile è stata modellata in modo che un’eventuale piena del fiume interessi innanzitutto la sponda sinistra.

La sezione idraulica dello sbarramento mobile sul fiume Achwa è stata verificata con le rubber dam sgonfie in modo da garantire un franco idraulico idoneo calcolato con una portata di ritorno di circa 1000 anni. Sul lato destro del fiume, di fianco al corpo della traversa, è stata inserita una paratoia sghiaiatrice di 4×5 metri.

Il fondo nella sezione della paratoia è stato fissato a 1,5 metri sotto la soglia di installazione della rubber dam. Tale dislivello ha agevolato la pulizia della zona antistante la griglia di aspirazione e ha consentito di bypassarla in condizioni di bassa portata del fiume.

Lo sgrigliatore dell’opera di presa è stato realizzato con una lunghezza pari a 38,5 metri e un’altezza utile di 2,78 metri al fine di garantire una velocità media dell’acqua di circa 0,95 m/s. La sua pulizia è stata effettuata mediante un rastrello del tipo backward and forward.

È stata realizzata infine una vasca di raccolta. Il tutto è stato fissato a una struttura attraverso un getto in cemento armato a 6 campate sostenute da 5 pilastri. Un bacino di transizione ha poi collegato la presa al canale di adduzione situata a valle delle griglie di presa.

Al termine del bacino di transizione, uno sbocco di fondo, posto sul lato sinistro, ha raggiunto il fiume, controllato da 2 paratoie semplici di dimensioni 2×2 metri con tenuta su 4 lati e azionamento oleodinamico.

All’estremità del bacino di transizione, in corrispondenza della presa del canale di adduzione, sono state ubicate 3 paratoie piane (di presa del canale di adduzione) di 4×6 metri. A valle delle paratoie un ponte stradale, largo 5,4 metri, ha infine consentito l’attraversamento del canale.

Achwa 1 vasca di accumulo e by-pass terminati
Achwa 1 | Vasca di accumulo e by-pass

Canali di adduzione

I canali di adduzione, lunghi ciascuno circa 5.000 e 4.000 metri, sono stati dimensionati per operare in condizioni di flusso uniforme per la portata massima di progetto di 100 mc/s, con sezione trasversale geometrica tipica unificata: larghezza al fondo di 6,6 metri (utile per il passaggio contemporaneo di due camion) e altezza complessiva di 5,5 metri.

La pendenza longitudinale dell’asse del canale è stata assunta pari a 0,0007 m/m. L’altezza dell’acqua nel canale di 5,02 metri (Q=100 mc/s) è stata progettata per garantire un franco libero di 48 centimetri.

Su tutte le superficie del canale (fondo e pareti verticali), realizzate in calcestruzzo spianato, è stata assunta una scabrezza di 60 m1/3s-1. Di conseguenza l’altezza di flusso uniforme è stata di 5,02 metri, con una velocità media di 2,5 m/s e un bordo libero di 0,48 metri.

Per la realizzazione degli scavi del canale è stato necessario modellare i pendii roc­ciosi naturali. In questo caso gli scavi in roccia sono stati progettati con scarpate inclinate 0,2h:1v e stabilizzate con elementi di rinforzo quando necessario. La necessità di stabilizzazione dei pendii rocciosi è stata particolarmente rilevante per i tratti terminali del tracciato del canale Achwa 2, dove i pendii hanno raggiunto altezze massi­me di alcune decine di metri.

In tali tratti, le analisi di stabilità dei pendii hanno suggerito di modellare i pendii seguendo un profilo sagomato multi-banco con interposti banchi di 1,5 metri, con dislivelli di 15 metri e scarpate inclinate 1v:0,2h. La stabilizzazione dei pendii è stata assicurata da un sistema di rinforzo composto da chiodi in acciaio Ф=24 millimetri, lunghi 3/5 metri e distanziati 3×3 metri, associati ad una copertura in rete metallica. Nel suo percorso il canale di derivazione ha intercettato vari corsi d’acqua.

Per l’attraversamento dei torrenti sono state quindi adottate due soluzioni, rispettivamente per i tratti in scavo e per quelli in rilevato. Per l’evacuazione delle acque del torrente nei periodi di piena è stato intro­dotto un tratto in cemento armato in modo da garantire la totale tenuta idraulica.

Per garantire invece la stabilità globale dell’intera strut­tura sono stati utilizzati dei chiodi in acciaio Ф=24 mil­limetri della lunghezza di 3 metri. L’alveo del torrente è stato infine adeguatamente profilato per garantire il collegamento con le strutture progettate.

Vasche di accumulo e by-pass

Le vasche di accumulo sono state collocate alla fine del canale di adduzione e da esse si sono state fatte partire quattro condotte forzate. A partire dall’ultimo tratto del canale di adduzione è stata realizzata una zona di transizione di circa 100 metri prima dell’inizio della vasca di carico.

Tale zona ha consentito il passaggio tra la sezione trapezoidale del canale (con pendenza lon­gitudinale di 0,0007 m/m) e la sezione rettangolare di imbarco (con pendenza longitudinale di 0,0001 m/m). Ai lati della vasca di accumulo sono stati inseriti: lo sfioratore del canale di by-pass e quattro blocchi indi­pendenti.

Lo sfioratore del canale di by-pass, situato a sinistra della vasca di carico, è composto da tre cancelli a fessura autoregolati di dimensioni pari 5,5×3 metri. Le paratoie sono state progettate in modo da mantenere il livello della vasca di carico a quota nominale.

A valle delle paratoie, un breve canale scavato nel­la roccia con elevata pendenza longitudinale è stato progettato per riportare l’acqua nel letto del fiume Achwa. Il tratto finale di questo canale in Achwa 2 è attraversato da un ponte stradale per l’accesso alla zona della centrale.

All’estremità della condotta, quattro blocchi indipendenti ospitano altrettante paratoie di guardia. La loro presa è stata protetta con una griglia lunga 19 metri dotata di sgrigliatore. A valle delle griglie, davanti al raccordo conico con le saracinesche, una paratoia piana di 4x 4 metri con tenuta su 4 lati ha il compito di intercettare ciascuna condotta. A seguire è stato inserito un aeroforo e il sistema di sicurezza della condotta forzata.

Condotte

Le condotte forzate, la cui sezione strutturale in acciaio è stata progettata con il compito di resistere alla pressione statica e ai colpi d’ariete, sono state realizzate da 4 tubi interrati in acciaio saldati dallo spessore di 12 millimetri e con diametro idraulico variabile dai 2,9 a 1,9 metri e lunghi circa 200 metri ciascuno. Queste sono state rico­perte poi con del materiale arido sciolto ben costipato.

Centrali di produzione

Le centrali di produzione sono state collocate sulla de­stra del fiume Achwa e realizzate con dimensioni di circa 80×20 metri. In seguito, sono state installate delle turbine del tipo Francis ad asse verticale, con potenza variabile da 5 a 12 MW ciascuna.

Linea di evacuazione

Hanno fatto parte del progetto le linee di trasmissione elettrica interna che hanno raggiunto la sottostazione nei pressi della centrale di Achwa 2. In questo caso è stato attuato il piano d’espansione sviluppato dall’Uganda Electricity Transmission Company Limited (Uetcl) che ha previsto la realizzazione di linee di trasmissione esterne: la linea da Lira a Gulu di 132 kV in doppia terna e la linea a doppio circuito da Gulu a Kitgum di 132 kV.

Per l’evacuazione dell’energia dagli impianti Achwa è stato necessario che la linea Gulu-Kitgum passasse vicino al piazzale di Achwa 2 per consentire un facile collegamento degli impianti.

Strade di accesso e servizio

Nell’ambito del progetto sono state realizzate strade di accesso e strade di servizio, messe a disposizione della popolazione locale per i vari spostamenti. Le strade di accesso hanno previsto il collegamento della scuola con i due impianti. Queste sono state progettate se­condo le linee guida definite dal Ministero dei lavori e dei trasporti dell’Uganda (Manuale di progettazione geometrica). La Classe Design è stata la Gravel B, con sezione tipica larga 8,6 metri. Le strade di accesso re­alizzate sono state:

  • il tratto di strada compreso tra Angagura (dove si lascia la viabilità principale) e il bivio delle scuole di Burlobo, attraverso l’adeguamento della pista esistente lunga circa 7 km;
  • il tratto di strada di circa 7 km che va dal bivio delle scuole di Burlobo (alla fine della pista esistente prima dei lavori) al bivio del campo base;
  • il tratto di strada di circa 7 km compreso tra il bivio del campo base e la centrale di Achwa 2;
  • il tratto di strada che va dall’incrocio con il canale di Achwa 2 alla traversa di Achwa 1, lungo circa 8 km.

Le vie di servizio (lunghezza totale di circa 5 km) hanno collegato le varie strade limitrofe ai rispettivi impianti, consentendo l’accesso al cantiere sia durante i lavori di costruzione che per la manutenzione delle opere.

di Valentina Puglisi, Dipartimento ABC, Politecnico di Milano

Paolo Branchini project manager Pac spa
Paolo Branchini | Project manager Pac spa

Il commento di Paolo Branchini | Project manager Pac spa

Nel 2014 ha preso forma questa nuova e ragguardevole sfida per Pac, con l’inizio della costruzione di impianti idroelettrici a cascata sul fiume Achwa, nel remoto distretto di Gulu nel nord Uganda.

A 450 km dall’aeroporto di Kampala-Entebbe e a pochi chilometri dal confine ugandese con il sud Sudan (benché successivamente la situazione viabilistica sia migliorata, negli anni tra il 2014 e il 2016 erano necessarie 14 ore di fuoristrada per percorrere il tratto Entebbe-Achwa), prima di poter dar corso ai lavori di costruzione degli impianti idroelettrici, si è dovuto creare tutto partendo dal nulla.

Solo a seguito della realizzazione di ben oltre 40 km di access roads, si sono potuti raggiungere i luoghi in cui  costruire il primo campo base, nel quale insediare i primi tecnici connazionali e le prime maestranze locali e, successivamente, i diversi campi per alloggiare,
oltre ai 50 tra tecnici espatriati e supervisors, anche le circa 650 persone locali regolarmente assunte da Pac Uganda Branch e impiegate sul cantiere per svariate mansioni quali: movimento terra, attività di brillamento, fissaggio acciaio, carpentieri, operatori di attrezzature, operatori di impianti di frantumazione, operatori di impianti di betonaggio, gestione e manutenzione di campi (cucina, mensa, refettori, lavanderie, giardini, pulizie).

L’importazione a mezzo di spedizioni navali via Mombasa-Kenya, completate poi via terra per coprire i 1.500 km che separano Gulu dal porto di Mombasa, ha necessitato di un oculato e programmato approvvigionamento dei vari mezzi e attrezzature tra cui quelli per il movimento terra e perforazione, per la produzione di aggregati e calcestruzzi, per i sollevamenti in genere, oltre al rifornimento di casseforme industriali e carri automatizzati per i getti delle strutture e di tutti i principali materiali provenienti dall’Italia, dall’Europa e dagli Stati Uniti.

Solo per poche attrezzature, piccoli mezzi e materiali basilari si è potuto procedere all’approvvigionamento in Uganda e Kenya, data l’indisponibilità su tali mercati del resto dei materiali e mezzi occorrenti.

La costruzione di centrali idroelettriche in Uganda in ambito italiano ed europeo, si è rivelata oltre che un importante investimento e una sfida tecnica, programmatica e operativa ben riuscita in campo internazionale, anche un apprezzabile motivo di consapevolezza e conoscenza culturale che ha certamente portato crescita sociale e professionale a tutte le varie figure coinvolte nel progetto e ampio beneficio alle comunità locali del distretto di Gulu e, più in generale, a quelle del nord Uganda.

 

Giulio Parolini ceo extra Ue Pac spa
Giulio Parolini | Ceo extra Ue Pac spa

Il commento di Giulio Parolini | Ceo extra Ue Pac spa

Tutto è iniziato con una fase di scouting di siti ad alte potenzialità e, dopo aver concentrato il focus sull’Uganda, effettuato una serie di screening più accurati e missioni in loco, siamo riusciti a ottenere l’approvazione degli studi di fattibilità e le licenze per la costruzione e la vendita dell’energia prodotta.

Per mettere a terra i progetti Pac ha anche trovato i finanziamenti necessari alla costruzione. A valle di queste prime fasi, il team si è dedicato a quello che è uno dei nostri  corebusiness: la costruzione chiavi in mano degli impianti idroelettrici.

L’intento ora è cercare di esportare il modello che con successo abbiamo applicato in Uganda anche in altri stati SubSahariani. L’Africa è un continente nel quale crediamo molto sia per la forte crescita economica e demografica sia per riuscire nella scommessa di allineare i nostri obbiettivi a quelli del Un2030 Sustainable Goals.

I programmi di responsabilità sociale

• Arpe, la Spv creata da Pac per lo sviluppo del progetto, ha attuato dei programmi di responsabilità sociale volti a migliorare la salute e l’istruzione delle comunità locali. All’interno del progetto è stata prevista una campagna sanitaria per il personale locale disponendo di una clinica medica in ciascun campo per assistere il personale e di un piano per l’istruzione e la formazione del personale.

In particolare, Pac ha collaborato con il Centro Informazione Aids (Aic) che ha fornito una serie di servizi per Hiv/Aids quali la sensibilizzazione, la consulenza, il test e la fornitura di tutto il supporto necessario.

• È stato potenziato il Centro sanitario Angagura III attraverso la fornitura di attrezzatura medica (analizzatore ematologico, frigoriferi, microscopi, mobili). Inoltre, è stata agevolata da Arpe la fornitura di energia elettrica per il funzionamento di tutta l’attrezzatura medica attraverso un collegamento in bassa tensione.

Sono state ristrutturate la scuola elementare St Matthias e la scuola elementare Oceto Aka all’interno del comune di Palaro, le cui strutture erano realizzate in fango e paglia. Il progetto delle nuove aule è stato completato da Arpe e discusso con le autorità scolastiche distrettuali. Sono state consegnate 30 borse di studio a ragazze provenienti dalle contee di Angagura, Paico e Atanga per permettergli di studiare nelle migliori scuole del nord Uganda.

• Sono stati identificati 25 gruppi formati da donne e giovani al fine di formarli relativamente ai diritti umani e alle pratiche agricole sostenibili. Arpe ha provveduto quindi all’acquisto di buoi e aratri da buoi che sono stati assegnati a ciascuno dei gruppi al fine di meccanizzare le pratiche agricole e aiutare gli individui all’interno di ciascun gruppo a coltivare porzioni di terreno più grandi per aumentare la loro produzione.

• Sono stati selezionati dei giovani per la formazione in un campo a loro scelta con la conseguente fornitura di strumenti a loro supporto.

La scheda

Committente: Arpe Ltd (Spv)
Impresa esecutrice: Epc (Engineering, Procurement and Construction)
Contractor: Pac spa
Luogo: Provincia di Gulu e Pader, Uganda
Importo lavori: 121,4 milioni di dollari
Tempistiche: 2015-2021  (Achwa 1: 1 ottobre 2019 – Achwa 2: 1 agosto 2021)
Opere elettromeccaniche: Voith Hydro
Apparecchiature idromeccaniche (paratoie, sgrigliatori, panconi): Atb Riva Calzoni
Progettazione esecutiva: Geotecna Progetti

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