La buona notizia è che la nuova Commissione europea, la cosiddetta Von der Leyen bis, ha inserito l’emergenza abitativa tra le deleghe di uno dei suoi commissari, il danese Dan Jørgensen.
La cattiva notizia è che la delega è accomunata a quella per l’energia. Jørgensen, insomma, dovrà occuparsi di compiti per nulla semplici, come completare l’Unione energetica e sostenere l’attuazione del quadro per il clima e l’energia per il 2030, e inoltre trovare modi per aggiornare ed espandere l’infrastruttura di rete e cercare di gestire l’approvvigionamento energetico nell’attuale contesto geopolitico, con l’Europa letteralmente alla canna del gas.
Riqualificazione necessaria
Certo, in parte questi obiettivi coincidono con la necessità di riqualificazione degli edifici. Il vero nodo da sciogliere è quante energie (è il caso di dirlo) il nuovo commissario dedicherà all’approvvigionamento di gas e petrolio e quanto alle politiche abitative.
In ogni caso, però, il fatto che ci sia un commissario ad hoc per l’edilizia green è già un passo in avanti. Lo stesso Jørgensen nel suo programma ha specificato la sua strategia in materia di abitazioni, che è piuttosto ampia e articolata.
In estrema sintesi, la sua mission è quella di aiutare gli Stati membri ad affrontare i problemi di offerta abitativa e sbloccare investimenti pubblici e privati per alloggi accessibili e sostenibili.
Ma non solo. Il neo commissario nel suo programma punta a:
- presentare il primo piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili
- sviluppare una strategia europea per l’edilizia abitativa a sostegno dell’offerta
- istituire una piattaforma di investimento paneuropea per attrarre maggiori investimenti privati e pubblici per alloggi accessibili e sostenibili
- contribuire a una proposta per consentire agli Stati membri di fornire finanziamenti per sostenere l’edilizia abitativa a prezzi accessibili
- affrontare i problemi sistemici degli affitti di alloggi a breve termine e formulare proposte per affrontare l’uso inefficiente dell’attuale parco immobiliare.
Insomma, un programma impegnativo. Naturalmente, è difficile immaginare quali e quanti di questi impegni saranno rispettati, ma il fatto che siano entrati a far parte del programma della neo Commissione Ue è importante.
Edilizia residenziale
D’altra parte, in questi anni l’Europa ha già annunciato iniziative per l’edilizia residenziale a prezzi accessibili. L’obiettivo di Bruxelles è quello di raddoppiare i tassi di ristrutturazione nella Ue abbattendo le barriere che ostacolano il processo di rendere efficiente un edificio in termini di energia e risorse, ma anche quello di migliorare il riutilizzo dei materiali e il loro riciclo.
Entro il 2030, secondo il piano Case green, il settore delle costruzioni potrebbe vedere 35 milioni di edifici ristrutturati e fino a 160 mila posti di lavoro aggiuntivi legati alla riqualificazione.
Questa ondata di ristrutturazioni, negli obiettivi della Commissione, sosterrà nuovi investimenti per un periodo prolungato, a partire dagli edifici pubblici e meno efficienti. Beninteso, sempre che i diversi governi non si mettano di mezzo per rallentare la transizione.
Gli obiettivi
In ogni caso, nonostante lo scetticismo e l’aperta opposizione di una parte di alcune forze politiche, il piano prevede la sperimentazione di un centinaio di distretti di ristrutturazione e costruzione con l’idea di formare quartieri smart centrati su efficienza energetica, vivibilità e innovazione, fornendo anche modelli per la replicazione a supporto di altri progetti in tutta Europa.
In questo quadro saranno incentivati i partenariati di progetto intersettoriali per collegarli ad attori locali, come enti, Pmi attive nel settore edile o ecosistemi rinnovabili, autorità e organismi locali, associazioni per l’edilizia abitativa, investitori e società civile.
L’iniziativa europea per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili si basa sul partenariato per l’edilizia abitativa dell’agenda urbana (2015-2018), sui pareri del Comitato delle regioni sull’edilizia abitativa, su quelli del Comitato economico e sociale europeo sull’edilizia abitativa, sulla risoluzione del Parlamento europeo sulla massimizzazione dell’efficienza energetica degli edifici del 2020, su un’altra risoluzione, quella del Parlamento europeo «per un alloggio dignitoso e a prezzi accessibili» (2021) e sulla raccomandazione del Consiglio volta a garantire un’equa transizione verso la neutralità climatica (2021).
Direttive e iniziative
L’iniziativa per l’edilizia residenziale a prezzi accessibili è anche un fiore all’occhiello del cosiddetto New European Bauhaus (Neb). Ma non solo: l’iniziativa per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili è in linea con altre azioni e iniziative a livello della Ue, come il piano di ripresa NextGenerationEu, il Pnrr, il piano RePowerEu (per l’indipendenza energetica) e la revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia.
Come si traducono in pratica queste belle intenzioni? Un esempio è il complesso triestino Supershine, finanziato con i fondi Horizon Europe 2021-2027. Nei tre siti pilota ricorrerà a un metodo innovativo di progettazione che fa propri i valori dell’iniziativa della Commissione europea denominata Neb (New European Bauhaus), ovvero sostenibilità, inclusività ed estetica.
Supershine è composto da otto edifici, ciascuno dei quali comprende quattro negozi e 16 abitazioni, con un consumo energetico per il riscaldamento di 131 kWh/m2.
L’Ater di Trieste prevede di demolire e ricostruire questi edifici con l’obiettivo è di superare l’obsolescenza funzionale del quartiere, attribuibile allo stato di degrado degli edifici, e di superare l’inadeguatezza tecnologica con una serie organica di interventi di riqualificazione.
Carta d’identità del nuovo commissario Dan Jannik Jørgensen
Riuscirà Dan Jannik Jørgensen, 49 anni, socialdemocratico, cresciuto a Morud, sull’isola danese di Funen, a raggiungere questi ambiziosi obiettivi? Di sicuro è un ultrà del green e ha una certa esperienza alle spalle in materia di ambiente.
Nel suo Paese in diversi governi è stato ministro per la Cooperazione allo sviluppo e la politica climatica globale, ma anche ministro del Clima, dell’energia e dei servizi pubblici, e ministro dell’Alimentazione, dell’agricoltura e della pesca.
La sua attività green ha fatto notizia a livello internazionale con l’accordo per ridurre le emissioni territoriali della Danimarca del 70% nel 2030 rispetto al 1990, la decisione di interrompere l’esplorazione di petrolio e gas dopo il 2050, e delle isole energetiche nel Mare del Nord.
Sempre nel 2020, la Danimarca ha concordato con la Germania una più stretta cooperazione nello sviluppo dell’energia eolica offshore attraverso cluster nel Mare del Nord e nel Mar Baltico per stimolare l’energia rinnovabile e la produzione di idrogeno.
Jørgensen ha anche affermato che con l’accordo sulla riforma fiscale verde la Danimarca ha raggiunto oltre due terzi del percorso verso l’obiettivo di una riduzione del 70% delle emissioni nel 2030. Anche per questo, per diversi anni di fila la Danimarca è stata il Paese meglio classificato nel Climate Change Performance Index, che è il ranking annuale delle organizzazioni verdi internazionali che riguarda gli «sforzi climatici» di Paesi selezionati.
In ogni caso, Jørgensen non è solo un professionista delle istituzioni: il neo commissario ha un master in scienze politiche e ha tenuto corsi sulla politica ambientale e climatica all’Università di Seattle (Usa) e di Sciences Po, a Parigi.