La riqualificazione dell’ex Amideria Chiozza, che il Comune di Ruda ha affidato al raggruppamento temporaneo d’impresa formato da Politecnica, entra nella fase di progettazione definitiva. Obiettivo: inserire il complesso archeologico industriale, di circa 10 mila metri quadri, all’interno di un percorso turistico e culturale di valorizzazione del territorio, in sinergia con i siti Unesco di interesse regionale, come Aquileia, Cividale e Palmanova. Il progetto è stato affidato a Politecnica, una delle maggiori società italiane di progettazione integrata, architettura, ingegneria e urbanistica, oltre che Cooprogetti di Pordenone, Studio Associato Pessina-Lanza di Palmanova e la restauratrice Monica Endrizzi.
L’ex Amideria rappresenta un simbolo di grande rilevanza sociale, culturale ed economica per il territorio del Friuli-Venezia Giulia: è stata per molti anni un luogo di lavoro e centro produttivo di riferimento per le comunità locali. Il complesso costituisce un bene archeologico industriale di valore storico-architettonico, riconosciuto da vincolo di interesse culturale nel 1989 e censito nel Sistema Informativo Regionale del Patrimonio Culturale (SIRPaC) tra le Archeologie Industriali.
Politecnica, in qualità di capogruppo e responsabile della fase di progettazione e direzione lavori, ha posto grande attenzione nell’individuare una strategia in grado di rivitalizzare la struttura tutelandone e valorizzandone i caratteri dell’architettura originaria e i macchinari industriali, ancora presenti al suo interno, che costituiscono un patrimonio di grande valore. L’intervento di restauro conservativo permetterà, quindi, di preservare la memoria storica dell’ex Amideria e farla rivivere al contempo attraverso una nuova destinazione d’uso del complesso, dove convivranno tecnologia, innovazione e tradizione locale.
La proposta progettuale prevede l’individuazione di tre aree all’interno del complesso dell’ex Amideria, distinte ma funzionalmente collegate. Una zona museale, che sarà dedicata alla valorizzazione e alla storia dell’edificio, dove verrà creato un percorso espositivo che racconti l’importanza sociale ed economica che l’industria dell’amido ha avuto per il territorio di Ruda. Una zona riservata al settore terziario avanzato e alla divulgazione delle ricerche sull’acqua, risorsa energetica fondamentale per l’Amideria, sorta oltre 150 anni fa nelle dirette vicinanze del torrente ad essa adiacente. Infine, un’area servizi che funzionerà da cerniera tra le nuove funzioni culturali e produttive.
“Questo progetto riflette un concetto di restauro sempre meno legato all’architettura classica, in favore di un recupero degli edifici industriali all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità ambientale, qui reso possibile anche grazie all’utilizzo del metodo Hbim, in cui Politecnica ha una grande esperienza. È un privilegio per noi contribuire alla realizzazione di un progetto che ha grande valore per il territorio e che restituirà alla comunità locale un simbolo della sua storia, in chiave nuova e rinnovata. Sono proprio gli interventi che hanno una valenza sociale molto forte, dove è centrale l’ascolto di chi vive i luoghi in cui operiamo, quelli che Politecnica riesce ad interpretare al meglio”, è il commento di Alessandro Uras, socio di Politecnica e Responsabile della progettazione architettonica e del restauro.
“Recuperare la memoria storico-sociale, con la realizzazione di un museo dedicato alla produzione dell’amido di riso è solo una parte dell’importante azione riqualificativa proposta dal progetto in fase di sviluppo” aggiunge Edino Valcovich, di Cooprogetti. “Tale progetto prevede infatti di affiancare alla zona museale, all’interno della quale saranno ricollocate tutte le macchine originali perfettamente restaurate, un’area funzionale destinata a specifiche azioni legate al comparto della Ricerca e Sviluppo (R&S). Ciò in considerazione della disponibilità dimostrata, in sede di gara, da parte di Area Science Park di Trieste che ivi proponeva di decentrare alcune attività di ricerca collegate alla risorsa acqua, tema di assoluta priorità nazionale ed internazionale nella cornice della sostenibilità. Si sta configurando quindi un progetto di assoluta novità che mira al superamento della tradizionale nozione statica di museo, associando alla stessa quella di azione innovativa nel settore della ricerca e sviluppo”.
Nell’intervento sarà applicata la metodologia Hbim (Heritage Bim), l’innovativa tecnologia di progettazione per il recupero degli edifici storici, che permetterà di ottimizzare la pianificazione, realizzazione e gestione del progetto anche in termini di efficacia ed efficienza energetica. Elemento centrale della progettazione sarà, infatti, la rifunzionalizzazione dell’edificio in termini di sostenibilità ambientale, attraverso soluzioni tecnologiche che consentano allo stesso tempo di impattare il meno possibile sull’architettura originaria dell’ex Amideria.
In particolare, per la climatizzazione sarà valutata l’installazione di un impianto geotermico e per l’illuminazione si prevede di realizzare un impianto a LED con sensori di presenza e di luminosità attivi, che consentiranno un notevole risparmio energetico ed una gestione ottimale della luce. Inoltre, il volume dell’edificio sarà composto da due corpi di fabbrica collegati da corti all’aperto, attraversate da una strada interna completa di aree verdi ripristinate, che potrà essere percorsa e vissuta negli orari di apertura del nuovo complesso e che inaugurerà un nuovo concetto di spazialità e prospettive di abitabilità dell’area circostante.