L’abitare è un tema tornato prepotentemente di attualità in questi ultimi due anni, le proteste degli studenti universitari per il caro affitti, articoli e inchieste giornalistiche, l’aumento dei casi di forme di povertà e disagio a seguito delle crisi ricorrenti, tutto porta a considerare come il problema casa sia una questione aperta, soprattutto per alcune fasce di popolazione.
Criticità e bisogni
I bisogni quantitativi nel nostro Paese non sono più quelli degli anni ‘50-‘80, ma certamente rimangono irrisolte molte criticità e bisogni specifici, a livello quantitativo e qualitativo, molto differenti fra singole aree del paese, territorialmente differenziate (per esempio, grandi città vs centri minori), ma non meno impattanti in termini economici.
Inoltre, in una società in continua (e rapida) evoluzione, emergono nuove domande abitative, sempre più articolate legate a studenti e lavoratori fuori sede, giovani coppie, nuove famiglie e single non possessori di abitazioni familiari, immigrati stranieri, anziani che vivono in case inadatte alle loro condizioni di vita e salute.
Come detto, un quadro molto complesso, e il disagio abitativo presenta porta con sè questioni etiche, politiche ed economico-finanziarie, giuridico amministrative che alimentano, solo molto parzialmente, un dibattito politico che è più incentrato su questioni collegate (crisi economiche, accoglienza e immigrazione, rigenerazione e qualità urbana) che non strettamente focalizzato sull’emergenza abitativa.
Tuttavia, in presenza di queste necessità (specie dei grandi centri urbani e con massimizzazione di queste tendenze in città come Milano), si registrano politiche e progetti di vario genere e una scarsa verifica dei risultati ottenuti. Inoltre, il più difficile accesso ai mutui bancari, il lavoro temporaneo, poco garantito e poco tutelato, le forme di precarietà e instabilità economica e sociale e le migrazioni, aumentano la domanda di abitazioni in locazione per le popolazioni in condizioni di, eterogenee, necessità.
Strumenti e misurabilità
I programmi pubblici a favore dell’edilizia sociale dovrebbero indicare con chiarezza chi sono i veri beneficiari delle politiche contro il disagio abitativo, verificare che il denaro pubblico sia speso per favorire risultati efficienti e migliorare la posizione e il trattamento di soggetti svantaggiati.
Gli strumenti utilizzati nel nostro Paese sono molto diversi, ma in tutti i casi mancano verifiche e comparazioni dei reali risultati delle azioni contenute nei singoli strumenti e tra soluzioni alternative. La scarsa verifica dei risultati ottenuti favorisce l’implementazione degli strumenti già utilizzati, anziché soluzioni innovative. In Italia sono prevalse misure indirette che hanno esplicitamente favorito la casa in proprietà, in particolare nella forma di agevolazioni fiscali e al credito.
Tra i benefici, ingiustificati dal punto di vista economico e sociale, ricordiamo il riscatto a prezzi non di mercato, la possibilità di rivendita degli alloggi e l’ereditarietà degli stessi. Quando non sono prevalse le privatizzazioni, l’alloggio ha talvolta costituito un diritto duraturo (e trasmissibile), senza essere riportato alla sua funzione d’uso per far fronte ad esigenze contingenti.
Social housing
Il mancato turn-over ha prodotto, fra le altre cose, un innalzamento dell’età media degli assegnatari. L’espressione edilizia residenziale pubblica è stata negli ultimi anni sostituita con social housing, alloggi sociali, edilizia residenziale sociale, quest’ultima definita come “l’insieme dei servizi abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie” erogate da “operatori pubblici e privati prioritariamente tramite alloggi in locazione”.
Tuttavia, al cambiamento del linguaggio non sono conseguite sostanziali variazioni, e non un maggior ruolo di una eterogeneità di soggetti privati, nelle modalità di trattamento del disagio abitativo in una società in forte evoluzione (economia, famiglie, mercato del lavoro), che ha assunto le nuove forme sommariamente descritte senza innovazioni significative nelle modalità di intervento.
Francesco Gastaldi
Università Iuav di Venezia