Il comfort di un ambiente passa anche dall’acustica. Ambienti di lavoro rumorosi, bar e ristoranti dove è impossibile conversare con i propri commensali, o peggio, sale, teatro e cinema dove le ultime file faticano a seguire gli spettacoli perché lo spazio è mal progettato, sono tutti esempi di come una buona acustica sia in grado di trasformare la qualità della vita quotidiana.
A dare il proprio contributo in questa direzione c’è Bifire, azienda di Desio (Monza Brianza) quotata in Borsa e specializzata in prodotti per l’isolamento termico e per la protezione al fuoco in edilizia, industria e marina, che ha progettato Bilife, una innovativa linea di controsoffitti che, oltre a offrire elevate prestazioni di assorbimento acustico, è in grado di garantire isolamento termico, regolazione igrotermica dell’ambiente e riflessione della luce.
In più, i pannelli sono completamente riciclabili e costituiti da materiale naturale, perlite e carta, proveniente al 40% da materiale destinato allo scarto.
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Mauro Ravelli, responsabile dell’ufficio tecnico di Bifire: Abbiamo predisposto un investimento enorme sia in termini economici, sia in termini di tempo e risorse umane.
Per noi questo rappresenta un prodotto fondamentale. Il progetto è nato poco prima del covid: la pandemia ci ha rallentato nello sviluppo, anche se potrebbe averci dato un vantaggio nella promozione attuale, vista la maggiore sensibilità al tema dell’acustica nata dopo la pandemia.
La nuova linea di controsoffitti Bilife è la novità intorno a cui ha ruotato anche la presenza di Bifire a Klimahouse 2025.
Quali sono le caratteristiche tecniche di Bilife?
Abbiamo progettato una nuova linea di pannelli per controsoffitti modulari, la cui caratteristica principale è la materia prima con cui vengono realizzati.
I due principali ingredienti sono la perlite e la carta da macero, quindi fibre di cellulosa provenienti per oltre il 35% da carta destinata allo scarto. Il materiale è riciclabile al 100%.
Come è nata la scelta di questo materiale?
Abbiamo voluto sfruttare il più possibile i materiali destinati al macero. Questo ci dà grossi vantaggi nella certificazione Epd e nei Cam per il contenuto di riciclato, caratteristiche che oggi hanno un peso fondamentale, soprattutto negli appalti pubblici.
Essendo poi prodotto interamente da noi nello stabilimento di Varedo (Monza Brianza), Bilife ci offre un grande vantaggio competitivo: essendo gli unici produttori di questa tipologia di controsoffitti nel mercato italiano, l’obiettivo è quello di essere la prima scelta.
Quali sono le caratteristiche innovative dei pannelli per controsoffitti Bilife?
La caratteristica principale di un controsoffitto è quella di mascherare il soffitto.
L’obiettivo è di unire l’effetto di mascheramento con altre caratteristiche tecniche, che vanno dall’assorbimento acustico all’isolamento termico, a una buona riflessione della luce e alla regolazione igrotermica, cioè quel fenomeno che permette di assorbire l’umidità in eccesso quando l’ambiente è troppo umido e rilasciarla quando è secco.
L’ultima caratteristica che abbiamo implementato è quella che abbiamo voluto chiamare caduta della goccia. Tipicamente, se le tubazioni impiantistiche sotto il solaio sono troppo fredde si crea condensa che gocciola, causando delle macchie di umidità sul controsoffitto, che ciclicamente deve essere ritinteggiato.
Il nostro controsoffitto, costituito da materiali idrorepellenti, non assorbe la goccia d’acqua, che viene invece smaltita nell’ambiente, grazie appunto alla proprietà di regolazione igrotermica.
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Qual è invece la resistenza meccanica?
Uno dei principali fattori su cui abbiamo puntato è la resistenza meccanica. Il classico pannello da controsoffitto in fibra minerale o lana di roccia non ha tra i suoi punti di forza tale caratteristica.
Essendo materiali tendenzialmente fragili, è facile che il pannello si possa rompere, sbeccare o rovinare: il danno economico è relativo, però viene comunque sprecato del materiale.
Una pessima scelta dal punto di vista della sostenibilità. Per questo abbiamo voluto proseguire con la sperimentazione, ottimizzando il nostro materiale anche dal punto di vista meccanico.
In questo modo gli operatori non devono avere più paura di prendere in mano i pannelli per movimentarli.
Il materiale ha anche prestazioni isolanti?
Assolutamente sì. Non nasce con questo obiettivo, ma la perlite da un lato e la fibra di cellulosa dall’altro, unite a uno spessore da 15 millimetri, danno il loro contributo.
È chiaro che per avere un isolamento termico ottimale, il pannello va accoppiato con altri materiali isolanti, come lane e fibre minerali.
È fonoassorbente?
Assolutamente sì. Il pannello liscio ha un coefficiente di fonoassorbimento superiore a 0,25, quindi come finitura base è ottima. Stiamo lavorando per arrivare a un pannello con caratteristiche che si avvicinano a 1, giocando sulle finiture e sul materiale base.
Come si applica il pannello?
Si applica sulle classiche strutture da controsoffitto presenti in commercio, quindi su strutture metalliche a T da 24×38 o 15×38 millimetri.
Avete svolto prove di laboratorio?
Sono ormai quattro anni che svolgiamo prove di laboratorio, dalla reazione al fuoco alla resistenza al fuoco, dall’isolamento termico all’assorbimento acustico, fino all’isolamento acustico verticale e orizzontale.
Soprattutto questi ultimi sono test molto particolari, che quasi nessuno esegue. Abbiamo fatto un grosso investimento, sia in termini di costi, sia di tempo, per ottenere queste certificazioni, e abbiamo ottenuto buoni risultati, sia in presenza, sia senza setto di separazione sopra la parete.
Cosa vuol dire?
Il progettista che conosce la materia dell’isolamento acustico sa che sono poche le soluzioni di isolamento acustico laterale.
Tra due uffici contigui la maggior parte del suono supera la parete che separa gli ambienti, propagandosi attraverso il controsoffitto.
Se però il controsoffitto ha una buona massa e un buon grado di assorbimento, come quello che abbiamo progettato, è possibile isolare anche senza dover proseguire con la parete nel solaio.
Sono pannelli certificati?
Assolutamente sì. Ogni aspetto che abbiamo inserito nella scheda tecnica presenta un certificato. Una delle prerogative di Bifire è quella di affiancare a ogni caratteristica della scheda tecnica un test di laboratorio.
Tutte le nostre schede tecniche presentano valori, tolleranze, normative di riferimento e il numero di certificato.
Il prodotto è brevettato?
Non crediamo nel brevetto. In un brevetto bisogna dichiarare esattamente come viene realizzato il materiale.
È chiaro che nei vari certificati, soprattutto nell’Epd, si devono indicare dei range di riferimento, ma evitiamo il brevetto proprio perché non ci piace rivelare le formulazioni dei nostri prodotti.
Chi vuole arrivare ai nostri stessi risultati, si deve armare di pazienza e cultura, studiare e investire.
Quali sono gli ambienti a cui Bilife si adatta?
Tutti gli ambienti civili e industriali.
Con efficacia?
Dipende da come è progettato l’ambiente in cui viene installato. Il classico esempio è quello del cinema o della sala teatro: se vengono scelti materiali completamente riflettenti dal punto di vista acustico, come poltrone in pelle, bisogna sfruttare un controsoffitto che sia fonoassorbente; al contrario se vengono scelti materiali fonoassorbenti, come il tessuto per le sedute, è chiaro che bisogna progettare un controsoffitto in grado di non assorbire completamente il suono, altrimenti le ultime file non sentiranno nulla.
Ci sono poi le vie di mezzo. Insomma, la tecnologia del controsoffitto va scelta in funzione di tutto il progetto. Bifire è in grado di offrire soluzioni con coefficienti di assorbimento che vanno dallo 0,25 fino a quasi 1.
Parallelamente stiamo mettendo a punto un materiale base completamente differente, destinato sempre ai controsoffitti, ma molto più estremo.
Avrà i massimi livelli di resistenza al fuoco, reazione al fuoco, assorbimento acustico, un materiale molto tecnico destinato a risolvere problemi puntuali.
Bilife nasce per realizzare controsoffitti in qualsiasi ambiente; quest’altra linea sarà invece dedicata al progettista che ha esigenze particolari legate all’antincendio e all’acustica.
Offrite anche un servizio a supporto dei progettisti?
Bifire è un’azienda tecnica. Oltre ai materiali, deve offrire un supporto con un ufficio dedicato in grado di rispondere alle diverse esigenze, dalla progettazione di un ufficio a quella di un cinema fino ai grossi progetti.
Abbiamo decenni di esperienza e siamo molto preparati nell’ambito della sicurezza antincendio; entrando nel mondo dei controsoffitti, stiamo approfondendo da qualche anno anche l’aspetto dell’acustica.
Il marchio Bilife nasce anni fa con l’idea di fare ricerca e sviluppo nel campo dei controsoffitti. Studiando il materiale base per realizzare il pannello Bilife, abbiamo capito che potevamo offrire grossi vantaggi dal punto di vista dell’acustica.
Siamo usciti qualche anno fa con il Bilife Sanus, un pannello inperlite espansa che ha anche caratteristiche fonoisolanti; poi abbiamo sviluppato il pannello Supersil Sound, pannello accoppiato con ottimo potere fonoisolante e termoisolante; oggi con Bilife ci siamo specializzati nel dare una risposta specifica per i controsoffitti.
Com’è organizzato il vostro servizio di consulenza?
Il nostro primo interlocutore è la forza vendita, capillare su tutto il territorio. Abbiamo più di 50 agenti in tutta Italia e quattro all’estero, che lavorano in Europa fino ad arrivare a Paesi come Israele, Medio Oriente, Ucraina, Inghilterra, e da poco il Middle East.
La forza vendita viene formata dal punto di vista commerciale e tecnico, e offre un primo supporto. Poi viene l’ufficio tecnico, in grado di rispondere al progettista e supportarlo nella ricerca della migliore soluzione.
Con il nostro laboratorio possiamo aiutare anche a sviluppare soluzioni ad hoc per situazioni particolari o cantieri particolarmente esigenti.
Quanto conta la ricerca e lo sviluppo?
È il punto chiave attorno al quale lavoriamo tutti i giorni. Non esiste un prodotto Bifire che non sia affiancato da ricerca e sviluppo.
Qual è il rapporto in cantiere con le imprese?
Bifire è presente in cantiere con i propri tecnici commerciali per supportare le imprese che si trovano ad affrontare un problema.
L’assistenza è assolutamente garantita e consolida la credibilità che l’azienda ha sul mercato.
Come si articola invece il vostro rapporto con i progettisti?
Il progettista è più attento agli aspetti tecnici. Forniamo assistenza telefonica o con videocall, andiamo a visitare gli studi di progettazione, sia su nostra proposta che su loro richiesta.
Siccome proponiamo materiali con un grosso ventaglio tecnico, riusciamo ad abbracciare un ampissimo spettro di studi di progettazione, offrendo le nostre competenze e capacità tecniche.
Bifire produce anche pannelli isolanti molto sottili e resistenti al fuoco: quali sono le loro caratteristiche specifiche?
I nostri pannelli Supersil sono lastre a base di calcio fibrosilicato, un materiale che naturalmente resiste al fuoco e all’umidità ambientale.
Queste sono due caratteristiche che ci permettono di offrire soluzioni tecniche per l’antincendio e rispondere con pochi millimetri alle più elevate richieste di resistenza.
In più questo materiale non soffre l’umidità presente naturalmente negli ambienti, soprattutto in quelli industriali non climatizzati.
Installando Supersil, sia a parete sia in controsoffitto, possiamo assicurare un aumento del comfort interno, con una garanzia di almeno 25 anni.
Come avete determinato lo spessore?
Supersil viene prodotto in due spessori: 12 e 6 millimetri. Il pannello da 12 millimetri è destinato alle applicazioni in parete, controparete e controsoffitto continuo.
Spessori troppo bassi non garantiscono la stabilità nel tempo del materiale, perché troppo sottili; lo spessore da 12 millimetri offre invece molte più garanzie di stabilità, resistenza meccanica, praticità di movimentazione in cantiere e in rivendita.
È lo spessore ottimale per coniugare resistenza e prezzo. La versione da 6 millimetri, destinata ad applicazioni in controsoffitto, è ottimizzata per unire resistenza e leggerezza.
In alcune situazioni è infatti importante evitare di mettere in crisi strutture leggere, come reticolari e lamiere coibentate, con carichi non previsti a progetto. Il pannello Supersil da 6 millimetri nasce per pesare la metà.
Come si procede per la posa?
La posa di Supersil è identica a quella di una classica lastra di cartongesso. Viene movimentata da due persone e si installa a parete e soffitto con viti, preferibilmente quelle per lastre cementizie, poiché Supersil è volutamente più dura in superficie.
Le viti per lastre cementizie sono dotate di testa con alette che consentono di evitare tensioni di criccatura rispetto alle viti per cartongesso, che possono comunque essere utilizzate.
Supersil è adatto anche alle superfici esterne di un condominio?
Sì, purché le superfici non siano direttamente esposte alle intemperie, quindi è adatto a un controsoffitto, alle pareti di un cavedio, a un porticato.
La lastra Supersil nasce infatti per essere direttamente stuccata e tinteggiata, grazie alla presenza del velovetro in superficie.
In facciata sarebbe sprecata; esistono altri prodotti più adatti, come Aquafire, lastra in cemento alleggerito fibrorinforzato, meno rifinita e più adatta a questo genere di applicazioni.
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Qual è invece la proposta di Bifire per quanto riguarda i sistemi a cappotto?
Continuiamo a registrare un’elevata richiesta per i nostri sistemi sottovuoto a basso spessore Vacunanex.
Durante il superbonus la domanda è stata drogata, ma ci ha dato una notevole mano dal punto di vista della promozione e della pubblicità.
Oggi il percorso di sviluppo sta passando principalmente attraverso la marcatura Ce del sistema Vacunanex Cappotto. Saremo i primi a uscire con un cappotto certificato Etics realizzato con prodotti sottovuoto.
Non è un risultato scontato: è un lavoro di due anni e mezzo, che si concluderà verso Pasqua 2025. Abbiamo dovuto risolvere diverse problematiche e non avremmo potuto farlo senza ricerca e sviluppo.
Il Vacunanex continuerà quindi ad essere la nostra principale risposta per i sistemi a cappotto.
Quali sono le sue caratteristiche tecniche?
L’idea è molto semplice. Vacunanex isola come tutti gli altri cappotti, ma con un decimo dello spessore. Questa caratteristica risulta fondamentale dove non c’è spazio: logge, balconi, piani terra prospicienti la strada pubblica, centri storici. Può essere applicato sia in interno che in esterno.
Come si comporta questo materiale in caso di incendio?
È incombustibile, quindi non compartecipa all’incendio.
Può essere utilizzato anche nelle facciate ventilate?
Assolutamente sì. Diversi nostri clienti hanno sviluppato progetti in cui alla facciata principale dell’edificio è stato incollato il sistema Vacunanex.
Il tutto è stato poi completato con una controparete realizzata in Aquafire. La versatilità di Aquafire e le proprietà di isolamento di Vacunanex hanno consentito di ottenere tutti i vantaggi di una facciata ventilata in soli 7-8 centimetri di spessore, al posto dei soliti 30 centimetri.
Come emerge la qualità del vostro sistema a cappotto e quali sono i vantaggi in termini di minore dispersione energetica?
Pur mantenendo uno spessore molto basso, il sistema Vacunanex offre un potere isolante enorme, con un lambda di 0,004W/mK.
Riesce a isolare come un tradizionale sistema a cappotto, ma la massa del materiale consente di concentrare tutto in 10-20 millimetri.
L’isolamento termico, unito allo sfasamento termico, alla qualità intrinseca del materiale, alla facilità di posa (il materiale si incolla, non si tassella), porta tutta una serie di vantaggi che i sistemi tradizionali non hanno, a meno che non vengano aumentati gli spessori.
Tra le proposte Bifire c’è anche AquaGlass. Di cosa si tratta?
AquaGlass è una lastra a base di gesso fibrorinforzato. È un prodotto marcato Ce e si utilizza per pareti, contropareti e controsoffitti in ambiente esterno.
Perché sceglierla? È una via di mezzo tra Supersil e Aquafire: è un pannello che si avvicina alle caratteristiche di una lastra in cartongesso, è molto leggera, ha una superficie prefinita grazie al velovetro in superficie.
Questa caratteristica consente di velocizzare i tempi di cantiere, eliminando la necessità della rasatura. È chiaro che è una soluzione ottimizzata per determinate situazioni di cantiere, in cui c’è necessità di velocizzare le procedure.
Un aspetto sempre più importante in edilizia è la sostenibilità. Come si coniuga con i prodotti Bifire?
I prodotti Bifire sono certificati Epd. Il nostro sforzo va nella direzione di ottimizzare i valori presenti nell’Epd, cercando di utilizzare sempre più materiale di scarto. Anche il processo produttivo è sempre più ottimizzato in tal senso.
Tutto questo consente di offrire enormi vantaggi sia dal punto di vista economico, perché non buttiamo via materiale, sia nei confronti dei progettisti. Un approccio davvero win-win.
Ricerca e sviluppo per crescere
Bifire ha debuttato a Piazza Affari il 31 maggio 2022. A due anni dalla quotazione in Borsa, qual è il bilancio?
Alessandro Porro, Cfo di Bifire: L’operazione è stata un modo per dare visibilità all’azienda, acquisire credibilità, aprire nuove porte in diversi settori, soprattutto nel finance, e avere un appeal diverso nell’ambito di nuove assunzioni.
La crisi finanziaria di questi ultimi anni non ha dato il risvolto che speravamo sulle quotazioni del titolo, però siamo convinti che si tratta di una situazione momentanea e che, con la ripresa del mercato, Bifire verrà riconosciuta per il valore che ha.
Il trend non è assolutamente premiante per tutte le aziende quotate: è un momento di assestamento, con tassi di interesse molto alti; la liquidità sul mercato viene a mancare indirizzandosi verso altri settori.
Stiamo uscendo con nuovi prodotti e questo darà una nuova visibilità e più opportunità di crescita. Siamo assolutamente fiduciosi.
Mauro Ravelli, responsabile dell’ufficio tecnico di Bifire: Riuscire a diventare una società per azioni significa dare determinate garanzie di solidità e credibilità.
È molto più impegnativo, ma permette a Bifire di avere una immagine molto più elevata. La sigla spa è molto di più di una sigla. Lo rifaremmo? Certamente sì.
di Veronica Monaco