Domus contemporanea con percorso coperto a sbalzo

Vista zenitale della domus contemporanea

La casa a corte è una tipologia peculiare delle domus romanae, sia in ambito urbano che rurale. Ne troviamo ampia traccia anche nella cultura araba ove col termine saqifa si designa lo spazio aperto multifunzionale al quale vengono costruiti attorno gli ambienti confinati della casa.

La fusione fra le due tradizioni trova la sua esemplificazione nei patios spagnoli, diffusi anche nel contiguo Portogallo. Ne possiamo trovare innumerevoli esempi in tutte le epoche e anche fra le opere dei maestri contemporanei iberici della nostra disciplina.

Tradizione italiana

Nella tradizione italiana la tipologia sopravvive nella variante rurale della corte colonica, tipica di tutte le aree dove si è diffuso il latifondo, e nel modello di palazzo nobiliare introdotto nel rinascimento ma scompare, quasi del tutto, dalla nostra architettura moderna. Fra gli anni ‘30 e ‘40 si ritrovano alcune ricerche teoriche ma pochissime realizzazioni.

Forse la più rilevante è la cosiddetta “unità d’abitazione orizzontale” progettata negli anni ‘50 da Adalberto Libera per Ina nel quartiere Tuscolano di Roma. Un altro intervento di sicuro interesse è quello progettato da Camillo Botticini a Castenedolo, provincia di Brescia.

Nei primi anni del terzo millennio Aler ha realizzato un nuovo comparto di alloggi popolari. Il progettista immagina un blocco compatto a un piano con 5 unità immobiliari che si sviluppano attorno a micro-corti private.

Esempio di casa a corte

Nelle campagne della bassa Veronese, sul limitare del costruito di Villafranca, troviamo un bell’esempio di casa a corte progettato dal giovane Alberto Pizzoli.

Questa abitazione singola, che accoglie anche i ricoveri dei mezzi dell’azienda agricola collegata, appare in mezzo al reticolo regolare dei campi coltivati come un recinto chiuso che ne occulta, gelosamente, i ricchi interni e non ci fa percepire, fino in fondo, la sua notevole estensione. Il progettista sceglie un involucro dalle forme industriali realizzato con un setto monolitico in calcestruzzo armato.

La texture del materiale viene arricchita grazie a un espediente. Come casseri per il getto sono stati impiegati pannelli in Osb che lasciano sul calcestruzzo una matrice materica molto discreta ma piacevolmente cangiante a seconda dell’incidenza del sole.

Sul lato strada, posto a sud, trovano collocazione gli spazi comuni, cucina, pranzo, salotto. Sul fronte est la zona notte distribuita da un lungo corridoio che termina nella stanza padronale. Il recinto viene poi chiuso sul lato nord dagli annessi produttivi e sul fronte ovest da un muro segnato da sottili aperture a tutta altezza.

I fronti hanno una quota omogenea con due soli elementi emergenti: sul lato strada un timpano che illumina la zona pranzo; sul lato dei frutteti una monofalda che accoglie l’impianto fotovoltaico. È quindi una casa in massima parte introversa che trova il proprio focus nella corte centrale.

Pizzoli rilegge in modo critico i modelli antichi collocando fra interno ed esterno un elemento di filtro. Il peristilio della domus romana diventa infatti un percorso coperto totalmente a sbalzo che permette la deambulazione anulare anche in caso di maltempo, e diviene un efficace espediente mitigativo solare.

Tecnica costruttiva

Gli interni sono molto ben illuminati sia in modo naturale, grazie alle ampie vetrate scorrevoli, che in modo artificiale, grazie a una piccola invenzione. Il solaio di copertura è integralmente in legno con travi portanti accoppiate, poste ad interesse di 180cm, opportunamente spaziate per integrare i corpi illuminanti.

I setti perimetrali accolgono, sul lato interno, una contro parete in laterizio intonacato fortemente coibentata, tramite uno strato di lana di roccia, e integrata con i cavedi per il passaggio dell’impiantistica.

Anche l’attacco a terra è fortemente isolato mediante un massetto adeguatamente additivato, garantendo così un’ottima efficienza dell’intero involucro.

Tutte le divisorie sono realizzate con metodica tradizionale in forati mentre la copertura, come dicevamo con struttura in legno, è completata da un pacchetto integralmente a secco, sia per la parte sub orizzontale che per quella inclinata.

Tale elemento è formato da un primo strato costituito da un tavolato in legno di conifera che occulta una barriera al vapore ed un cospicuo strato di coibentazione in fibra di legno di abete rosso.

I pannelli isolanti, di due densità per complessivi 18 cm, sono protetti superiormente da un freno vapore traspirante e da secondo tavolato su cui è impostata una camera d’aria ventilata chiusa da un terzo tavolato. La ventilazione ha uno spessore variabile per creare una pendenza adeguata alla posa di una guaina saldata in opera.

La membrana è poi protetta, dall’azione dei raggi Uva e Uvb, mediante un’apposita verniciatura a spruzzo di colore grigio chiaro. Nelle parti inclinate lo strato di impermeabilizzazione è costituito da una lamiera di alluminio aggraffata anch’essa con tinte tenui.

Energia e comfort

La performance energetica complessiva e il comfort indoor vengono garantiti da un generatore di calore ibrido, formato da una pompa di calore elettrica accoppiata a una caldaia a condensazione a gas, che alimenta un sistema radiante a pavimento riscaldante e raffrescante.

L’impianto è integrato da un circuito di ventilazione meccanica controllata, dotato di recuperatore entalpico ad alta efficienza, che stabilizza il livello igrometrico degli ambienti. Alberto Pizzoli ci conduce nel suo personale viaggio in un microcosmo domestico autonomo e autosufficiente. Questa architettura, pur nella sua lineare semplicità, riserva scorci sorprendenti che denotano maturità e notevole capacità di gestire la complessità.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini

Alberto-Pizzoli
Alberto Pizzoli

Il commento di Alberto Pizzoli

La casa si trova nella campagna a sud di Verona, ai limiti di un piccolo paese circondato da frutteti ed edifici produttivi. Sono le proporzioni del lotto agricolo a guidare la direzione del progetto: l’intuizione, una volta individuate le distanze minime dai confini, è quella di tracciare il perimetro edificabile e distribuire le funzioni lungo questo limite, disegnando un grande vuoto centrale. La tipologia a patio genera una separazione netta tra la vita pubblica e la vita privata domestica, che diventa fondamentale all’interno di una piccola comunità. La casa-azienda agricola si inserisce all’interno del tessuto produttivo locale mantenendo un linguaggio industriale nella composizione della parte esterna. A livello materico, la struttura coincide con la finitura. Il tocco decorativo e caratterizzante è l’inserimento all’interno dei casseri di pannelli in Osb; quando il cemento viene gettato, si stampa a contatto con le tavole e prende sia la sfumatura calda del materiale, che i chiaroscuri dei trucioli all’interno. Il risultato è una superficie mimetica, che esalta il verde circostante. Le coperture e gli altri elementi accessori sono rivestiti in alluminio chiaro, con lo stesso tono delle sfumature del cemento.

La scheda

Committente: Privato
Progettista: arch. Alberto Pizzoli
Strutture: ing. Niccolò Ottoboni
Impresa Edile: Riccardo Peroni
Strutture in Legno: Cg Edilservice: Bonfante Interior Contractor
Impianti Elettrici: Tgf di Turrina Alessandro
Costruzione piscina: Rel-Lux srl
Serramenti: Seal Serramenti
Progetto del verde: Vivai Progetto Natura
Progetto: 2018-2021
Costruzione: gennaio 2021- ottobre 2022
Foto: Lorenzo Linthout

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