Consolidamento strutturale: ricostruire seguendo la bioedilizia

Materiali naturali, tecniche della tradizione e attenzione per il risparmio energetico. Una cascina nel lecchese è stata recuperata con l’utilizzo di grassello di calce, terra cruda, calcecanapulo, ma anche con canne palustri. Ed è diventata un cantiere pilota per il consolidamento strutturale. L’approccio all’architettura bioecologica non può limitarsi all’efficienza energetica a ogni costo e con qualsiasi materiale trascurando la dignità di un manufatto storico che è sopravvissuto a decine e decine di generazioni. L’uomo deve essere messo al centro di ogni scelta di materiali e tecnologie, sperimentando anche nuove mescole con antichi materiali e gustandone il benessere che ci trasmettono, oltrepassando i limiti dei calcoli prestazionali. La casa è l’uomo, la famiglia, la famiglia allargata, così come la chiesa è la comunità religiosa e non le pietre che la confinano. L’involucro ha il delicato compito di costruire attorno e interpretare l’essenza e le funzioni del vivere. Questa premessa alla presentazione del progetto è necessaria per trasmettere il senso del recupero di questa cascina, costituita da una palazzina e un rustico, che già nella riqualificazione di un fabbricato rurale trova i suoi intenti primitivi delle scelte dei clienti. Norme, certificazioni, standard, alte prestazioni spesso ci sviano da questa altissima funzione che ha l’architettura, medicina preventiva del nostro benessere psico-fisico.

Recupero edilizio

Il tema del recupero comporta una scelta a monte da parte del committente, la consapevolezza sui temi di consumo del territorio e del valore dei manufatti storici. Come ritrovare manufatti coinvolge economie, sensibilità progettuali nelle scelte compositive e dei materiali e capacità realizzative. Nel caso di Lecco, la sostituzione degli intonaci sintetici della palazzina e la valorizzazione degli elementi tipologici del rustico (grigliati, aperture, volte, portoni) che identificano l’intero complesso edilizio come cascina pedemontana, seppur anomala nel suo genere, sono stati i due punti cardine sui quali si è basato il progetto di recupero. Del rustico si sono voluti recuperare non solo i caratteri tipologici, ma l’intero manufatto con le sue murature in pietra testimoni della storia e al contempo portatrici di inerzia termica. I forti dissesti murari hanno portato a un atipico processo d’intervento strutturale basato su una gabbia lignea in affiancamento alla struttura esistente sgravandola dai carichi e al contempo permettendo spazi necessari per un isolamento termico ecocompatibile. La palazzina e monostanza sono state svestite degli intonaci perimetrali per ridare traspirabilità alle pareti e al contempo migliorarne le prestazioni energetiche.

L’esterno è formato da strati di intonaco in calcecanapulo e finiture in grassello di calce che, sulle intelaiature in legno,aggrappano su stuoie di mezze canne palustri

Consolidamento strutturale

Nell’edificio a rustico, le intelaiature lignee di consolidamento strutturale si elevano a partire da una cordonatura di fondazione che stacca la struttura da terra e al contempo rinforza il piede della muratura in pietra esistente. L’attacco a terra evita rischi di risalita capillare grazie a pannelli di vetro cellulare tra cordolo e dormiente in larice. L’intelaiatura si eleva in maniera indipendente dalla muratura esistente assorbendo i carichi verticali dei solai e della nuova copertura. L’intercapedine tra un telaio e l’altro è isolata con tecniche di calcecanapulo a spruzzo. La pelle esterna è formata da strati di intonaci in calcecanapulo e finiture in grassello di calce (differenziate per ogni edificio) che trovano supporto di aggrappo anche sulle intelaiature in legno grazie al fissaggio di stuoie di mezze canne palustri.

Muratura e ammorsamenti

I quadri fessurativi della muratura e la successivastonacatura delle murature esistenti hanno messo in rilievo alcune mancanze di ammorsamenti, lesioni, sottodimensionamenti e movimentazioni nel tempo delle murature esistenti. In questi punti di fragilità si è intervenuti puntualmente con specifiche tecniche di consolidamento bioedile (consolidamenti all’estradosso delle volte con malte a base di calce, interventi cuci-scuci per ammorsamenti murari, consolidamento ligneo dei solai esistenti). Il legame di ogni componente disomogeneo delle murature è stato migliorato grazie alla posa di malte in calceidraulica fibrorinforzate.

Migliorare i consumi energetici

Il miglioramento dei consumi energetici degli involucri, oggetto dell’intervento, riguarda l’isolamento delle pareti disperdenti e la realizzazione di nuovi serramenti. Al fine di non snaturare le connessioni tra i diversi corpi di fabbrica l’isolamento a cappotto esterno, sempre presente per non creare ponti termici, a volte è stato rafforzato anche da interventi di isolamento all’interno dell’edificio. I serramenti lignei con vetro camera basso-emissivo sono stati trattati in maniera differente tra i vari corpi di fabbrica. Al fine di mantenere l’aspetto materico del rustico, i telai dei serramenti sono stati spazzolati e trattati superficialmente per ottenere texture e cromatismi simili a quelli preesistenti. I corpi su strada invece sono stati tinteggiati di bianco previa spazzolatura del legno.

Materiali naturali ecocomatibili e innovativi

La scelta dei materiali da costruzione, degli isolanti e delle finiture non ha voluto soddisfare singolarmente i requisiti dichiarati dagli ecolabel ma si è addentrata nello studio della compatibilità nel loro abbinamento fino alla scelta dei trattamenti finali, affinché il comfort non fosse delegato solo al miglioramento termico ma anche a un benessere igrotermico. In molti casi ci si è spinti anche all’uso di materiali innovativi e sperimentali. I trattamenti finali di molti materiali di rivestimento di pareti e pavimentazioni sono a base di olii e cere naturali.

Materiali di pregio da recuperare: marmo, cotto e pietra

La scelta dei materiali da recuperare e reinserire nel progetto ha avuto avvio fin dai primi sopralluoghi di rilievo dove oltre ai materiali messi in opera (pavimenti in cotto) si sono scoperti altri materiali di pregio (marmi e altre lastre di pietra locale) stoccati alla rinfusa nel rustico. Altri materiali come travi lignee e cantonali in pietra del Moregallo sono stati selezionati e messi da parte durante gli interventi di demolizione. È in questo modo che l’intervento di recupero del pavimento in cotto variegato lombardo al secondo piano è stato possibile grazie a un meticoloso consolidamento del solaio ligneo esistente e a ripristini puntuali. Il pavimento in cotto parzialmente presente nel sottotetto è stato riutilizzato per la pavimentazione di altre stanze a uso abitativo. I marmi di Carrara hanno dato vita loro stessi grazie alle loro dimensioni straordinarie al progetto della cucina disegnata su misura. Marmi lavorati in cantiere per realizzare sia il top dei mobili che i rivestimenti parietali della cucina. Travi lignee opportunamente selezionate sono state reimpiegate nelle carpenterie e solai. Alcune pietre calcaree nere del monte Moregallo, reduci di demolizioni in breccia, sono state reimpiegate sia per l’appoggio di travi lignee sia nella pavimentazione esterna. Altre lastre di pietra granitica locale hanno trovato il loro impiego in soglie, davanzali, panche. In questo modo il reimpiego di molti materiali non è stato solo un pretesto per diminuire gli impatti dei materiali utilizzati nel cantiere, ma anche una soluzione per valorizzare anche visivamente la materia ritrovata.

Sotto, consolidamento all’estradosso delle volte con malte a base di calce

Riscaldamento a irraggiamento

La richiesta iniziale della committenza di slegarsi dalla rete del gas, inizialmente ha concepito il progetto impiantistico a partire da sistemi di geotermia. Infine, la produzione energetica per il riscaldamento si è resa esecutiva con un impianto performante a pellet. Il sistema distributivo del calore è stato realizzato sia con sistemi a pavimento sia a soffitto, approfondendo stratigrafie di materiali messi in opera in cantiere specifici per il miglioramento dell’efficienza della distribuzione del calore anche grazie a isolamenti e intonaci ad alta inerzia termica.

Impianto fotovoltaico integrato

Le due falde della palazzina a due piani orientate verso sud sono state progettate con l’inserimento di pannelli integrati a forma triangolare che ricoprono interamente le falde. L’energia elettrica prodotta di 6KW viene attualmente utilizzata sia per l’illuminazione interna ed esterna, per la forza motrice, per i fornelli a induzione e per l’alimentazione di una pompa di calore per l’acqua sanitaria nel periodo estivo.

Classi energetiche: dalla G alla A

Gli apporti migliorativi a livello di involucro edilizio e di impiantistica (centrale a biomassa + impianto fotovoltaico) hanno portato l’edificio dalla classe energetica più bassa a un consumo di 22,44 KWh/ mq/a (classe A) portando a una riduzione complessiva del fabbisogno energetico dell’89%.

Alcuni materiali bioedili utilizzati nel recupero: pannelli in sughero e biocanapa, lana di legno, fibra di canapa, perlite, Foamglas

Recupero delle acque piovane

Durante gli scavi esterni sono stati messi alla luce due pozzi in pietra, uno riempito di macerie e l’altro nel mezzo del giardino. Dopo aver verificato il suo funzionamento con scopo di drenaggio più che di approvvigionamento, è stato ripristinato e inserito come troppo pieno del sistema di recupero delle acque piovane. Tale sistema è composto da rete di raccolta tramite pluviali, tubazioni, pozzetti e filtri che confluiscono tutti in una cisterna di 12mc. L’acqua viene impiegata sia per irrigazione del giardino sia per alimentare una rete di acque grigie al servizio degli sciacquoni dei wc dei bagni.

Il cantiere innovativo

In diverse fasi di avanzamento dei lavori, il cantiere è stato messo a disposizione dai proprietari per poter svolgere dei seminari di approfondimento organizzati da Anab (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica). Tali seminari sono serviti sia per formare le imprese presenti sul cantiere su particolari tecniche e materiali innovativi previsti dal progetto, sia per formare altri artigiani e professionisti interessati all’argomento. Il primo cantiere-scuola è stato di introduzione alle tecniche in calcecanapulo. Alla presentazione dei materiali base (le calci e i canapuli)m per poi approfondire il tema di come formulare ed eseguire le mescole da realizzare in cantiere e la loro messa in opera (getti di riempimento, getti di sottofondi, intonaci di corpo, murature in blocchi di calcecanapulo). A seguito di questo seminario è stato approfondito il tema della posa a spruzzo di isolanti in calcecanapulo 1:1 tramite macchine specifiche, per terminare con le finiture in calce canapa e le calci idrauliche e aeree.

Il retro della cascina, con l’intonaco dal colore rosso,ottenuto con la miscelazione di terre pozzolaniche con calce. Le ghiare hanno migliorato l’idraulicità del grassello orafforzandone la colorazione

Terra cruda, calcecanpulo e pozzalanica

Il progetto ha assunto anche il ruolo di cantiere pilota per la messa in opera monitorata nel tempo di malte specifiche da abbinare ai sistemi di riscaldamento a soffitto o parete. Nella fattispecie il prodotto approfondito è il Terraccumulo di Matteo Brioni, un intonaco in terra ad alta inerzia termica che è stato applicato sui soffitti dei bagni. A partire dall’esperienza con le tecniche in calcecanapulo e terra cruda, è nato anche lo sviluppo di mescole specifiche per il cantiere di finiture in terracanapulo, applicate su pannelli prefabbricati in terra cruda che fanno da divisori interni. La colorazione rossa dei due corpi edilizi su strada ha portato a una ricerca di malte di finitura specifiche. Il cocciopesto è stato il riferimento iniziale per le mescole di finiture e di intonaco di corpo. La capacità idraulicizzante di tale materiale, conosciuta fin dal tempo dei romani, sembrava la risposta naturale ed efficace alle esigenze. L’approfondimento sul tema ha visto infine l’utilizzo di terre pozzolaniche (ghiare) che hanno migliorato l’idraulicizzazione del grassello impiegato nelle mescole rafforzandone anche la tonalità del colore finale, che non è colore ma materia stessa.

(Sergio Sabbadini)

LA SCHEDA 

INTERVENTO DI RECUPERO CASCINA STORICA A LECCO
Committente: sig.ra Barbara Valsecchi, sig. Paolo Trezzi
Progetto, D.L., C.S.P., C.S.E.: prof. arch. Sergio Sabbadini (disstudio.it), collaboratori: arch. Lisa Ponzoni, arch. Giacomo Simone
Progetto e D.L. interventi strutturali: ing. Tommaso Papini (disstudio.it)
Impresa appaltatrice edile: Gruppo LMB srl
Impresa appaltatrice impianti: DIEFFE IMPIANTI srl
Impresa impianti fotovoltaici: Ecorisoluzioni
Foto credits: Alberto Ferrero, Gianni Dal Magro, Sergio Sabbadini

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