Uno dei caratteri più singolari di Bangkok, in Thailandia, è la complessità e stratificazione infrastrutturale, che interessa più quote urbane dotate di connessioni interdipendenti e si snoda entro un tessuto particolarmente congestionato. Si tratta di un fenomeno che porta alla sovrapposizione e interposizione di strade, linee di trasporto pubblico, canali e corsi d’acqua, con alcuni punti di intensificazione, tra cui gli attraversamenti del fiume Chao Phraya, che costituisce il tramite preferenziale per i movimenti via acqua verso l’entroterra.
Questa particolare condizione non è derivata da un progetto unitario, ma è strettamente legata a un processo di crescita vorticoso che ha portato a un rapido incremento di complessità delle principali vie di comunicazione tramite la loro moltiplicazione e intensificazione. Si è così moltiplicata la presenza di nodi a elevata complessità, nelle cui pieghe trova spazio anche il non-finito. Entro questo scenario, caratterizzato anche da un clima non sempre favorevole, le dotazioni di spazio aperto pubblico risultano particolarmente limitate, dando origine a poche e circoscritte aree in cui poter riconoscere alcuni frammenti di naturalità.
Si contestualizza così il processo che ha condotto alla realizzazione del Chao Phraya Sky Park che, sfruttando l’occasione offerta da un’opera di attraversamento del fiume inconclusa da oltre quarant’anni, ha permesso la costruzione di un parco lineare in grado di connettere le due sponde e gli spazi verdi pubblici straordinariamente consistenti proprio in questa sezione urbana.
Il parco-ponte, oltre a offrire una vista panoramica straordinaria sulla città, il Fiume Chao Phraya e lo storico Memorial Bridge, alla cui costruzione è legata la storia urbana di Bangkok, lega per la prima volta le due sponde del fiume mediante uno spazio pedonale consistente e di qualità, dando avvio a una forma di sinergia del tutto inedita tra gli spazi di una città la cui fruizione è strettamente legata all’automobile. Nasce così una nuova interpretazione dell’antico paradigma del ponte abitato, in cui l’attenzione per la forma plurale dell’attraversamento è indirizzata verso la riscoperta della dimensione umana in contrasto al dominio dell’automobile, offrendo una occasione fondamentale per la costruzione di un paesaggio sostenibile, in cui coesistono l’attenzione per la biodiversità e l’intenzione di riciclare l’eredità inconclusa e scomoda del passato.
Lo spazio lineare del nuovo parco è strutturato in base a due percorsi che si snodano in modo parzialmente indipendente offrendo diversi punti di interscambio e di contatto. Ciò rende possibili diverse velocità di circolazione, a piedi, di corsa o in bicicletta, e offre le occasioni per molteplici attività nelle numerose aree di sosta che scandiscono l’attraversamento. Gli spazi pedonali sono sopraelevati rispetto alle strade che affiancano il ponte su entrambi i lati, per ridurre l’inquinamento acustico e ambientale. La sovrastruttura, poggiante sull’impalcato esistente, è stata realizzata tramite la disposizione di blocchi modulari di calcestruzzo fibro rinforzato (Grc), in grado di essere facilmente assemblati in loco senza arrecare particolare disagio alla circolazione automobilistica dei due ponti adiacenti.
La scelta della vegetazione dipende sostanzialmente dalla presenza di solo suolo di riporto con profondità limitate, dalla abbondanza di vento e dai limiti strutturali legati al ponte. Sono state quindi scelte specie che richiedono bassa manutenzione, caratterizzate da crescita controllata e dotate di buona resistenza alle condizioni metereologiche estreme. Queste necessità non hanno però impedito di integrare una dotazione sufficiente per migliorare il microclima locale e dare vita a un corridoio verde indispensabile per il passaggio di insetti, piccoli animali e uccelli, favorendo la biodiversità urbana.
La realizzazione del Chao Phraya Sky Park, nata da una coincidenza fortuita legata alla disponibilità di una infrastruttura dismessa in attesa di riciclo, rappresenta un modello interessante per l’avvio di una riflessione sulla rigenerazione delle infrastrutture esistenti promuovendo modelli sostenibili in grado di rispondere alle necessità legate al degrado ecosistemico e agli effetti dei cambiamenti climatici.
di Andrea Oldani, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 28)
LA SCHEDA
Nome: Chao Phraya Sky Park
Luogo: Bangkok, Thailandia
Committente: Nanc – Amministrazione Metropolitana di Bangkok (BMA)
Responsabile del progetto: Dipartimento di pianificazione urbana e sviluppo urbano (BMA) Chula Unisearch, Università Chulalongkorn
Urban Design: Centro di sviluppo della progettazione urbana (UDDC), Università Chulalongkorn
Partecipazione della comunità: Comunità turistico-culturale Kadi Chin- Klong San
Architettura del paesaggio: Kotchakorn Voraakhom
Architettura: Chakdao Navacharoen
Ingegneria civile: Pisitsak Serklin, Sukkawich Thepchana
Ingegneria strutturale: Thummanuun Susumphao
Appaltatore del progetto: SGR Enterprise Company Limited
Area: 3.800 mq
Anno Completamento: 2020
Fotografie: LANDPROCESS / Panoramic Studio