Portare alla luce le potenzialità intrinseche di un appartamento all’interno di un immobile milanese nato come casa d’affitto negli anni Trenta del secolo scorso. È stata la sfida che hanno vinto i giovani architetti Enrico Forestieri, Matteo Pace e Pietro Pezzani con la realizzazione di quest’ottima soluzione in legno. La divisione degli spazi prima dell’intervento, definita dall’impianto originale dell’immobile, era il risultato dell’unione di due, forse tre, piccoli appartamenti, come risulta ancora oggi leggibile dalle aperture presenti sul vano scale condominiale.
Tutti gli ambienti di soggiorno, posizionati lungo i lati esterni dell’immobile, erano raggiungibili tramite un atrio centrale di disimpegno illuminato malamente da un’unica portafinestra, che apportava pochissima luce naturale. Non vi era una suddivisione ottimale degli ambienti tra zona giorno e notte. Le stanze, tutte di forma rettangolare, erano poco ariose e illuminate ciascuna da una sola finestra a eccezione del soggiorno. Infine, la suddivisione degli spazi non aveva un vero e proprio filo logico, tanto che la cucina si trovava sul lato opposto dell’appartamento rispetto al soggiorno e alla sala da pranzo.
Concerto di volumi
La sfida posta dal committente, di professione compositore e musicista, è stata quella di creare, all’interno dell’abitazione, un ambiente privato caldo ed accogliente dove poter lavorare e studiare. Lo spazio avrebbe dovuto però essere facilmente trasformabile in uno luogo «pubblico», adeguato ad accogliere piccole performance artistiche e concerti. L’eccessiva frammentazione degli spazi interni non permetteva più di percepire l’aspetto strutturale dell’edificio, tanto che si era persa la conoscenza dell’assenza totale di pilastri portanti dentro l’appartamento e del posizionamento esatto delle strutture portanti all’intorno, rappresentate fondamentalmente solo dalle murature esterne e dal corpo scala.
I progettisti, studiando questo insieme di spazi complessi e disordinati, hanno scoperto una delle peculiarità della casa, la possibilità di ottenere luci libere molto ampie, capaci di raggiungere gli 8 metri e mezzo di dimensione. La scelta degli architetti è stata, quindi, quella di ripartire da zero, elaborando il progetto sulla base della pianta libera ottenuta demolendo le partizioni interne, quasi come si fosse di fronte a una tela bianca. Utilizzando la luce come elemento progettuale, Forestieri, Pace e Pezzani sono riusciti a mantenere il legame con la storia vissuta dell’appartamento, salvando e riportando alla luce la bellezza dei suoi pavimenti in legno di rovere massello.
Una casa di legno e tessuto
Per soddisfare le richieste del committente sono stati due gli elementi caratterizzanti utilizzati nel definire il progetto. Innanzitutto, una grande cortina in tessuto leggero, che corre su un binario curvilineo e permette la rapida trasformazione dei volumi nell’appartamento. L’altro è il legno, un materiale caldo e accogliente utilizzato per la realizzazione degli arredi su misura che costituiscono, a eccezione del muro in laterizio che separa la cucina dal soggiorno, tutti gli elementi di partizione che suddividono gli spazi abitativi.
L’alloggio ora si divide in due zone: una pubblica e una privata. Il soggiorno e lo studio rappresentano la zona pubblica della residenza. Sono spazi mutevoli in base alle esigenze. La cortina, in tessuto trevira color grigio chiaro, è l’elemento che gestisce la flessibilità spaziale degli ambienti. Ne diventa il filtro. Se totalmente chiusa, lo studiolo diventa un’alcova seminascosta dove potersi ritirare e trovare concentrazione per lo studio e la composizione. Aprendola come fosse un sipario, come avviene in un teatro, lo spazio si trasforma in un palco sul quale potersi esibire. La tenda, inoltre, avvolge anche lo spettatore, focalizzandone l’attenzione su quello che avviene su questo piccolo proscenio, celando le parti più intime e private dell’abitazione.
Pubbliche virtù
La transizione tra pubblico e privato è giocata attraverso le porte che scompaiono all’interno delle pareti lignee. L’ampia camera da letto padronale con bagno privato è lo spazio più intimo della casa. Il grande armadio quattro stagioni, che riprende l’orientamento del corpo scale, con il suo prolungamento definisce gli ambienti della lavanderia e del bagno. Sul lato opposto vi è l’altra camera da letto, il cui accesso avviene da un piccolo disimpegno limitrofo allo studiolo.
Il pannello pivotante della parete dello studio, diventa una nuova quinta: chiuso enfatizza il concetto di nicchia, quando è aperto cela uno degli spazi intimi della casa, quasi fosse il camerino di un teatro. Un artefatto che amplia e illumina lo spazio pubblico a disposizione. L’arredamento fisso, che diventa elemento fondamentale e divisorio, richiama gli interni progettati da Umberto Riva, creando un racconto e un percorso all’interno della casa.
Ricucire il parquet in legno
La «narrazione» di questo percorso avviene tramite la posa dei nuovi pavimenti. Il vecchio parquet di rovere è stato ricucito con inserti a spina di pesce, che invitano e accompagnano verso le parti più private dell’alloggio. Il ritmo spaziale è definito attraverso la luce delle grandi aperture, che si riflette sui pavimenti, firmati Grandinetti, realizzati in graniglia nero marquina, in verde alpi nei bagni e in finitura bianco di Carrara nella cucina.
La scelta del legno in okumè, materiale molto ricercato e utilizzato abitualmente negli interni delle barche, si sposa bene con la colorazione del rovere e, per le sue ottime caratteristiche di stabilità e resistenza, può essere utilizzato con tranquillità anche negli ambienti umidi dei servizi. L’utilizzo di strutture composite, balloon frame in legno con coibentazione in lana di roccia, accoppiate a pannelli di multistrato nobilitato, ha permesso di ottenere un’ottima acustica, obiettivo necessario e imprescindibile per poter accogliere delle performance musicali.