di Gerardo Semprebon, Shanghai Jiao Tong University – Politecnico di Milano
Gea, azienda veneta tra i principali fornitori dell’industria di processo alimentare, ha affidato agli architetti di plbstudio l’incarico di realizzare la nuova sede aziendale. L’operazione si è inserita all’interno di un programma più vasto di accorpamento dei diversi ambiti operativi e amministrativi, oggi dislocati in quattro sedi.
La scelta dell’area di progetto è ricaduta su un lotto di proprietà dell’azienda, caratterizzato al suo interno dalla presenza di una vasta copertura adibita al ricovero dei mezzi operativi. Il sito, un’area industriale a cavallo tra la periferia sud di Pordenone e l’aperta campagna, non offre opportunità di relazione interessanti con il contesto, data la bassa qualità dei manufatti esistenti. Il progetto si è radicato quindi agli unici elementi che offrono una possibilità di aggancio, ovvero le trame costruite della rete stradale e dei capannoni. Appoggiandosi a queste giaciture, gli architetti hanno disegnato una scatola di calcestruzzo armato che va ad aggiungersi ai materiali suburbani presenti.
Le proporzioni
Lo fanno delicatamente, verrebbe da dire, considerate le proporzioni in gioco nel contesto. La caratteristica principale di questa massa è di non avere aperture lungo le sue pareti perimentrali, assecondando la volontà di negare ogni relazione visiva con un contesto avaro di elementi di qualità. Il risultato è che il rapporto dentrofuori si gioca tutto all’interno dei quattro muri della scatola, in particolare nei tre cortili che scandiscono in modo netto il programma funzionale del fabbricato.
Infatti, il progetto prevede la realizzazione di un edificio che ospita funzioni diverse: uffici e relativi ambienti di servizio per ventiquattro addetti amministrativi, sala conferenze per quasi cento persone e ambienti a uso spogliatoio per cento addetti operativi. Le quantità non esauriscono le attuali esigenze dell’organico ma considerano una crescita futura dell’azienda. Dei tre cortili, uno ha forma quadrata mentre gli altri due hanno sviluppo lineare e individuano gli accessi, dedicati, uno al personale operativo, e l’altro al personale amministrativo e agli ospiti.
Corte centrale
Uffici e sale riunione si organizzano attorno alla corte centrale quadrata. Delimitata da serramenti a tutta altezza del tipo a facciata continua, la corte raccoglie e diffonde la luce verso gli ambienti di lavoro. Alcuni uffici ricevono illuminazione da aperture che si affacciano su uno dei cortili rettangolari. La sala conferenze, utilizzata per riunioni aziendali con il personale dipendente e per eventuali ulteriori attività a carattere formativo o didattico, si caratterizza per la presenza di due fenditure longitudinali che permettono l’ingresso della luce zenitale.
Gli elementi portanti, setti e pilastri in calcestruzzo armato, sono collocati lungo i perimetri esterni, dell’edificio, e interni, della corte, generando uno spazio che, libero da vincoli strutturali, può facilmente essere ripensato in caso di future mutate esigenze. Con lo stesso fine, le pareti divisorie sono realizzate in cartongesso. Oltre ad assolvere ai requisiti di illuminazione e ventilazione, le corti ricreano quella qualità ambientale, sensoriale ed emotiva assente nel sito di progetto.
Con semplicità e naturalezza, a tratti disorientanti, il progetto affronta il tema di come abitare gli spazi del lavoro in un contesto industriale, che, come nella maggior parte dei casi della penisola, si presenta degradato. La scelta dell’introversione risulta tanto schietta quanto convincente. Mentre al suo interno costruisce un microcosmo curato e controllato, le superfici esterne si offrono come terreno di conquista per la vegetazione rampicante, quasi a sfidare la corrispondenza tra espansione suburbana e contrazione del verde.
LA SCHEDA
Committente: Gea Gestioni Ecologiche Ambientali
Progetto: V. Pierini, A. Furlan †, I. Boscariol, A. Stefanuto con E. Lot – www.plbstudio.it
Luogo: Pordenone
Programma: uffici, sala conferenze, spogliatoi
Superficie costruita: 1.570 mq
Foto: Massimo Poldelmengo