Ca’ Inua a Marzabotto (Bologna): sotto la pietra c’è un po’ di Alaska

Un progetto in equilibrio fra passato e futuro. Il processo progettuale dello studio Ciclostile Architettura non poteva che partire dalla scelta fondante di un nome che esemplificasse tale ricerca. L’edificio riqualificato, infatti, è la sede del collettivo artistico Panem et Circenses, nel quale praticano Alessandra Ivul e Ludovico Pensato, operatori culturali che organizzano eventi e azioni performative basate sul cibo, che recuperano e attualizzando i sapori della tradizione dei luoghi in cui operano, sollecitano la curiosità e i palati degli utenti con analogie e giochi di
parole dalle assonanze spiazzanti.

Ci troviamo a Marzabotto, città metropolitana di Bologna, che corrisponde alla antica Kainua, insediamento etrusco del VI secolo a.C. riscoperto nel 1839 e ora visitabile come parco archeologico. I progettisti, d’accordo con i committenti, alterano questo nome toponimo antico sostituendo la K iniziale con una C, per poi staccare la prima sillaba dal resto ponendovi alla fine un segno di elisione. Il risultato è semplice e allo stesso tempo illuminante: Ca’ Inua.

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Vista prospetto ovest – visione serale con gli spazi interni che si proiettano nel paesaggio.
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Vista serale di dettaglio del fronte nord

 

Il primo termine è il classico toponimo con cui negli Appennini si designano le case isolate, il secondo una locuzione inuit che significa l’essenza di tutte le cose, la linfa spirituale che attraversa e accumuna tutti i viventi. Pertanto, fin dal nome dato all’intervento si enuncia chiaramente la volontà di realizzare un edificio ancorato agli elementi fisici e naturali del territorio, pur introducendo fattori di contaminazione derivati da altri contesti. Ca’ Inua è perfettamente in linea con tali assunti.

I giovani progettisti bolognesi intervengono sull’esistente, un contesto agricolo composto da una abitazione e dal fienile annesso, lo trasformano senza «violentarlo» e ne potenziano il valore evocativo con gesti pienamente contemporanei. Se per caso l’opzione di percorrere la strada del linguaggio vernacolare avrebbe potuto essere la scelta più semplice, di certo i progettisti Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti non si sono fatti prendere da questa deriva: quello che vediamo è un edificio che si allinea alle più aggiornate tendenze europee, pur sembrando sospeso. Un oggetto che pare esserci sempre stato.

Il costruito si immerge nel paesaggio regalando scorci, dall’interno verso l’esterno, veramente degni di una foto di Franco Fontana. L’edificio è composto di due elementi che dialogano. Il fienile che è stato recuperato principalmente sotto il profilo strutturale, mentre la casa rurale è stata ricostruita.

Il primo è ora utilizzato mantenendo la funzione originaria, ovvero quella di ricovero dei mezzi agricoli e di stoccaggio di altre attrezzature impiegate nella cura della campagna circostante. In futuro diverrà uno spazio di foresteria per l’accoglienza degli utenti degli eventi organizzati da Panem et Circenses.

 

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Assonometria magazzino piano primo – la futura foresteria
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Assonometria ampliamento piano terra – gli spazi di relazione/laboratorio

 

La casa, che versava in avanzato stato di degrado, è stata demolita totalmente avendo cura di conservare i blocchi di pietra che ne costituivano i maschi murari. Il nuovo edificio ricalca, a piano terra, la sagoma del vecchio fabbricato, ma se ne discosta nel livello superiore, con tetto rigorosamente a doppia falda, che sporge sul lato sud. Tale espediente assolve a molteplici funzioni: recuperare volumetria, riallineare i prospetti, slanciare la sagoma del fabbricato con un profondo chiaroscuro, creare un aggetto che protegge le ampie vetrate del piano terra.

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Vista prospetto sud – le ampie vetrate permettono una visione immersi nel paesaggio

Una raffinata strategia unisce motivazioni compositive, funzionali e di bioclimatica. La sporgenza, infatti, è stata studiata per schermare i raggi solari estivi, più perpendicolari e, al contrario, favorire l’incidenza di quelli invernali, più radenti, realizzando un guadagno termico che contribuisce al bilancio energetico complessivo. Le falde sono opportunamente inclinate per accogliere e ottimizzare il rendimento dell’impianto fotovoltaico che alimenta un impianto ad aria di riscaldamento/raffrescamento.

L’effetto neo rurale, termine caro ai progettisti, è ulteriormente rimarcato dall’uso dei materiali. L’esterno del basamento dell’abitazione è rivestito con i blocchi di pietra locale pazientemente recuperati dalla demolizione del vecchio manufatto. La nuova tessitura ben si accorda con le superfici del fienile che sono state mantenute sostanzialmente integre, semplicemente ripulite e recuperate nella loro originaria grana fatta di murature miste in conci lapidei e porzioni in laterizio.

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Vista prospetto nord – a destra l’ampliamento

Il primo piano, invece, è trattato con un rivestimento di assi in legno di larice posate in verticale. Per la protezione di tale finitura è stata recuperata una tecnica locale che si può ritrovare anche ad altre latitudini, dall’Alaska, passando per la Mitteleuropa, fino al Giappone: dopo avere trattato il legname con olio, solitamente di lino, lo si è bruciato superficialmente con un cannello a fiamma libera

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La zona conviviale ha come sfondo il paesaggio collinare

 

L’intero involucro, indipendentemente dalla finitura esterna, è stato coibentato omogeneamente con un rilevante spessore di pannelli in fibra di legno. Internamente si è scelto di lasciare in vista la parte strutturale: al piano terra si osservano i setti in calcestruzzo armato, al primo piano gli elementi in legno laminato incrociato. Le pavimentazioni sono in resina grigia o in assisto di abete rosso.

Esperimento riuscito di recupero, coerente e molto elegante. Non ha nulla di nostalgico e mimetico, e pur accordandosi molto bene con il contesto ha il pregio di prepararci emotivamente alla esplorazione di altri territori fisici e culturali.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini (da YouBuild n. 21)

 

LA SCHEDA
Cliente: Panem et Circenses
Progetto: Ciclostile Architettura (Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti)
Strutture: EN7 srl
Impianti elettrici: Studio Tecnico Federico Giovannini
Impianti meccanici: RES srl
Fitodepurazione: Stefano Mattei
Impresa edile: Vibrobloc
Info: ciclostilearchitettura.me
Realizzazione: 2019 – 2020
Fotografie: Fabio Mantovani courtesy Panem et Circenses

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