Il progetto per lo spazio culturale Atipografia ad Arzignano (Vicenza), nato dal recupero di una vecchia tipografia di fine Ottocento, nasce dalla volontà della curatrice, Elena Dal Molin, di aprire uno spazio dedicato all’arte, alla comunità e alla contemplazione. Lo sforzo di offrire un luogo dalle grandi connotazioni qualitative in una realtà della provincia, atto di contemporaneo mecenatismo, viene abilmente trasformato in spazio dallo Studio Amaa che, con eleganza compositiva di rimarchevole intensità, lavora portando ordine alle stratificazioni del tempo, con il preciso obiettivo di non annullarle, ma di farne punto di forza.
Concept del progetto, come il nome suggerisce in maniera esplicita, è il lavoro sulle soglie, ideato come omaggio all’opera di Mats Bergquist. Questi elementi di demarcazione sottolineano i cambi di epoca nella costruzione dei diversi nuclei del complesso, segnando anche un solco nelle funzioni oggi ospitate, con l’intento di guidare i visitatori attraverso un percorso modulato di scoperta e di graduale ambientamento allo spazio dell’arte contemporanea e ai suoi tesori nascosti.
La prima soglia è quella dotata di maggiore evidenza. La separazione con lo spazio pubblico avviene mediante un volume monolitico, scultoreo, in calcestruzzo a vista. Questo primo passaggio, dove è leggibile una certa memoria scarpiana, è volutamente marcato, profondo e abitabile. Queste sue caratteristiche sono funzionali a comunicare senza indugi che si sta per entrare in uno spazio diverso, che richiede preparazione e raccoglimento. L’ingresso si trasforma così in evento.
Si accede al primo giardino e, sullo sfondo, è leggibile la seconda soglia, ovvero il primo dei volumi vetrati che sono stati innestati alle strutture esistenti per demarcarle, ampliandole. La soglia in questo caso è esile, permeabile, evanescente: la trasparenza e i profili sottili del serramento segnano un momento di salto che, in questo caso, è meno deciso.
Una volta entrati ci si trova all’interno del vecchio magazzino, struttura in calcestruzzo armato realizzata nel Novecento. Lo spazio viene ripulito dalle superfetazioni, ma non annullato. Anzi, liberato degli elementi accessori, ne si esaltano la spazialità e la matericità, sottolineando il nucleo costruttivo con una pittura in nero assoluto, generando la terza soglia, visiva in questo caso e priva di fisicità.
Lo stacco diventa molto netto nel punto di contatto con le strutture originarie della tipografia (che originariamente era un fienile), introducendo lo spazio espositivo principale, caratterizzato dagli elementi originali dell’architettura tradizionale locale e nel quale le aggiunte contemporanee sono dotate di forte leggibilità. Si trovano, infatti, sul fondo della sala il blocco bagno in calcestruzzo a vista, leggermente staccato dal solaio sovrastante e, longitudinalmente, il secondo volume vetrato, analogo a quello dell’ingresso, che disvela la quarta soglia: l’affaccio sulla corte interna ispirata al linguaggio dei giardini giapponesi.
Tornando verso l’ingresso si intravede una scala che separa il volume della tipografia dall’adiacente palazzina liberty, oggi convertita a residenza per gli artisti. Salendola ci si trova come in un solco, alla cui sinistra si erge il paramento murario originale della palazzina, lasciato a vista a seguito delle demolizioni per separarlo dal magazzino e alla cui destra si sviluppa un nuovo muro in calcestruzzo a vista. Giunti in cima ci si affaccia su un ulteriore momento di disvelamento. Il tetto del magazzino è trasformato in giardino pensile, dal quale si possono godere scorci del centro storico di Arzignano.
Sullo sfondo del giardino si staglia l’ultimo passaggio di questa sorprendente promenade architecturale. Un grande pannello scorrevole in acciaio naturale, posto su una parete in calcestruzzo a vista, svela un serramento pivotante, che dà accesso allo spazio dell’atelier, posto al primo piano, al di sopra dello spazio espositivo. La sala è caratterizzata dal candore continuo di tutte le superfici interne, fatto salvo per una lunga finestratura a nastro che si affaccia sulla corte sottostante.
Nel complesso il progetto trova la sua forza nella coerenza stilistica e formale in grado di dare unione alla discontinuità del luogo, raccontando attraverso un percorso le commistioni tra arte, architettura, memoria e contemporaneità. Il tutto accade con un timbro estetico il cui livello si trova in totale affinità con la ricerca della curatrice, anche e soprattutto mediante una fortissima attenzione al disegno del dettaglio costruttivo, ben rappresentato, per esempio, dalla pulizia di un elemento solitamente standardizzato come il canale di gronda che qui è in grado di farsi carattere costitutivo di un’idea di architettura.
di Riccardo Maria Balzarotti, Politecnico di Milano (da YouBuild n. 28)
LA SCHEDA
Luogo: Arzignano (VI), Italia
Cliente: Atipografia (Elena Dal Molin)
Anno progetto: 2019 – 2022. Costruzione: 2020 – 2022
Superficie: 990 mq
Progetto: AMAA (Collaborative Architecture Office For Research And Development): Marcello Galiotto, Alessandra Rampazzo
Responsabile di progetto: Marcello Galiotto
Gestione progetto: Mario Azzarello
Gruppo di progettazione: Marcello Galiotto, Alessandra Rampazzo, Mario Azzarello
Modelli: Simone Agosta del Forte, Nilo Forcellini, Francesco Baggio, Leonardo Tagliente
Strutture: Claudio Lorenzetto
Progetto antincendio: Sinergo spa
Ingegneria elettrica: Aig / Elettroimpianti
Ingegneria meccanica: Stefano Faggion
Direzione lavori: AMAA
Illuminotecnica: Viabizzuno
Acustica: Luca Dal Cengio
Progettazione paesaggistica: Angelo Renna
Impresa edile: Il Grifo srl
Info: amaa.studio
Fotografie: ©Simone Bossi