Architettura padana: trasformazione radicale con azioni minimali

Le terre di confine, dove le culture si possono confrontare e ibridare grazie alla prossimità geografica, sono spesso fertili e garantiscono la possibilità di far crescere grandi elementi di novità ma sempre inseriti nel solco della tradi­zione. Il legame fisico con il territorio viene spesso vissuto in modo viscerale e, non di rado, si declina in una forma di orgoglio un po’ anarchico.

Km429 pianta
Km429 | Pianta

Quando poi ad attraversare questi territori è il più grande fiume d’Italia, storicamente vocato a trasportare con le merci anche i saperi di genti lontane, l’innesco diventa esplosivo.

Al chilometro 429 del suo corso, il Po separa, e allo stesso tempo unisce, due regioni e quattro province. Sulla sponda destra Reggio Emilia e Parma, sulla sinistra Cremona e Mantova.

Non può essere un caso se nel raggio di poco più di 20 km da tale epicentro siano nate figure primarie della nostra cultura, basti citare Cesare Zavattini, della nostra industria, nella tecnologia del riciclo del legno, della chimica green e della trasformazione dei metalli, e eccellenze alimen­tari che trainano il nostro Pil grazie a un prodigioso export che non conosce crisi.

Km429 prospetto nord
Km429 | Prospetto nord

L’architettura che qui vi presentiamo si trova a Luz­zara in provincia di Reggio Emilia. In questo brano di territorio praticamente ogni comune ha la propria bocciofila, luogo di aggregazione, per antonomasia, per generazioni di maschi padani.

L’avanzare dell’età degli utenti storici e la mancanza di un significativo ricambio hanno reso queste strutture sempre meno utilizzate e quindi destinate a un lento ma inesorabile declino.

L’amministrazione comunale ha pertanto deciso di ripensare gli spazi della bocciofila marcando, fin dal suo involucro, la volontà di rilancio della struttura. I progettisti individuati sono due figli di questa terra.

Si­mona Avigni, di Casalmaggiore provincia di Cremona, e Alessio Bernardelli, di Guastalla provincia di Reggio Emilia, che basano il loro progetto professionale e di vita a Viadana, provincia di Mantova, proprio al centro del fatidico Km429 del corso del grande fiume che da nome al loro studio.

Km429 visione frontale del prospetto principale rivestito con elementi metallici opachi e diafani
Km429 | Visione frontale del prospetto principale rivestito con elementi metallici opachi e diafani

Stato di fatto e trasformazione

L’edificio esistente è uno sgraziato manufatto con strut­tura prefabbricata in calcestruzzo armato. I professio­nisti lavorano sulle superfici mantenendo inalterata, nella sostanza, la sagoma esterna e l’impostazione interna. A destra viene ricavata una sala polivalente, mentre a sinistra, al posto delle piste della bocciofila, una palestra multi disciplinare.

Sul fronte principale troviamo una fascia di servizio dove vengono collocati gli spogliatoi, per la palestra, un bar e un blocco di servizi igienici, per la sala polifunzionale.

Sul retro si delinea un ulteriore striscia di spazi accessori dove vengono inseriti un grande deposito per le attrezzature sportive e la cucina a servizio, sia della polivalente che del piazzale, dove possono essere installate tensostrut­ture per eventi specifici.

Km429 visione di insieme della sala polivalente
Km429 | Visione di insieme della sala polivalente

Facciate

La trasformazione attuata risulta essere radicale ma le azioni messe in campo sono minimali. Vengono introdotte quattro pelli che, come il derma umano, diventano la barriera e allo stesso tempo l’interfaccia di scambio con l’intorno. Alla facciata principale viene applicata la prima costituita da un nuovo rivestimento metallico che alterna porzioni opache ad altre diafane che fanno intravedere il muro sottostante.

Sul fronte laterale, quasi completamente cieco, l’architettura di­venta una pelle tatuata con un intervento di street art, realizzato dal binomio Alberini e Ghiacci del collettivo Cantine Creative.

Il terzo derma è la facciata interna della sala polivalente che viene trattata con una texture che, nel basamento, alterna elementi in cartongesso lisci ad altri fessurati con funzioni acustiche, nella parte superiore, pannelli anecoici in schiuma ignifuga infra­mezzati da elementi in fibra. La giunzione fra i moduli multimaterici, composti con passo e ritmo randomico, viene impreziosita con profili in alluminio naturale.

La quarta pelle è costituita dalla pavimentazione che presenta una inusuale composizione di calcestruzzo in­dustriale e gres porcellanato. La sala risulta suddivisa in quadrati a loro volta frazionati dalle due diagonali che congiungono i vertici.

Il motivo viene creato tramite i giunti strutturali di contrazione, ricavati direttamente nel getto. Al centro uno dei moduli è ulteriormente frammentato in un mosaico di piastrelle, anche loro quadrate, scomposte in disegni geometrici variabili di quattro nuance digradanti di grigio.

Volume di servizio

Nel fondo della sala vengono posizionati due setti in­clinati e un piccolo volume rivestito in lamiera grecata microforata, similare a quella della facciata principale. I primi contribuiscono a migliorare l’acustica dell’am­biente, che ospita saltuariamente eventi musicali e di ballo di figura; il secondo contiene gli arredi che ser­vono per allestire la sala a seconda della destinazione.

In questo intervento i Km429 hanno dimostrato una maestria sorprendente. Hanno infatti risolto problemi funzionali, tecnici e normativi molto complessi senza appesantire la composizione che risulta sempre lineare, leggibile e misurata. Inoltre, sono riusciti a recuperare un immobile di notevoli dimensioni con un budget risibile donando un aspetto sontuoso a materiali or­dinari, poveri ed in massima parte derivanti da una filiera industriale.

di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini

Alessio Bernardelli e Simona Avigni co-founder Km429 architettura
Alessio Bernardelli e Simona Avigni | Co-founder Km429 architettura

Simona Avigni e Alessio Bernardelli | Co-founder Km429 architettura

Il recupero della bocciofila del paese di Luzzara, piccolo centro della Bassa Reggiana adagiato sulle rive del Po, è l’opportunità di riqualificare un luogo dal forte valore simbolico.

Luogo di svago e ritrovo, la sala è stata nel corso degli ultimi quarant’anni sede Arci e anche sala bocce che si è trascinato sino ai giorni nostri. Ora le nuove volontà dell’amministrazione, sommata alle ridotte presenze hanno dato al via al nuovo progetto.

Recupero anche esterno mediante l’applicazione di una nuova pelle, metallica la prima, artistica la seconda. Un murales con il paesaggio e la flora e la fauna tipica di Po che scorre qui placido a pochi metri.

La scheda

Committente: Comune di Luzzara, Reggio Emilia
Progetto: Km429 architettura Simona Avigni e Alessio Bernardelli
Impianti elettrici e meccanici: Tecnostudio
Acustica: GeaTecnology
Sicurezza: Alessandro Bernardelli
Impresa edile: Società Cattolica Costruzioni spa, Reggio Emilia
Foto: ©Davide Galli

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