Lo studio D.I.G Architects ha realizzato il progetto di una casa per una famiglia composta da quattro persone. Nella semi-corte aperta sul retro si trova il giardino privato. E lo spazio centrale si configura come fosse la naturale estensione di tutte le funzioni che vi si affacciano. Il progetto si trova nella città di Owariasahi, nella prefettura di Aichi, poco a nord della metropoli di Nagoya, Giappone. In un lotto caratterizzato da modeste dimensioni, l’inserimento volumetrico rappresenta una delle scelte più convincenti degli architetti, che sintetizza e anticipa le caratteristiche principali dell’edificio.
Il volume si presenta come una massa tagliata da un piano obliquo, il tetto, e lavorata per sottrazione di materiale, in modo da ricavare al suo interno un patio aperto, lo spazio più interessante di questa architettura. L’impianto, infatti, nel rispetto dei regolamenti edilizi si distanzia di 1 metro dai corpi confinanti e anziché proporre una forma compatta, che avrebbe concesso una maggiore generosità nelle dimensioni dei locali domestici, si configura come una semi-corte aperta sul retro, dove si trova il giardino privato. Questo schema, che da una parte garantisce una continuità con il sistema dei fronti su strada, esprime contemporaneamente una chiara volontà di definire una condizione di porosità, assente negli edifici limitrofi, tra l’ambito pubblico della strada e quello privato delle stanze e del giardino interno, che si materializza nella definizione del patio, anticipato dallo spazio d’ingresso vetrato.
Siamo in collina e questa scelta di permeabilità è dettata anche dalla volontà di sfruttare l’orografia del territorio e aprirsi alla vista panoramica del parco che si trova di fronte, stabilendo una connessione visiva e spaziale tra il paesaggio urbano e gli spazi domestici, patio e giardino inclusi. Conseguenza dell’impianto adottato è la configurazione della facciata principale, la quale si presenta tripartita secondo una sequenza pieno-vuoto-pieno, che matericamente trova una corrispondenza nell’uso del legno e del vetro, e ritrova la sua unità nella definizione del coronamento e del basamento. Il primo è definito dall’aggetto dell’unica falda di copertura, che, grazie all’effetto prospettico, assume una proporzione bilanciata rispetto all’immagine complessiva. Il basamento invece, è chiamato a risolvere lo spazio antistante la casa, ponendosi come elemento di raccordo tra le diverse quote. Il box auto e le scale di accesso, entrambi in calcestruzzo, delimitano lo spazio aperto a quota stradale, che diventa una dilatazione del viale su cui si attesta la casa. Questo spazio aperto, plasmato dalla composizione e dalla matericità dei volumi, che, sfruttando la pendenza, conferiscono senso e qualità estetica, può essere letto sia come elemento di mediazione, che come un momento di pausa inserito nel tessuto urbano.
L’articolazione della casa
Segue l’articolazione del volume: essenziale e misurata. A fronte di tale rigore, si contrappone la natura ibrida del patio: un elemento in-between, che struttura e conferisce ordine a tutte le parti della composizione spaziale, dalle singole stanze alla zona di ingresso, dal giardino interno al paesaggio esterno. L’ingresso vetrato smista i due corpi principali perpendicolari al fronte strada, che risultano in tal modo separati dal patio. Queste due ali, di uguale lunghezza ma diversa larghezza, sono definiti dai progettisti come The lively space, con la zona giorno e la camera dei bambini, e The quiet space, con la camera dei genitori e il bagno. Il patio centrale si configura come la naturale estensione di tutte le funzioni che vi si affacciano, che, nella sua ambigua natura di elemento esterno ad alto livello di comfort domestico, viene trattato come un ambiente interno a tutti gli effetti, amplificando la qualità spaziale del programma funzionale.
Questa stanza a cielo aperto diventa un luogo dello stare, il cuore pulsante di un sistema abitativo che riconosce nella tipologia a corte il suo archetipo fondamentale, ma che non rinuncia alla sua ibridazione nel momento in cui viene fatto reagire con la definizione del programma e le condizioni contestuali, alla costante ricerca di un diverso grado di intimità senza perdere il contatto con l’esterno. La zona di ingresso si pone quindi sia come filtro trasparente della sequenza spaziale che lega il dentro con il fuori, sia come lo spazio servente per eccellenza, dal momento che oltre a introdurre alle stanze del piano terra, gestisce anche i movimenti verticali, ospitando, in corrispondenza della doppia altezza, la scala che smista alla camera dei ragazzi e alla camera degli ospiti. Ambiente dopo ambiente il nesso che lega forma e funzione si dipana in modo rigoroso, senza per questo rinunciare all’espressione di un preciso carattere estetico, che fa di questa casa un’architettura capace di leggere e rispondere alle richieste dell’abitare contemporaneo.
Aperture e finiture
Il criterio con cui si sceglie di aprire le finestre si sposa con la definizione volumetrica che, come già accennato, suggerisce una lettura per masse dell’edificio. Di conseguenza, le bucature si dispongono liberamente, senza apparente ordine geometrico, sulle facce dei volumi, seguendo piuttosto una logica di equilibrio tra pieni e vuoti, e subendo una declinazione formale che li vede di volta in volta apparire come elementi puntuali, campiture superficiali, e incisioni nella materia. Le finiture sono definite sulla base di una scelta semplice: intonaco all’interno, legno all’esterno. Così facendo, internamente sono esaltati i giochi di luce generati dalle aperture ed allo stesso tempo si ottiene il senso di dilatazione spaziale di cui questi interni necessitano, considerate le loro ridotte dimensioni. Viceversa, la finitura esterna dei due volumi consiste in legno ordito orizzontalmente, così come la pavimentazione interna e l’apparato strutturale, che si manifesta in corrispondenza dell’intradosso della copertura. Questa soluzione, che all’esterno denuncia una condizione di eccezionalità rispetto agli altri edifici, internamente dona calore agli ambienti senza appesantirli.
L’ingresso, collocandosi tra i due volumi abitati, risulta totalmente finito in legno, eccezion fatta per le campiture vetrate. In un contesto definito da una lottizzazione particellare costituita da un tessuto edilizio piuttosto basso e compatto, il progetto di D.I.G Architects propone uno schema che, preso atto delle condizioni al contorno, non rompe con le sue regole, ma si conquista, a ragion veduta, la licenza di giocare con i suoi vincoli per disegnare un’architettura che, dietro l’apparente semplicità, sorprende e qualifica le scelte progettuali.
LA SCHEDA
Committente: privato
Progetto: D.I.G Architects (Akinori Yoshimura + Maki Yoshimura)
Info: www.dig-arch.com
Area lotto: 293,71 mq
Area coperta: 88,94 mq
Area calpestabile: 132,84 mq
Fotografie: Hiroshi Tanigawa