di Michele Carradori, direttore BIS-lab, Building Innovation and Skills-lab, Gruppo Contec
Forse sarà capitato anche voi di sentire o sentirvi dire: «questa dev’essere una commessa in Bim!». Se a questa affermazione non segue alcun tipo di specificazione, nella stessa o in altra sede, c’è poco da stare tranquilli. Significa che ci si sta per inoltrare in un contesto dominato da una generale incertezza sul tema, che difficilmente potrà produrre un risultato soddisfacente per tutte le parti in gioco. Ciò è dovuto al fatto che, come probabilmente potete intuire dalla definizione di Bim che ho proposto nel mio ultimo contributo, non esiste un’univoca ed inconfutabile declinazione del concetto di Bim.
In altre parole, dire Bim non è sufficiente, va specificato quale sia la finalità per cui si intendono applicare i metodi e gli strumenti (e la definizione delle finalità evidentemente definisce quali di essi) che vengono generalmente ricondotti sotto il cappello del Building information modeling. Gli addetti ai lavori utilizzano solitamente l’espressione Bim Use per identificare tali finalità, circoscrivendole agli obiettivi correlati specificamente all’utilizzo di modelli informativi. Nell’ambito della pianificazione della gestione informativa di una commessa la precisazione dei Bim Use assume dunque un carattere di necessità dal momento che da essi discendono non solo le informazioni che, alle diverse fasi del processo, devono popolare i modelli informativi, ma anche le modalità spiccatamente operative di produzione ed elaborazione di tali modelli.
Come immaginabile, non esiste un elenco esaustivo ed ufficiale, ossia un elenco contenuto in una qualche norma tecnica o giuridica, dei Bim Use valido per il contesto italiano, sebbene siano molteplici le iniziative a livello internazionale che hanno cercato di mettere ordine in questa materia. Fra le più note vi sono quella portata avanti e costantemente aggiornata da BIMe Initiative, ad opera del professore Bilal Succar dell’Università australiana di Newcastle, e quella proposta dalla Pennsylvania State University per mano di Ralph. G Kreider e John I. Messner nell’ormai lontano 2013, riferimenti che meriterebbero entrambi di essere approfonditi.
Tuttavia, nella pratica – ma in questo caso sì, anche a livello di normazione tecnica – si sono ormai affermate alcune espressioni che identificano Bim Use tipici e ricorrenti e che, proprio per questo, è bene conoscere, perché sono gli stessi che con maggior probabilità ritroviamo proposti in Capitolati Informativi e piani di Gestione Informativa. Il riferimento va, per esempio, alla clash detection e al model e code checking, che la norma Uni 11337-5 traduce in analisi delle interferenze e delle incoerenze informative. Si tratta di Bim Use finalizzati rispettivamente a: individuare preliminarmente al cantiere le interferenze geometriche (non solo fisiche, ma anche legate all’uso e alla manutenzione o al processo costruttivo) fra gli elementi del modello; controllare i dati contenuti nei modelli rispetto ai requisiti informativi espressi e al contenuto prescrittivo di norme tecniche e giuridiche.
Anche le celebri «dimensioni del Bim» sono, di fatto, esempi di Bim Use che anche la norma Uni 11337-1, in ragione della loro diffusione, ha ritenuto opportuno definire: quando richiedendo il Bim 4D si intende l’utilizzo dei modelli finalizzato alla pianificazione operativa di cantiere; quando si parla di Bim 5D alludendo all’uso dei modelli per la stima del costo di costruzione ed il controllo della spesa in fase di realizzazione dell’opera; quando dicendo Bim 6D ci si riferisce al popolamento dei modelli finalizzato a farne uno strumento utile per la successiva fase di gestione; quando viene scelta l’espressione Bim 7D per riferirsi all’utilizzo dei modelli per lo svolgimento di analisi di sostenibilità, si sta sottintendendo una specifica gestione dei modelli, fatta di particolari modalità di produzione, trasferimento ed uso dei contenuti informativi che li costituiscono.
Ed è inoltre evidente come nemmeno queste espressioni, più o meno standard, siano autoesplicative, ma, anzi, che necessitino di essere ulteriormente specificate per garantire il perseguimento efficace degli obiettivi di cui sono sintesi. Questi concetti, ancora una volta, dimostrano come ogni forma di implementazione Bim non possa essere circoscritta agli aspetti, pur essenziali, di natura tecnologica, ma come, invece, debba muovere da un’accurata e condivisa impostazione metodologica iniziale.
Riferimenti
• «211in Model Uses List», BIMe Initiative
• «BIM Uses», Penn State University