All’assemblea dei costruttori milanesi si è scommesso sull’industria delle costruzioni

Quella di stamattina presso il  teatro Lirico di Milano è stata un’assemblea che ha lanciato tre parole chiave all’insegna delle quali affrontare le sfide che si presentano ai costruttori di Milano, Monza e Brianza ma anche all’intera categoria dei costruttori italiani.

Le parole chiave lanciate da Regina De Albertis sono state: coraggio, fiducia, sogno. Il coraggio di guardare avanti e cambiare rotta per incamminarsi con decisione verso nuovi modelli sostenibili di sviluppo, di produzione e di vita che abbiano la fiducia come principio fondamentale nelle relazioni tra pubblico e privato, ma anche tra privato e privato.

Il sogno di realizzare entro il 2050 un progetto comune sostenibile, che parta dalla costruzione di una visione strategica del futuro condivisa negli obiettivi e nelle azioni.

Nei numeri la realtà e le incognite

Il settore delle costruzioni in due anni, 2021-2022, ha contribuito per il 50% alla crescita dell’11% del Pil totale del biennio. Le previsioni per il 2023 sono di un andamento positivo per gli investimenti in costruzioni, anche se in forte rallentamento rispetto alla straordinaria crescita del settore negli anni 2021 e 2022.

Restano però quattro incognite: l’andamento dei prezzi e le conseguenti azioni della Banca Centrale Europea Bce sul rialzo dei tassi che sempre più pesano sulle compravendite immobiliari; la regolazione degli incentivi fiscali; le politiche di rigenerazione urbana che il governo, le regioni e le amministrazioni comunali introdurranno per risolvere i problemi di edilizia abitativa e riqualificazione del territorio; la cantierizzazione delle opere previste dal Pnrr e Pnc.

I punti salienti della relazione della presidente De Albertis

Investimenti nelle costruzioni in Lombardia. La Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto stima per la Lombardia per il periodo 2021-2026 un ammontare di 12,8 miliardi di cui 4,5 miliardi attribuiti a investimenti diretti nel settore delle costruzioni.

Manodopera, formazione e scuola. “Far atterrare concretamente sul campo gli investimenti e realizzarli nei tempi previsti – continua De Albertis – è una grande sfida che riguarda la pubblica amministrazione, ma anche le imprese che sono chiamate a far fronte ad una domanda elevata da soddisfare in pochissimo tempo. Il primo nodo legato a questo aspetto e la preoccupante mancanza di manodopera. Aumentare i flussi, formare le persone nel loro paese di origine, investire sulle scuole professionali e i giovani, fare accordi con le organizzazioni incaricate di gestire i rifugiati politici, formare i carcerati: abbiamo avviato tutte queste azioni ma i bisogni sono sempre superiori alle risposte”.

Bisogna partire dai giovani, dalle scuole e costruire una coscienza civica e personale verso il rispetto della propria vita e di quella degli altri. Il lavoro in edilizia è uno dei lavori più creativi, dinamici, interessanti che ci siano, anche supportato da un riconoscimento economico per i lavoratori.

Sicurezza sul lavoro. La sfida sarà ottenere sempre di più il riconoscimento del valore, anche sociale, del nostro contratto di lavoro che incorpora un insieme di prestazioni di welfare uniche. C’è una confermata relazione tra irregolarità contrattuale – contributiva e sicurezza del lavoro, ma bisogna ricordare che la normativa italiana sulla sicurezza del lavoro è una delle più avanzate d’Europa anche nel settore edile: servono buone norme ma servono anche più controlli, capillari e diffusi, per farle rispettare.

Politiche abitative e sviluppo urbano. “Manca in Italia un piano per la casa che risponda ai nuovi modelli familiari e sociali, che sia in grado di intervenire ai vari livelli con soluzioni adeguate alle esigenze – afferma la presidente di Assimpredil Ance – con le regole attuali, risalenti al dopoguerra, è impossibile e per questo è necessaria una nuova legge urbanistica nazionale che permetta a livello territoriale nuove politiche di sviluppo urbano, di rigenerazione e abitative.

L’accessibilità al bene casa. È un indicatore di benessere di un sistema locale, è una infrastruttura sociale indispensabile per trattenere i giovani e le famiglie, è linfa vitale per non far morire le città. Una soluzione è possibile ma serve la volontà di lavorare insieme in modo armonioso: esperienze positive ci sono, basterebbe fermarsi e capire che solo dalle sinergie possono nascere risposte concrete e sostenibili socialmente, ambientalmente ed economicamente”.

Edilizia sostenibile. “Parlare di edilizia sostenibile per il settore – prosegue De Albertis – vuol dire parlare di innovazione e noi imprese sappiamo bene che non basta importare in azienda qualche competenza o comunicare green ma bisogna cambiare pelle a tutta l’impresa: dagli acquisti alla gestione della commessa in cantiere”.

Ma per traghettare una filiera così articolata anche il quadro normativo è fondamentale:
è impossibile rigenerare il patrimonio immobiliare esistente con leggi concepite in un periodo di espansione immobiliare decisamente inadatte oggi a favorire il recupero del patrimonio costruito.

È impossibile assumere e formare competenze stabili se l’orizzonte temporale è troppo corto e continua a cambiare; è impossibile costruire una casa sociale se i limiti pubblici sono incompatibili con la fattibilità dei piani finanziari.

La direttiva green. È in arrivo e non possiamo comprimerne le potenzialità di sviluppo sostenibile del mercato immobiliare. La leva fiscale è imprescindibile per sostenere i cittadini che decideranno di investire per la rigenerazione del loro patrimonio: la casa è ancora il primo e più importante investimento degli Italiani, ma è anche il primo valore delle famiglie.

È necessario un modello di incentivi fiscali efficaci e sostenibili con un orizzonte temporale lungo, con una dose di risorse pubbliche sufficiente a sostenere i cittadini che non hanno capacità di spesa.

Il nuovo codice degli appalti. Ha posto le basi per un epocale cambio di paradigma, che è stato definito – con un ‘espressione un po’ immaginifica – come passaggio da un codice guardiano a un codice volano.

Davanti a un simile e condivisibile ribaltamento di prospettiva, il nostro obiettivo – sostiene la presidente di Assimpredil Ance – dev’essere quello di far sì che questi principi non vengano considerati come mere enunciazioni teoriche.

Dobbiamo impegnarci perché non rimangano delle belle frasi sulla carta, ma divengano delle reali e concrete linee guida per tutti noi che saremo chiamati ad operare. Devono tradursi in cantieri e in opere di cui la cittadinanza ha bisogno.

Equilibrio contrattuale. Ma perché questo possa realizzarsi occorre dare attuazione anche al principio di equilibrio contrattuale. Bisogna, quindi, rinnovare anche per il 2024 le misure straordinarie già adottate per il caro materiali negli anni passati.

Soprattutto, bisogna varare il decreto attuativo del Codice che renda operativo un meccanismo di revisione prezzi dinamico, automatico e immediato e che superi la logica fino a ora seguita che, come sistema associativo, abbiamo contestato.

La sfida possibile del Pnrr. Abbiamo davanti una delle sfide più grandi per il futuro del Paese con il Pnrr – conclude De Albertis – che tocca le riforme attese ma che al fondo ci chiede di guardare al Paese che lasceremo alle prossime generazioni, ai nostri figli.

Gli investimenti programmati serviranno per avviare un percorso di risanamento, di ricucitura del territorio per renderlo resiliente ai cambiamenti climatici, alle calamità che sono ormai fatti quotidiani.

Auspichiamo che cresca la consapevolezza nella società civile e in chi ci governa dell’importanza del mercato pubblico come leva per incidere su Pil e occupazione e come volano per trainare la crescita economica del nostro Paese”.

I saluti del ministro Salvini: il nuovo codice, le connessioni infrastrutturali, la casa

A chiudere la mattinata di lavori dell’assemblea milanese il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che si è detto certo che il nuovo Codice renderà la vita più semplice a tutti gli attori della filiera a partire dalle amministrazioni locali.

Ha auspicato anche la nascita di un nuovo Piano Casa per tutta quella classe media che non è indigente ma neppure sufficientemente benestante, per accedere al bene casa. Un nuovo piano casa quindi da sviluppare sullo stile dei Pinqua (Programma Innovativo Nazionale sulla Qualità dell’Abitare). Ricordiamo che il programma è finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con 2,8 miliardi e che ha l’obiettivo di ridurre il degrado delle periferie, rendere più efficiente dal punto di vista energetico l’edilizia residenziale pubblica e realizzare interventi di rigenerazione urbana per migliorare la qualità della vita delle persone.

Il ministro Salvini poi, guardando al futuro in un mix tra coraggio, fiducia e sogno, ha citato i cantieri di Milano Cortina 2026 che, pur partiti in ritardo, rappresentano quell’Italia dei si che vuol dire crescita e sviluppo.

Infine, lo sviluppo infrastrutturale per collegare il sistema paese e renderlo competitivo e l’impegno per portare l’Expo 2030 a Roma.

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