Individuano le sostanze inquinanti negli impianti di depurazione per risalire agli scarichi illeciti, ridurre i cattivi odori e l’impatto ambientale. Sono i sistemi di monitoraggio in continuo di Gruppo Cap, il gestore del servizio idrico integrato di Milano. Questa sorta di detective elettronico ha ricevuto il Premio Innovazione Smau 2020.
Il riconoscimento è riservato a imprese, amministrazioni e agli enti più innovativi del territorio che hanno imboccato la strada dell’Open Innovation collaborando con aziende o startup per innovarsi.
“Questo premio riconosce il nostro impegno per far crescere il territorio secondo logiche di sostenibilità e attenzione all’ambiente, ha commentato Andrea Lanuzza, direttore generale gestione di Gruppo Cap. Il nostro obiettivo è quello di integrare i più avanzati standard tecnologici e digitali in tutti i nostri settori e processi produttivi. L’obiettivo di allineare i sistemi di depurazione ai più innovativi standard internazionali ci ha portato ad adottare questi speciali sensori, che ci permettono di individuare chi inquina con sversamenti illeciti nelle reti fognarie, preservando il nostro prezioso patrimonio idrico e al tempo stesso il benessere di ogni comunità”.
Il sistema di monitoraggio si basa sull’innovativa tecnologia sviluppata da Kando, dove un approccio di tipo Early Warning e consente di rilevare in anticipo la presenza di sostanze inquinanti nelle acque reflue. Il dispositivo fa leva su un sistema di prevenzione e controllo, e garantisce una migliore capacità di previsione delle sostanze inquinanti e la possibilità di individuare con assoluta tempestività gli scarichi irregolari.
Il nuovo sistema di monitoraggio in continuo della rete fognaria fa seguito al progetto pilota realizzato nel bacino del depuratore di Pero, uno dei più grandi fra quelli gestiti da Gruppo Cap: serve infatti 21 Comuni per 620mila abitanti equivalenti. La zona è stata scelta anche per le diverse attività produttive presenti, quali aziende di trattamento di rifiuti, farmaceutiche, chimiche e galvaniche. I risultati della prima fase hanno già portato a una notifica di reato e all’avvio dell’attività di controllo coordinata con l’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) e con la polizia provinciale, identificando l’origine dello scarico anomalo e bloccando di conseguenza la fonte di inquinamento. L’obiettivo è estendere il progetto su tutti i 40 impianti presidiati dalla water utility.
Monitorare la qualità delle acque reflue consente da un lato di cogliere con precisione eventuali scarichi illeciti da parte di utenze industriali, dall’altro di rilevare in tempo reale la presenza di un determinato inquinante nella rete fognaria e di calcolare il tempo di arrivo al depuratore.