Nel mercato immobiliare è cambiata la domanda
A immonext, il forum organizzato da idealista sul settore del mattone italiano, si è incominciato parlando di crisi. Sì, perché non si può parlare di mercato immobiliare senza accennare alla crisi economica del 2008, che ha ribaltato le abitudini e i costumi degli italiani, dopo aver determinato un diffusissimo senso di precarietà, soprattutto tra i giovani che si accingevano a pensare al loro futuro. La famiglia tradizionale si è infatti modificata: ora, le famiglie mononucleari e bi-componenti raggiungono il 50% della popolazione, e in città come Milano la percentuale addirittura aumenta. Di conseguenza, le forme abitative sono diventate più fluide e hanno messo in discussione alcuni principi tradizionali dell’abitare.
Innanzitutto, la durata della permanenza in un’unica casa è cambiata, perché le persone si spostano molto più spesso seguendo ragioni di lavoro: è ormai radicata fra i giovani l’idea di spostarsi alla ricerca di una condizione professionale migliore. “Ci sono sempre più persone che decidono di vivere in modo diverso, con meno spazi e più servizi“, ha spiegato Giordana Ferri, Fondazione Housing Sociale. “Le co-housing e i co-living offrono soluzioni residenziali, ma anche spazi di incontro e lavorativi: la casa che viene in aiuto ai giovani sempre più mobili e competitivi è anche un elemento di rafforzamento del sistema economico del paese”.
L’affitto per scelta, per forza, per relax o per soldi
Il mercato immobiliare ha assistito a un cambiamento del rapporto fra gli italiani e l’affitto: sempre più persone scelgono questa soluzione per scelta, per forza, per relax o per soldi. Con dati alla mano, Silvia Spronelli, CEO Solo Affitti, ha sottolineato che “La prima causa è, come già detto, la mobilità, che in larga parte è dettata da ragioni di lavoro: il 20% dei giovani disoccupati ha dichiarato di essere disposto a trasferirsi sul territorio nazionale per trovare un’occupazione”. Altri fenomeni che hanno fatto aumentare il numero degli affitti sono stati l’immigrazione e il manifestarsi di una famiglia più liquida, caratterizzata da separazioni e divorzi, ma anche dalla crescita della convivenza e della condivisione degli spazi tra studenti, lavoratori o amici.
“A volte l’affitto risulta una scelta obbligata, a causa della precarietà del lavoro: ad oggi, questo fenomeno ha raggiunto il 16% della forza-lavoro“, ha continuato a spiegare Silvia Spronelli. “Altre volte l’affitto è l’alternativa rispetto alla classica ricettività alberghiera: nel 2016 erano sono 200.000 le abitazioni presenti sui portali online destinate a locazioni di breve periodo. Nell’arco temporale 2010-16 l’extra-alberghiero è aumentato del 37,3%, contro un modesto 13,7% della ricettività alberghiera”.
Vale la pena di investire in immobili?
Ma all’incontro immonext, si è parlato anche di acquisto. Possedere un tetto sopra la testa ha dato e continuerà a dare agli italiani sicurezza: la proprietà della casa è stata sicuramente anche un grande ammortizzatore sociale, che ha consentito di attenuare gli effetti della crisi economica. “Al momento non c’è storia: coi tassi dei mutuo al 2% e i prezzi delle case al minimo, questo è il periodo perfetto per comprare casa”, ha spiegato Gino Pagliuca, giornalista del Corriere della Sera.
Il boom degli affitti non sarebbe stato possibile se molti dei proprietari di seconde case non avessero colto delle opportunità di guadagno che l’affitto può offrire loro. Ad oggi sono quasi 6.000.000 gli immobili a disposizione del mercato delle locazioni, e gli italiani si rendono conto che conviene affittare abitazioni piuttosto che tenerle vuote, anche solo per recuperare la gravosa fiscalità che pesa sulla seconda casa. Il rendimento da locazione, paragonato a investimenti a basso rischio come i Titoli di Stato, è sicuramente interessante, in quanto pari al 5,3% lordo. Al netto può diventare ancora più vantaggioso adottando il canone concordato, che prevede la possibilità di applicare una cedolare secca al 10%, senza avere imposte di bollo e di registro, e con sconto sull’Imu pagata del 25%.
Un’alternativa sono gli affitti brevi, che rappresentano il tema del momento: nelle grandi città è ormai difficile trovare case in locazione proprio perché i proprietari le mettono a vendita per brevi permanenze. Addirittura, la fonte Tecnocasa sostiene che il 98% di vendite in centro storico a Firenze sono state fatte da persone con l’intento di comprare casa per riaffittarla attraverso questa tipologia. Esistono diverse forme di affitti-breve: la più semplice è quella fai-da-te, attraverso un mediatore come Booking o Airbnb, in cui il proprietario però gestisce personalmente l’accesso e la fuoriuscita del cliente, con la conseguenza che il guadagno diventa più simile a uno stipendio lavorativo che a un reddito da investimento.