Adattamento climatico per gli spazi aperti nella città mediterranea

Takk Architects and Lea Atelier 2022, Arca Jardín Portátil | ©José Hevia

Il 2024 ha segnato, mese dopo mese, nuovi record negativi in termini di incremento di temperatura media globale rispetto a quella preindustriale. In particolare, gli spazi urbanizzati del bacino del Mediterraneo, definito dalla letteratura di riferimento come un hot-spot climatico, si rivelano come dei luoghi particolarmente vulnerabili ed esposti, come peraltro confermato dall’elevato tasso di ospedalizzazioni e de­cessi registrato in concomitanza con le estese ondate di calore estive.

Sebbene negli anni le misure e le iniziative finalizzate ad adattare gli spazi e le comunità al clima che cambia siano sensibilmente aumentate in numero e diffusione, anche grazie a una serie rilevante di ini­ziative promosse dall’Unione Europea, la loro effettiva implementazione risulta ancora lenta o comunque di efficacia non ancora riscontrabile.

Permane un gap tra la programmazione di tali azioni e la loro effettiva realizzazione: risorse limitate, mancanza di coinvolgi­mento del settore privato e dei cittadini, insufficiente mobilitazione delle finanze, timidezza della leadership politica e una scarsa consapevolezza rispetto all’urgenza della tematica, sono alcune delle cause principali alla base di questo scollamento.

Soluzioni temporanee per l’adattamento

Le misure proposte dai piani di adattamento ai cambia­menti climatici necessitano di processi applicativi capaci di permetterne l’assimilazione all’interno degli strumenti di gestione ordinari del territorio che richiedendo tempi variabili per la loro completa integrazione, spesso nell’or­dine di diversi anni (durata medio-lunga).

In tale tempo di attesa, gli spazi aperti, per conservare le proprie con­notazioni qualitative di vivibilità, necessitano di misure in grado di fornire soluzioni puntuali, immediatamen­te applicabili, dinnanzi alla imprevedibilità del clima dell’oggi e soprattutto del domani sempre più soggetto a eventi improvvisi e progressivamente più frequenti e intensi.

Chi si occupa di progetto è chiamato ad affron­tare un passaggio urgente, capace di traghettare da una dimensione di emergenza continua, a una in cui il senso della qualità degli spazi aperti sia apprezzabile anche in ragione della capacità di questi ultimi di assecondare la variabilità del clima.

In tal senso risulta di particolare interesse osservare come per alcuni spazi aperti urbani si stiano diffondendo modalità di intervento tempora­nee, finalizzate ad arginare talune criticità causate dagli eventi climatici ed eventualmente a muovere un primo passo verso interventi successivi più strutturati, in attesa di finanziamenti o sviluppi applicativi di lunga durata.

Kogaa 2020, Air Square | ©Cutillas
Kogaa 2020 | Air Square | ©Cutillas

Il comfort in una stanza a cielo aperto

L’Air Square di Kogaa realizzato a Logroño nel 2020 è ad esempio un configuratore temporaneo per lo spazio aperto concepito specificatamente per adattare l’ambito urbano in cui si colloca attraverso il coinvolgimento di associa­zioni che diventano parte abilitante nella realizzazione dell’intervento.

Si tratta di un dispositivo trasportabile che attiva gli spazi sottoutilizzati o degradati, rispondendo alla necessità di alleviare i problemi causati dagli effetti dell’isola di calore e conseguentemente di creare spazi urbani vivibili. La configurazione ad anello funge da ampio sistema di ombreggiamento che attenua, raffredda, protegge dal calore e aiuta ad innescare moti convettivi.

L’Air Square è un sistema facilmente assemblabile e dis-assemblabile, adattabile ai contesti urbani in cui viene inserito e consente lo svolgimento di molteplici attività pubbliche come spettacoli o mercati locali. Il sistema costruttivo è in legno, basato sull’utilizzo di una serie di moduli costituiti da tavole tagliate in Cnc a formare gambe verticali e panche orizzontali, disposte insieme in una configurazione circolare che, per geometria, fornisce stabilità all’intero corpo.

Tale supporto circolare in legno funge da base per un anello cilindrico verticale e gonfiabi­le, ovvero il dispositivo climatico vero e proprio. Il sistema così configurato può essere facilmente smontato, tramite dei semplici avvitatori, per essere assemblato nuovamente in altre località e senza squadre di montatori portatrici di specifici know how.

Kogaa 2020, Air Square | ©Cutillas
Kogaa 2020 | Air Square | ©Cutillas

La tenda della tradizione mediterranea

Il padiglione denominato Mediterraneo, progettato da Manuel Bouzas nel 2023 per uno spazio di Valencia prende come riferimento la tenda mediterranea, stru­mento semplice, efficace, leggero e diffuso che permette di adattare gli spazi dell’abitare alle condizioni climati­che avverse dell’estate.

Le tende esterne, molto diffuse in passato come dispositivi di protezione passiva delle aperture delle abitazioni con il tempo sono diventate meno popolari, spesso sostituite da sistemi di climatiz­zazione meccanici. La piazza Músico López Chavarri di Valencia in cui si inserisce presentava caratteristiche di degrado, di scarsa vivibilità, essendo priva di strutture atte a favorire lo stare dei cittadini e di vegetazione, giochi o altri elementi di interesse.

Si trattava di fatto di un luogo destinato esclusivamente all’attraversamento e non al soggiorno. L’installazione nasce dunque dall’idea di ristabilire le condizioni di abitabilità di uno spazio aperto, lavorando dapprima sulla creazione di un ambito protetto dalla radiazione solare diretta.

Manuel Bouzas 2023, Mediterraneo | ©Luis Diaz
Manuel Bouzas 2023 | Mediterraneo | ©Luis Diaz

La tenda della tradizione mediterranea, un tempo uti­lizzata come elemento di protezione climatica del sin­golo, viene qui riproposta in una dimensione pubblica: il padiglione diventa una sorta di tenda urbana che scherma uno spazio della città generando un’ombra collettiva, a servizio della cittadinanza per realizzare attività pubbliche, festival ed eventi culturali.

La risul­ tante è uno spazio aperto a comfort termico migliorato, non solo grazie alla presenza diffusa dell’ombra, ma anche geometricamente predisposto alla formazione di moti convettivi, particolarmente apprezzati dagli utenti urbani nei periodi più caldi.

L’allestimento è costitu­ito da due portici paralleli tra loro realizzati tramite una sequenza di portali triangolari e zavorrati a terra attraverso delle pietre che fungono anche da sedute. I due portici sono collegati tramite una grande tenda in lamelle di legno, sospesa e caratterizzata da un’apertura centrale finalizzata ad illuminare un piccolo giardi­no interno e a contribuire alla termoregolazione dello spazio.

Il padiglione è realizzato attraverso elementi monodimensionali in legno lamellare preassemblati in officina e opportunamente progettati per ridurre i tempi di assemblaggio e dis-assemblaggio in loco e nell’ottica di favorire il recupero e il riciclo di tutti i materiali e i componenti utilizzati a fine utilizzo.

Manuel Bouzas 2023, Mediterraneo | ©Luis Diaz
Manuel Bouzas 2023 | Mediterraneo, particolare | ©Luis Diaz

Il giardino portatile

Altri esperimenti, come quello condotto daTakk Ar­chitects e Lea Atelierper il Festival Model a Barcellona nel 2022, sono finalizzati a reintrodurre la vegetazione nello spazio urbano, spesso particolarmente vulnerabi­le anche perché altamente artificializzato.

Il giardino portatile Arka, oltre a mirare a sensibilizzare rispetto ai vari aspetti legati alla presenza/assenza di verde in ambito urbano, ovvero nell’aumentare l’attenzione ge­nerale rispetto ad alcune questioni specifiche legate al cambiamento climatico, fornisce una risposta concreta tramite un dispositivo mobile che ospita alberi, arbusti, impollinatori e insetti in grado di mitigare gli effetti delle ondate di calore e di contribuire nell’assorbimento di CO2.

Il dispositivo stratifica il suolo impermeabile dello spazio urbano tramite una vasca di suolo vegetato contenuta all’interno di un insieme di traversi tubolari metallici piegati e saldati tra loro e collegati a 94 ruo­te.

L’installazione è pensata come un progetto pilota, un’architettura mobile che tramite la spinta di alcuni volontari è in grado di spostarsi nelle aree della città a maggiore concentrazione di inquinamento, in ambiti particolarmente densificati e privi di vegetazione.

Takk Architects and Lea Atelier 2022, Arca Jardín Portátil | ©José Hevia
Takk Architects and Lea Atelier 2022 | Arca Jardín Portátil, particoalre | ©José Hevia

Interventi di questo tipo che risultano certamente utili come episodi dimostrativi e si rivelano efficaci pro­prio come strumenti a supporto di alcune forme di adattamento, individuando possibili misure capaci di rispondere in tempi rapidi a fattori di vulnerabilità di un dato spazio urbano, andando a riempire un tempo di attesa, ciclico e continuo, di programmazioni con orizzonti temporali più lontani.

Takk Architects and Lea Atelier 2022, Arca Jardín Portátil | ©José Hevia
Takk Architects and Lea Atelier 2022, Arca Jardín Portátil | ©José Hevia

Gli episodi raccontati non hanno la pretesa di fornire soluzioni dimostrative sempre valide a problematiche che come è noto rivelano peculiarità variegate e legate a specifiche condizioni locali, ma di aprire a possibilità progettuali e realizzative più snelle e dunque capaci di rispondere ricorsivamente alle nuove e variabili esigenze che nascono.

Il tal senso il progetto dello spazio aperto potrebbe essere effica­cemente strutturato attraverso una predisposizione ad accogliere forme di temporaneità le più disparate, anche quelle che oggi non sono completamente prevedibili.

di Timothy D. Brownlee

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