Negli ultimi mesi abbiamo sperimentato un nuovo modo di abitare, influenzato dalla necessità di limitare i contatti sociali e, come conseguenza, di ricostruire i nostri itinerari della quotidianità. Sembra che lo spazio abbia acquistato più centralità del tempo, in un contesto caratterizzato comunque da estrema fluidità, portando frammenti di microcosmi domestici a divenire spazi costantemente da reinventare, in virtù di una crescente intensità ed eterogeneità d’uso.
Le linee che hanno storicamente diviso spazi e tempi dedicati al lavoro e al tempo libero si sono dissolte come inchiostro simpatico, dilatando e comprimendo le coordinate spazio-temporali delle nostre routine. Ma, soprattutto, abbiamo apprezzato l’importanza di relazionarci con lo spazio aperto, in termini sia di salubrità ambientale sia di ricchezza paesaggistica.
L’attuale situazione di crisi, inoltre, ha rinforzato quei processi di contrazione demografica che interessavano molte città ben prima dell’esplodere dell’emergenza sanitaria e che hanno portato molte famiglie a scegliere di vivere in luoghi remoti. Luoghi connessi virtualmente con le postazioni di lavoro e immersi negli ampi territori rurali, dove interi nuclei familiari possano ritrovare una relazione con lo spazio aperto.
Si è rinnovato un filone di ricerca architettonica che pone al centro dell’attenzione le potenzialità offerte dalla contemporaneità di abitare lontano dai mali delle città. Filone all’interno del quale possiamo trovare anche il progetto di Federico Mentil, di Ceschia e Mentil architetti associati, per questa casa a Collina, nel comune di Forni Avoltri (Udine), ultimo insediamento, posto a circa 1.200 metri d’altezza, nella valle che termina con il Monte Coglians, la vetta più alta delle Alpi Carniche sul confine tra Italia e Austria. L’abitazione è il risultato del riuso e dell’adeguamento di un manufatto preesistente, di cui si leggono ancora chiaramente i tratti tipici delle architetture d’alta quota.
Il piano terra, che conserva il ruolo di spazio di transito e stoccaggio, è definito dalla ruvidità materica del cemento grezzo, su cui si appoggiano le canaline a vista dell’impianto elettrico. Fa eccezione l’intradosso del solaio, finito con assi di legno di pino, che fa da contrappunto al rugoso manto cementizio. Una ripida scala conduce allo spazio domestico vero e proprio: un ambiente che si sviluppa dal pavimento alle falde di copertura, inglobando il sottotetto, con cui risulta in diretta comunicazione. Questa grande stanza è interamente rivestita in legno, caratteristica che dona calore, intimità, emozione.
Il disegno in pianta permette di leggere il duplice principio spaziale che caratterizza questo grande locale. Da una parte, l’idea di mantenere l’unitarietà del volume senza frammentare lo spazio, concentrando i servizi su di un solo lato del rettangolo; dall’altra, l’idea di lavorare sul perimetro della stanza, traendo vantaggio dal suo generoso spessore che permette di inserire micro-spazialità al suo interno.
Il rapporto con lo spazio aperto è definito da poche finestre che forano il volume per incorniciare il maestoso paesaggio montano. Queste aperture diventano sedute o aree di sosta, ricavate come nicchie inserite nello spessore dei muri perimetrali. A queste si aggiunge una piccola terrazza, sostenuta da un leggero profilo metallico, che proietta la zona giorno all’esterno. È in questi elementi architettonici, che si materializza un ponte materiale e spirituale tra l’intima dimensione soggettiva e le grandi pareti rocciose, espressione delle incommensurabili forze geologiche che creano e muovono montagne.
Questo progetto appare tanto semplice quanto profondo nello stimolare una riflessione critica circa il nostro modo di intendere l’abitare contemporaneo. L’austerità che emerge dalle scelte architettoniche sfida la coscienza di ciascuno a interrogarsi su quanti e quali elementi costituiscano la qualità di uno spazio domestico. In particolare, il rapporto con ciò che sta fuori dalle famose quattro mura, rapporto drammaticamente riformulato in seguito allo scoppio della pandemia.
di Gerardo Semprebon, Politecnico di Milano (da YouBuild n.19)
LA SCHEDA
Programma: Casa unifamiliare
Progetto: Federico Mentil (Ceschia e Mentil Architetti Associati)
Luogo: Collina, frazione di Forni Avoltri (Udine)
Cronologia: 2015 – 2018
Cliente: Andrea Astori e Giovanna Lepre
Budget: euro 135.000
info: www.ceschiamentil.com
Foto: Alessandra Chemollo