di Giacomo Casarin
Non è una novità: l’Italia sta invecchiando. La quota di over 65 della popolazione, secondo l’osservatorio immobiliare di Nomisma, passerà da 22,6% nel 2018 fino a 34,3% nel 2060. Cresceranno anche i «grandi vecchi» (oltre 80 anni), che nel 2060 rappresenteranno il 16,1% della popolazione, rispetto al 7% del 2018.
Il processo, assieme ai cambiamenti degli stili di vita (per esempio, più anziani che vivono soli), porterà a una domanda abitativa sempre più diversa da quella che consociamo oggi, su cui incide anche la tendenza della popolazione a situarsi in aree strutturate, ovvero funzionali dal punto di vista logistico. In quest’ottica l’Italia si posiziona al di sotto della media Europea, con una percentuale di popolazione nelle aree urbane pari al 69% (2015), che si prevede arriverà al 78% nel 2050.
Residenze per anziani in Europa
Mentre in Paesi come Regno Unito, Germania e Francia il mercato del Senior Housing è in forte espansione e ha raggiunto buoni livelli di maturità, all’interno del sistema Italia è ancora poco conosciuto. Inizia, però, ad attirare l’interesse degli investitori: nel 2018 questo segmento ha raccolto volumi per circa 400 milioni di euro, ma potrebbe attirare capitali da impiegare in nuove strutture per 15-20 miliardi entro il 2035, secondo lo scenario più conservativo. E questi numeri valgono sia che si considerino le Rsa per non autosufficienti, sia che si ampli lo sguardo verso il fenomeno di un senior housing per anziani autosufficienti.
Per l’Italia il gap da colmare è ancora ampio: in Germania ci sono oltre 12 mila strutture per circa 876 mila posti letto, in Francia rispettivamente 10.500 per 720 mila, in Spagna circa 5.400 e 373 mila, mentre nel nostro Paese si contano poco più di 4 mila Rsa e poco più di 200 mila posti. È anche vero che i fattori dell’approccio tardivo verso nuovi modelli residenziali sono correlati ai lenti processi di cambiamento della struttura famigliare tradizionale, ma anche al forte legame con la propria casa, che in Italia risulta essere in percentuale altissima di proprietà.
Il ruolo dell’architettura
In un contesto ancora inesplorato, l’architettura gioca le sue carte. Oggi si stanno già sperimentando alcune strutture innovative, soprattutto nel Nord Italia, dove tra i professionisti più attivi nel campo del Senior Housing c’è lo studio di progettazione Picco Architetti. In una recente conferenza sul tema, Cristiano Picco ha presentato due interessanti progetti riferiti a situazioni, modelli culturali e organizzativi diversi: uno in Austria e uno a Torino. Ma entrambi con una caratteristica analoga: quella della localizzazione in realtà suburbane che, pur non densamente abitate, costituiscono un polo di servizi per le diffuse realtà del territorio dei comuni limitrofi.
Il primo progetto è una nuova realizzazione situata in Austria, nella regione di Salisburgo, esito di un concorso internazionale di architettura, mentre il secondo consiste nel restauro e nel recupero di un complesso storico a Lanzo Torinese. In entrambi è evidente la sperimentazione architettonica portata avanti dallo studio Picco Architetti, che spazia dal mondo dell’abitare a un modello più ricettivo: l’elemento comune consiste nell’accostare un polo con residenze sanitarie assistenziali per non autosufficienti ad alcune residenze assistite per anziani attivi, caratterizzate da locali più personalizzabili. Senza dimenticare la presenza fondamentale di soggiorni di uso comune e aree condivise per attività di servizio e supporto.
Cristiano Picco sottolinea come l’occasione di realizzare strutture di questo tipo nei centro storici possa essere un’opportunità sia per recuperare e riutilizzare il patrimonio esistente sia per integrare più servizi possibili in risposta alle esigenze degli utenti, nonché ai loro interessi. E Milano, su questo fronte, si sta già muovendo.
Milano in prima fila
Non più strutture lontane dai centri urbani, ma edifici progettati nel cuore della città, concepiti per inserirsi e integrarsi nel tessuto sociale di riferimento.È questo il nuovo modo di concepire le residenze sanitarie per anziani che si concretizza a Milano. Nello specifico, parliamo di due nuovi piani di sviluppo, nati dallo studio del team Health Invest, con l’obiettivo di riqualificare l’ex Istituto scolastico San Celso in zona San Siro e l’ex Manifattura Tabacchi in zona Bicocca.
Il valore dei progetti è stato confermato anche dall’assessore all’Urbanistica di Palazzo Marino, Pierfrancesco Maran, che ha sottolineato l’importanza di una dimensione di comunità e di un’assistenza continua a chi troppo spesso vive da solo. Ci saranno ampi spazi di vita comune: saloni, sala da pranzo, aree dedicate ad attività polivalenti e palestre. I progetti saranno poi caratterizzati da elevati standard energetici, grazie a materiali di ultima generazione, all’installazione di domotica e alla climatizzazione con sistema a pareti radianti per raffrescamento e riscaldamento.
Mentre il progetto San Celso ospiterà solo residenze per anziani non autosufficienti, con 120 posti letto in totale, quello dell’ex Manifattura Tabacchi sarà costituito non solo da un edifico destinato ad accogliere una Rsa con 120 posti letto, ma anche da un seconda struttura residenziale con 28 appartamenti protetti per anziani autosufficienti o semi-autosufficienti.
Dunque, il mix di modelli residenziali sembra essere una soluzione adatta per rispondere alle esigenze specifiche della terza età. Il tutto concepito all’interno di un’unica soluzione sicura, disegnata per permettere alle persone di vivere in un ambiente controllato, beneficiando della disponibilità e dell’accessibilità 24 ore su 24 a una serie di servizi (come infermeria, studio medico, ristorazione, pulizia, palestra riabilitativa) strutturati per fronteggiare una situazione crescente di emarginazione e disagio sociale.