Solidità, utilità, bellezza: l’architettura dell’uomo parte da qui. Dall’antichità fino a oggi, i tre parametri Vitruviani hanno continuato a illuminare la strada dei progettisti. E ora si tingono di nuove declinazioni, per far fronte alle problematiche delle città del nuovo millennio. Con l’obiettivo di una rigenerazione urbana sostenibile.
Scoprire queste declinazioni è l’intento di Vitruvio 4.0, progetto nato dalla collaborazione tra Mitsubishi Electric, green company a livello globale, e Leopoldo Freyrie, architetto, presidente della Fondazione RIUSO per la rigenerazione urbana e membro del comitato scientifico di Legambiente. Si tratta di un primo ciclo di cinque convegni tra Milano e Roma per interrogarsi sui processi di rigenerazione urbana in ottica sostenibile, attraverso l’incontro con alcuni dei principali protagonisti che, in diversi settori, stanno disegnando le città del futuro: architetti, committenti, amministratori, player del mondo real estate e non solo.
Nuovi modi dell’abitare
Il 26 febbraio scorso, «Nuovi modi dell’abitare» ha inaugurato il ciclo di incontri Vitruvio 4.0. Baudelaire scriveva: «La città cambia più spesso del cuore di un mortale….». Un fenomeno che stiamo vivendo oggi, con le trasformazioni sempre più rapide dei luoghi domestici e lavorativi. «L’abitare diventa gli abitare», ha spiegato Mario Abis, sociologo, professore all’Università IULM di Milano, partner di RSM. «Nel quadro delle trasformazioni metropolitane, i processi di frammentazione della società, fra mobilità e convergenza, delineano identità multiple e bisogni abitativi multipli».
«Le costruzioni non sono il problema, sono la soluzione», ha aggiunto il direttore di Cresme, Lorenzo Bellicini. «Sono la soluzione se si trasfigurano, se auto-progettano e auto-costruiscono la metamorfosi, se aumentano la produttività, se riducono il costo dell’errore, se si trasformano da filiera competitiva in filiera collaborativa».
Appuntamento in periferia
Prossimo appuntamento il 27 marzo a Roma. Il secondo degli incontri di Vitruvio 4.0 si chiamerà «Il futuro della periferia» e affronterà il tema della riqualificazione delle grandi periferie urbane dal punto di vista socio-economico, culturale e ambientale. La parola periferia ha etimologia greca e nell’antichità significava portare intorno: era quindi legata al concetto di circonferenza. E ciò che sta intorno, invece che al centro, è diventato nel linguaggio comune una parola simbolo di degrado e povertà.
Recentemente Istat ha realizzato una ricerca per la Commissione periferie del Parlamento: nei comuni capoluogo delle città metropolitane italiane abitano più di 9,5 milioni di persone e la stima è che oltre un terzo vivano in quartieri dove è più sentito il disagio economico. Si tratta di zone in cui c’è una forte presenza di cittadini vulnerabili, sotto vari punti di vista, dal reddito famigliare alla presenza di giovani al di fuori dei percorsi di studio, di formazione o lavoro.
Per questo la rigenerazione urbana passa anche dalla riqualificazione delle grandi periferie, concretizzandosi per esempio nell’inserimento di servizi o nella connessione dei territori con il resto della città. Interverranno sull’argomento Gianni Biondillo (scrittore e architetto), Paolo Buzzetti (presidente di Ance), Roberto Faenza (regista internazionale), Sergio Rizzo (giornalista, autore di «La casta») e Edoardo Zanchini (vicepresidente di Legambiente), i quali hanno in comune uno sguardo acuto e senza pregiudizi, oltre alla certezza che la rigenerazione delle periferie è il vero investimento politico che si deve fare a livello economico, sociale, culturale e ambientale in Italia.