Non sono genericamente le più belle case, ma quelle che per un certo periodo hanno segnato la storia dell’architettura a Milano. Ora, dopo essere state il soggetto di un libro (Orsina Simona Pierini , Alessandro Isastia, Case milanesi. 1923-1973. Cinquant’anni di architettura residenziale a Milano, Hoepli, 59 euro), le stesse case diventano protagoniste di una mostra a Villa Necchi Campiglio, proprietà del Fai nel centro di Milano (24 ottobre-6 gennaio 2019).
Il periodo preso in esame è quello che va dagli anni Venti ai Settanta. Di sicuro un periodo felice, tra alti e bassi, per la capacità innovativa nel campo dell’architettura milanese. Dalla Ca’ Brütta di Giovanni Muzio alle ultime opere di Jan Battistoni negli anni Settanta, l’architettura milanese si trasforma in una scuola che continua a suscitare ammirazione, oltre che a essere materia di studio. È un’era che comprende le opere di architetti come Aldo Andreani, Giuseppe Terragni, Gio Ponti, Piero Portaluppi, Pietro Lingeri, Mario Asnago e Claudio Vender, Luigi Figini e Gino Pollini, Luigi Caccia Dominioni, Piero Bottoni, Ignazio Gardella, BBPR, Marco Zanuso, Vico Magistretti…
A Villa Necchi, che è essa stessa un monumento dall’art déco, oltre alle immagini che ritraggono alcuni dei protagonisti del libro, alle copertine delle riviste di architettura dell’epoca, si possono osservare i disegni delle facciate e le fotografie di molte delle opere architettoniche che punteggiano la città lombarda. La mostra è curata da Orsina Simona Pierini e Alessandro Isastia, gli autori del volume ed è un’occasione per un viaggio in un pezzo di storia dell’architettura che ha influenzato intere generazioni di progettisti.
Nei mesi di apertura della mostra saranno anche organizzati specifici itinerari guidati in città, accompagnati dai curatori, per poter ammirare dal vivo le case della mostra. La mostra è visitabile da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18.