32 candidati provenienti da 19 paesi. Lo Swiss Architectural Award registra quest’anno il maggior numero di concorrenti dalla nascita del premio e si conferma una delle competizioni di architettura più prestigiose al mondo. Il 2018 è l’anno di Elisa Valero, architetto spagnolo, che ha vinto questa sesta edizione, insieme a un premio di 100.000 franchi che le sarà consegnato il prossimo 15 novembre all’Accademia di architettura di Mendrisio, Università della Svizzera italiana. Nel corso di una cerimonia che inaugurerà l’esposizione dei lavori presentati da tutti i candidati.
Lo Swiss Architectural Award è un premio internazionale di architettura a cadenza biennale promosso dalla Fondazione Svizzera per l’Architettura, con la collaborazione dell’Università della Svizzera italiana – Accademia di architettura di Mendrisio, e il sostegno della Fondazione Teatro dell’Architettura e della Fondazione per le Facoltà di Lugano dell’Università della Svizzera italiana. La competizione si propone di promuovere un’architettura attenta alle questioni etiche, estetiche ed ecologiche contemporanee e di favorire il dibattito pubblico. La Giuria ha attribuito all’unanimità lo Swiss Architectural Award 2018 a Elisa Valero per l’ampliamento di un edificio scolastico a Cerrillo de Maracena (Granada, 2013-2014), per le residenze sperimentali a Granada (2015-2016) e per la chiesa a Playa Granada (2015-2016). Per la Giuria “l’architettura di Elisa Valero è animata da un tenace impegno personale e da una ricerca originale sugli aspetti costruttivi che le consentono, ricorrendo a risorse limitate, di rispondere alle condizioni poste dai programmi funzionali sublimandole in spazi di grande qualità”.
La Giuria della sesta edizione è stata presieduta da Mario Botta e composta da Riccardo Blumer (direttore dell’Accademia di architettura di Mendrisio – USI), An Fonteyne (professoressa straordinaria presso il Dipartimento di architettura del Politecnico Federale di Zurigo), Francis Kéré (professore titolare all’Accademia di architettura di Mendrisio – USI) e Paolo Tombesi (direttore dell’Institut d’Architecture dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne). I candidati all’edizione 2018 sono stati nominati da un comitato di advisor composto da Solano Benitez, Asunción (Paraguay); Ole Bouman, Rotterdam/Shenzhen (Olanda/Cina); Angelo Bucci, São Paulo (Brasile); Gonçalo Byrne, Lisbona (Portogallo); Jean-Louis Cohen, Parigi (Francia); Luis Fernandez-Galiano, Madrid (Spagna); Sean Godsell, Melbourne (Australia); Toyo Ito, Tokyo (Giappone); Bijoy Jain, Mumbai (India); Shelley McNamara, Dublino (Irlanda); Valerio Olgiati, Flims (Svizzera); José Maria Sanchez Garcia, Madrid (Spagna); Li Xiaodong, Beijing (Cina).
La vincitrice Elisa Valero è nata a Ciudad Real (Spagna) nel 1971. Si laurea nel 1996 alla ETSA (Escuela Tecnica Superior de Arquitectura) di Valladolid. Nel 2000 ha conseguito il dottorato presso la ETSA di Granada, vincendo nel 2003 una borsa dell’Accademia di Spagna a Roma. Autrice di cinque pubblicazioni monografiche, è stata critica e docente invitata in numerose facoltà di architettura europee e alla UNAM di Città del Messico. Attualmente è professore ordinario di Progettazione presso la ETSA di Granada.
Così Elisa Valero descrive il proprio lavoro: “In un momento in cui la nostra cultura è caratterizzata da un rumore di fondo incredibilmente forte, ho scelto di praticare un’architettura che opera in silenzio, serenamente e senza attirare l’attenzione su di sé. […] Mi interessano gli spazi della vita, il paesaggio, la sostenibilità, la precisione e l’economia dei mezzi espressivi. Non mi interessano gli stili. Mi interessano i libri piuttosto che le riviste, la consistenza piuttosto che il genio, la coerenza piuttosto che la composizione artistica. E intendo l’originalità come la riscoperta del vero significato delle cose. Mi interessa un’architettura radicata alla terra e al proprio tempo. Accetto i fattori determinanti dell’architettura come regole di un gioco molto serio e piacevole, che cerco di interpretare in modo coerente e rigoroso. E benché non sia più di moda parlare dell’architettura in questi termini, credo che l’opera di un architetto sia essenzialmente un servizio volto a rendere più gradevole la vita delle persone: una nobile vocazione a rendere il mondo più bello e umano, e la società più giusta. Nell’architettura non c’è posto per i nostalgici: è un lavoro per ribelli”.