Si è tenuta mercoledì 25 settembre, presso la Pinacoteca di Brera, la presentazione dell’opera Architettura delle relazioni di Dario Costi e Simona Melli. Al centro dell’evento il confronto tra filosofia e architettura.
Insieme all’autore, Dario Costi, sono intervenuti: Stefano Zecchi, Filosofo – già professore ordinario dell’Università di Milano – e Marco Biraghi, storico dell’architettura e professore ordinario del Politecnico di Milano.
Inoltre, la presentazione è stata occasione per un saluto di Angelo Crespi, direttore generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense.
Il libro
In Architettura delle relazioni i due autori, già fondatori dello studio Mc2aa di Parma, hanno raccolto, all’interno di un doppio volume, le opere e i progetti di 20 anni di attività e raccontato i fondamenti culturali del loro lavoro in forma di riflessione autobiografica che descrive, citando la loro stessa definizione, le piste che abbiamo battuto, le strade che stiamo percorrendo, le inquietudini che avvertiamo e le responsabilità che ci assumiamo.
Dario Costi | Autore di Architettura delle relazioni
Le forme della vita tornano al centro di un nuovo concetto di architettura. Come progettisti abbiamo il ruolo e la responsabilità di costruire spazi e rigenerare ambienti rispettando il legame – la relazione – tra luogo, persona e comunità.
Con questa consapevolezza diventa essenziale, soprattutto in settori sensibili come nel caso dell’housing sociale, immaginare e realizzare spazi pensati intorno alle persone e che accompagnino, in modo concreto e non solo concettuale, la coesione del territorio.
Abbiamo ben chiaro il reale ruolo dell’architettura che non si conclude nella perfezione della linea ma trova la sua piena espressione nel dare risposte ai bisogni sociali, quindi relazionali, di ogniuno di noi.
Angelo Crespi, | Direttore Generale Pinacoteca Brera e Biblioteca Nazionale Braidense
Questo libro restituisce la speranza che l’architettura e quindi anche la città possano recuperare un rapporto positivo con le persone e un impatto significativo su insediamenti ancora e in gran parte incongrui e inadeguati.
Stefano Zecchi | Filosofo
Il rapporto tra filosofia e architettura da cui parte il libro è un momento storico fondamentale della cultura milanese e italiana. Gli anni Cinquanta sono il tempo del dialogo e delle relazioni.
Ripartire da quell’atteggiamento aperto e fertile è oggi una condizione di lavoro promettente per ragionare sulle identità delle città ed elaborare una visione del mondo che oggi manca.
Marco Biraghi | Storico Architettura e Professore Ordinario Politecnico Milano
L’architettura è per definizione una sintesi di relazioni. Perché allora oggi è necessario ricordarlo e ribadirlo in maniera così chiara e forte come fa il libro di Dario Costi?
Perché vediamo sempre più svilupparsi una dinamica di banalizzazione speculativa del mestiere e l’appiattimento degli interventi come espressione senza contraddittorio del potere finanziario. In contrasto a questa realtà il libro è un manifesto impegnato e militante sui valori dell’architettura come luogo di relazioni e sul suo valore civile e sociale che oggi va riaffermato con forza.
Architettura delle relazioni
A partire dall’approccio fenomenologico del Movimento Moderno italiano il libro sviluppa una riflessione sull’architettura per tappe successive che arriva fino ad oggi aprendo a confronti con l’estetica, la sociologia, l’arte e le neuroscienze.
La riflessione operativa di come fare architettura in chiave autobiografica si collega così ad approfondimenti mirati nelle molte discipline che ragionano sulla centralità delle relazioni tra le persone.
In un momento storico che vede l’affermarsi di modificazioni radicali della società indotte dalla Quarta rivoluzione industriale da affrontare, dal punto di vista insediativo, attraverso la rigenerazione urbana e la ri-naturazione delle città, questa riflessione teorica, eterogenea ma chiaramente ordinata, offre un contributo che si radica nella lezione del passato e al contempo si proietta in avanti.
Al termine di una intensa ricomposizione delle consonanze tra gli avanzamenti delle altre discipline e il recupero del senso più profondo dell’architettura come arte dello spazio, rimane il mandato civile di progettare a livello architettonico e urbano per le piccole e grandi comunità, lavorando intorno alle forme della vita, nella loro volubile apparizione, per le emozioni che ogni luogo può stimolare in chi lo abita.