Decreto Salva-Casa: per Federcostruzioni provvedimento utile a sbloccare il mercato immobiliare

Il 24 maggio 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Salva-Casa, fortemente voluto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini con l’obiettivo di “liberare” gli appartamenti ostaggio di una normativa rigida e frammentata che ne ostacola la commerciabilità e talora preclude l’accesso a mutui, sovvenzioni e contributi.

Il decreto interviene solo nelle casistiche di minore gravità, incidendo sulle cosiddette lievi difformità. In particolare:

  • su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
  • sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
  • sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cosiddetta “doppia conformità”.

Il decreto inoltre semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata. Infine, si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera.

La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana.

Nel testo, come già annunciato lo scorso 17 maggio, non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura. L’idea di Salvini, già condivisa con il sindaco Giuseppe Sala, è di intervenire in fase di conversione del testo.

Paola Marone | Presidente Federcostruzioni
Paola Marone | Presidente Federcostruzioni

Il commento di Paola Marone | Presidente Federcostruzioni

«Provvedimento utile in tema di “semplificazione” e “sburocratizzazione” per risolvere positivamente difformità di piccola entità e relative a singole unità immobiliari. Il superamento della doppia conformità è sicuramente un aspetto rilevante. Senz’altro così si renderà più dinamico il mercato immobiliare. Sicuramente la Federazione manderà le sue osservazioni in tema di “cambi di destinazione d’uso”, azione fondamentale per un mercato in evoluzione. Restiamo in attesa del testo unico dell’edilizia come strumento attuale e moderno a servizio dei processi di rigenerazione urbana».

Il comparto rappresentato da Federcostruzioni

Il comparto della filiera rappresentato da Federcostruzioni ha raggiunto nel 2022, e si prospetta il mantenimento per il 2023, un valore della produzione pari a 600 miliardi, con un’occupazione pari a 3 milioni di persone. Si sottolinea che nel 2022 e nel 2023 la filiera ha contribuito al 50% della crescita del Pil nazionale (8,3% nel 2021 e 4% nel 2022).

Oggi tensioni geopolitiche, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei, costi energetici da contenere, andamento della politica monetaria e dell’inflazione, obiettivi europei da raggiungere per case green evidenziano l’esigenza di un progetto industriale del comparto delle costruzioni che sia stabile e di lunga durata.

Questioni aperte

Il settore si trova, con scarsità di manodopera, in difficoltà nel reperire personale qualificato, complessità sempre maggiori da affrontare nelle realizzazioni, produttività da ottimizzare.

Alla luce dei dati Ocse la crescita della produttività del lavoro nel comparto edilizio non corrisponde a quella raggiunta nell’economia in generale. L’utilizzo di processi e tecnologie digitali, come il Bim sono di supporto a migliorare le prestazioni attraverso una gestione organizzativa più strutturata.

La conseguenza di tutto questo porta a valorizzare le innovazioni tecnologiche e, allo stesso tempo, i processi in chiave sostenibile e digitale. Bisogna attivare l’intero ecosistema delle costruzioni intervenendo sulla catena di fornitura e coinvolgendo gli stessi committenti, progettisti e fornitori per influenzarne le scelte in ottica green.

Il comparto delle costruzioni coinvolge oltre la metà delle risorse introdotte dal PNRR e di queste oltre il 60% è indirizzata verso obiettivi condivisi di sostenibilità.

Priorità

È necessario, dunque, un progetto industriale di incentivi stabile e di lunga durata senza cambi di regole, che riordini l’attuale sistema di bonus e che riattivi il meccanismo della cessione del credito, unico strumento utile per gli incapienti, al fine di raggiungere gli obiettivi della direttiva europea Epbd.

Un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie per stimolare la domanda anche per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare dal rischio sismico ed idrogeologico oltre all’efficientamento energetico mediante incentivi commisurati alla domanda.

Come ricorda Ance, su un patrimonio immobiliare residenziale di 12,2 milioni di edifici circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E,F,G) che corrispondono a circa il 73% del totale. Occorre predisporre le necessarie risorse pubbliche, anche derivanti da fondi europei per supportare gli investimenti necessari alla filiera industriale delle costruzioni per sostenere i processi di decarbonizzazione, e contenimento dei costi energetici per la competitività e la tutela del Made in Italy.

Federcostruzioni auspica che nel comparto delle costruzioni vengano previsti strumenti di politica industriale che abbiano la finalità di sostenere e incoraggiare l’utilizzo dei prodotti Made in Italy, sulla scia di quello che sta prevedendo il Ministro Urso (Piano Italia) anche per la filiera dell’automotive.

Tassa ambientale Cbam – contenimento costi energetici

Occorre correggerlo opportunamente e rapidamente per non penalizzare le esportazioni dei prodotti europei. Così come è pianificato rischia di partire in ritardo (solo nel 2026 si verseranno i primi contributi) con un inizio debole. La Federazione è molto attenta alle problematiche dei settori rappresentati, che si differenziano nei meccanismi di importazione ed esportazione.

I costi energetici sono quotati attualmente pari a 95-100 €/MWh più alti di competitor europei. Serve l’attuazione della gas release e dell’energy release, misure strutturali emanate dal Governo per lo sviluppo delle rinnovabili e per il sostegno alle imprese energivore.

Rigenerazione Urbana

Serve una legge sulla Rigenerazione urbana che faccia da legislazione quadro alle norme regionali, secondo una visione d’insieme di carattere strategico che persegua obiettivi materiali e immateriali, recuperando del patrimonio pubblico e privato, promuovendo l’uguaglianza e l’inclusività, incentivando gli interventi in ottica di Ppp.

Digitalizzazione degli appalti pubblici

Dopo l’entrata in vigore del Nuovo Codice lo scorso 1° luglio 2023 e la piena efficacia delle norme sulla digitalizzazione a partire dal 1° gennaio 2024, l’iter di riforma degli appalti pubblici è quasi interamente completato.

Avviata la sperimentazione sul campo del nuovo assetto regolatorio, si impone un momento di verifica sulle problematiche, i vantaggi e le criticità che questi primi mesi di utilizzo hanno dato modo di registrare.

Pnrr

Gli ultimi dati ufficiali sullo stato di attuazione del PNRR segnano, al 31 dicembre 2023, un livello di spesa di 45,6 miliardi, circa il 24% delle risorse europee del Piano. Le costruzioni si confermano il settore più dinamico, con una spesa pari a 26,7 miliardi e un avanzamento più che doppio rispetto alle altre misure del PNRR (grazie al risultato del Superbonus 110%, e al buon avanzamento di alcuni programmi di lavori pubblici, principalmente investimenti ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali). La revisione del PNRR, approvata dalla Commissione Europea l’8 dicembre 2023, ha determinato una riduzione delle risorse destinate a interventi di interesse per le costruzioni di circa 7 miliardi, tra riduzioni totali e parziali, rifinanziamenti, nuovi investimenti e RepowerEU.

Si stima che oltre la metà (53%) dei definanziamenti totali e parziali, determinati dalla revisione del Piano, colpirà le regioni del Mezzogiorno. È un dato che rischia di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei divari territoriali.

Sebbene in recupero nell’ultimo anno, la spesa sostenuta è ancora lontana rispetto alle ultime previsioni governative, contenute nella Nadef 2022 (settembre 2022) e non aggiornate nell’ultimo DEF, che prevedevano a fine 2023 la spesa di circa 60 miliardi di euro.

Guardando alle componenti della spesa effettuata, le costruzioni si confermano il settore più dinamico rispetto agli altri comparti coinvolti nel Piano, con una spesa pari a 26,7 miliardi (circa 24 miliardi al netto della spesa esclusa dal Piano dopo la revisione).

Gli investimenti che hanno coinvolto il settore delle costruzioni risultano concentrati sugli incentivi automatici del Superbonus 110% e sulla realizzazione di lavori pubblici, principalmente interventi ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali.

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