L’uso dell’aggettivo vernacolare, abbinato all’architettura, è relativamente recente anche se la radice è antica. Il termine vernaculum, nella lingua latina, designava tutto ciò che veniva costruito, allevato, confezionato e coltivato in casa, in opposizione a ciò che ci si procurava tramite lo scambio con l’esterno ed il commercio.
La locuzione emerge, per la prima volta, verso la fine del diciannovesimo secolo nei testi che parlano delle architetture rurali e spontanee ma una definizione compiuta arriva solo negli anni ‘50 del ‘900 nelle pubblicazioni dello studioso britannico Eric Mercer.
Interessante anche l’accezione coniata negli anni ‘60 da Bernard Rudofsky, architetto austriaco naturalizzato americano, che le definisce “non-pedigreed architecture”.
Quindi di cosa stiamo parlando in concreto? Di tutte quelle costruzioni edificate con materiali locali, oggi diremo “a km zero”, seguendo le tecniche tradizionali specifiche della cultura di un territorio. Entrambi gli autori concordano nel sottolineare che l’architettura vernacolare sia caratteristica non solo di un’epoca ma anche della classe sociale che ha commissionato o, in molto casi, autocostruito i manufatti.
Architettura vernacolare
Questa lunga premessa risulta quanto mai opportuna per introdurre questo progetto di Dalz, sodalizio friulano, che a nostro avviso ben incarna l’evoluzione contemporanea dell’architettura vernacolare sottolineandone la radice nobile e culturalmente elevata.
Ci troviamo a Montereale Valcellina, provincia di Pordenone, in un contesto rurale dove le pendici della montagna sono punteggiate da costruzioni in massima parte legate alla silvicoltura e all’allevamento.
Il nostro intervento si focalizza sul recupero, a fini abitativi, di un manufatto con struttura in pietra in parte già destinato a tale scopo, in parte utilizzato come fienile. L’edificio viene fatto risalire, con successivi rimaneggiamenti, al ‘700. Il tema è spinoso e quanto mai attuale: come rispettare un involucro storico, costruito con estrema povertà di mezzi, adeguandolo ai cogenti requisiti prestazionali imposti dalle normative vigenti?
Già nel proprio nome i nostri professionisti dichiarano il proprio radicamento in un contesto ben specifico. Il dal(t)z, è infatti il termine che designa i ballatoi in legno presenti nelle facciate delle antiche costruzioni dell’arco prealpino friulano, rilevabili, seppur in stato deplorevole, anche nel presente edificio. Tali aggetti, che sono divenuti degli elementi distintivi che connotano fortemente i prospetti degli edifici del territorio, nascono per un fondamentale ruolo pratico. Erano infatti il supporto per l’essiccazione dei prodotti agricoli.
Materiali e tecniche locali
Nell’interpretazione di Giorgia Liut ed Ermes Povoledo, nati rispettivamente nel 1987 e nel 1985, il recupero della casa della Loli non diventa semplicemente un esercizio di ricostruzione filologica ma un’occasione per studiare i materiali e le tecniche locali comprendendone fino in fondo le caratteristiche e le potenzialità.
Solo con questa profonda conoscenza si può giungere a un risultato formale che si distacca nettamente da un’immagine retorica ed estetizzante, tipica di alcuni deprimenti recuperi “in stile”, restituendoci un’architettura viva e contemporanea e allo stesso tempo antica e perfettamente fusa con il suo contesto etno-socio-culturale.
Sotto il profilo funzionale i progettisti attuano due semplici ma decisi interventi, il tutto senza alterarne la sagoma e le bucature esterne: ripristinano il collegamento interno tra i due corpi di fabbrica; sfruttano la doppia altezza del fienile per ricavare un secondo livello.
Questo ha permesso di realizzare un comodo alloggio su tre livelli così distribuito: al piano terra la zona giorno con cucina a vista, un soggiorno e un piccolo servizio igienico; al piano primo la zona notte con una camera doppia, un servizio igienico completo ed un ripostiglio; al piano secondo un’ulteriore camera da letto singola.
Il nuovo intervento è segnalato in facciata, in modo bilanciato, dalla sostituzione dei ballatoio pre-esistente, non recuperabile, con nuovi elementi in legno e metallo. Una teoria di sottili piatti in acciaio ripropone, reinterpretandolo, la tradizionale contrapposizione fra la massività delle muratura in pietra e la leggerezza del daltz. Il metallo, lasciato al naturale, viene riproposto anche nella realizzazione della nuova scala interna, ricavata nel nuovo solaio inserito nella stalla.
Messa a norma sismica
Gli interventi edili per la messa a norma sismica della muratura in pietra vengono occultati da una contro parete interna, che si trova su tutto l’involucro. Tale elemento integra anche un consistente pacchetto isolante, altamente performante, e i condotti impiantistici, elettrici e meccanici.
I solai sono stati integralmente sostituiti con nuovi elementi a struttura mista, legno e acciaio. Il metallo si ritrova anche negli esili infissi che massimizzano l’apporto solare delle bucature esistenti. Sotto il profilo energetico l’abitazione risulta del tutto autonoma.
L’intera copertura è dotata di pannelli fotovoltaici che abbinati a batterie di accumulo, ad alta efficienza, alimentano una pompa di calore che garantisce l’energia per l’impianto a pannelli radianti, posti a pavimento, con funzione sia climatizzante estiva che riscaldante invernale.
Questo progetto è un gesto di amore non solo per un singolo edificio ma per un intero territorio. Dalz fa propria la pratica parsimonia tipica delle popolazioni montane, abituate ai rigori di una natura aspra e matrigna, e ci restituisce un edificio asciutto ed essenziale ma affascinante.
di Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini
Dalz Architettura | Commento
Intervenire nel contesto storico rappresenta una delle principali sfide a cui l’architettura contemporanea è chiamata a dare risposta attraverso azioni concrete che si pongono, tra i diversi obiettivi, quello di superare l’ansia del contatto tra il nuovo e l’esistente. Il riuso e la riqualificazione urbana e architettonica, associati a modalità operative come l’aggiunta, la sottrazione e l’innesto, rappresentano sempre più i temi attorno ai quali ruota lo sviluppo sostenibile del territorio. Al contempo, intervenire nel contesto storico significa riconoscere i valori storici e sociali passati e presenti per individuare delle azioni di intervento future compatibili sia con le mutate modalità dell’abitare sia con la naturale evoluzione storico-culturale del costruito che definisce la ricchezza e il fascino di tali ambiti. Nel progetto “La casa della Loli” l’antico “paiol” (ballatoio) viene reinterpretato con l’impiego di sottili piatti in acciaio che compongono una nuova facciata enfatizzata da un constante mutare di luci ed ombre. La verticalità degli elementi in ferro la ritroviamo anche negli spazi interni nel parapetto della scala che definisce una scarna volumetria e assume il ruolo di ossatura portante nel muoversi all’interno degli ambienti.
La scheda
Cliente: Samantha Giacomello
Progetto: Dalz Architettura arch. Ermes Povoledo, collaboratore arch. Giorgia Liut
Strutture: ing. Marco Pujatti
Impianti elettrici: Linx di Vezzato Damiano
Impianti meccanici: Nuova Termoidraulica di Fassetta Milo
Impresa edile: Toffolon Costruzioni srl
Info: www.dalzarchitettura.it
Realizzazione: 2021-2023
Fotografie: Alessandro Ruzzier e Dalz Architettura