Di recente la redazione di YouBuild è stata ospite di Refin alla scoperta del nuovo showroom e del nuovo percorso di visite in fabbrica inaugurati lo scorso settembre, in occasione del Cersaie. Refin Experience è la nuova esperienza di Factory Tour pensata da Refin per far entrare nel vivo della propria realtà produttiva clienti e visitatori, e curata a livello progettuale da Limiteazero, agenzia specializzata nell’exhibition and interactive design.
Un viaggio a più tappe che racconta cosa ci sia dietro i prodotti ceramici Refin attraverso un percorso multisensoriale che alterna elementi da toccare con mano all’uso di tecnologie sofisticate, per far vivere quella trasformazione complessa e affascinante attraverso la quale vengono realizzate le collezioni in grès dell’azienda.
Un percorso di visita innovativo, digitale ed esperienziale, che ci ha permesso di immergerci nella fabbrica. Abbiamo poi visitato il laboratorio, vero cuore dell’attività creativa dell’azienda. Qui, come alchimisti contemporanei, vengono dosate e mescolate arte, natura e design per dare vita a collezioni che vogliono suscitare emozioni.
Design creativo
Il processo creativo e di design avviene internamente, a partire dalle ispirazioni sviluppate dal tile designer. Il fatto poi che il laboratorio sia nel cuore della fabbrica permette di sperimentare continuamente tutte le idee che sopraggiungono, senza discontinuità.
Ogni collezione ha la sua storia, dalla ricerca di pietre nelle cave, a quella un falegname che abbia il legno giusto, o di altri materiali naturali da rielaborare con il proprio stile. In altri casi il percorso creativo è molto più audace e si sviluppa creando da zero dei manufatti con l’aiuto di artisti, scultori, pittori o artigiani, per preparare prototipi da cui ricavare le piastrelle.
Il nuovo showroom
La rivisitazione degli spazi aziendali destinati a showroom, curata dall’arch. Valerio Loris Bianchi, è nata dalla necessità di riconfigurare gli spazi di accoglienza e di esposizione ceramica al piano terreno della sede di Refin. Il processo progettuale ha coinvolto tutte le parti decisionali dell’azienda, conducendo a un vero e proprio teamwork durato mesi.
Il risultato non è stato dettato da prerogative stilistiche o di effimero estetismo ma una vera e propria “scultura collettiva”, sbozzata e affinata nel corso del tempo per accogliere tutte le istanze aziendali, al fine di creare uno “strumento” utile e confortevole negli anni a venire. La planimetria generale presenta due ali grossomodo simmetriche rispetto al corpo scale centrale, vero elemento baricentrico di accesso.
La vocazione ricettiva di una metà è dichiarata dalla presenza di grandissime vetrate, che donano all’intero spazio una luminosità estremamente gradevole durante l’arco della giornata mentre l’ala opposta si presenta come un grande salone di poco più di 3 metri di altezza e con una finestratura stretta e continua che accentua la sensazione di chiusura e compressione dello spazio.
Ala espositiva
L’obiettivo dell’azienda era di mostrare nuovi grandi formati (lastre ceramiche) e di evitare il mix di effetti, ovvero la divisione netta di aree per tipologia. Data la superficie relativamente contenuta a disposizione, la proposta è andata nella direzione di creare una sequenza di compartimentazioni, per l’esattezza una progressione di quattro scatole all’interno delle quali si potessero trovare tutte le collezioni appartenenti alle relative macrocategorie (pietre, marmi, legni, cementi).
Questa sequenzialità elementare necessitava però di una rottura, ovvero di “un evento” che generasse una narrazione interattiva attraente. Qui è entrata in gioco la variabile della “contaminazione”, che ha segnato l’intero progetto.
La soluzione consiste in vani che dialogano tra loro, uniti dal fil-rouge dell’occhio del visitatore che può attraversare questi ambienti visivamente, indovinando traiettorie dirette o sghembe. Queste direzioni volontarie e involontarie della vista permettono “una porosità”, una sinergia ottica tra le collezioni esposte, arricchendo fortemente l’esperienza di visita.
In questo senso gli spazi si attraversano fisicamente seguendo percorsi lineari, ma l’occhio non rimane mai imprigionato all’interno di ogni singola stanza, cerca continuamente nuove prospettive di fuga. In questa sintesi ricca e stimolante il percepito è ben maggiore della somma delle singole parti elementari, si raggiunge un’armonia corale di tutti gli elementi.
Dal punto di vista dell’esposizione ceramica si è deciso di adottare un profilo dinamico, con piani slittanti sia in senso verticale che orizzontale, che potessero regalare movimento agli interni e soprattutto creassero un’interazione fisica con l’osservatore, inducendolo ad avvicinarsi, a toccare le superfici, a sperimentare direttamente con i propri sensi.
C’è stato anche uno studio dedicato all’illuminazione naturale, convogliata sul perimetro della sala mostra attraverso l’installazione di apposite velette. Questi diaframmi evitano l’ingresso della fonte luminosa diretta sui prodotti (come si sa la luce naturale è variabile per intensità e cromatismo durante le ore del giorno), caratteristica che può inficiare la leggibilità corretta del prodotto da parte dell’utente.
Si è optato quindi di condurla verso il basso dove fioriere mobili ospitano una ricca vegetazione che fa da contorno (o passepartout) alle zone espositive. Altri elementi di rilievo sono la sala vestibolare di fondo che ospita una didascalica galleria lastre e l’imponente pensilina a sbalzo in ingresso che segnala e guida il visitatore verso l’interno dello showroom. Infine, in tutte le aree è stato ripulito il soffitto dalle superfetazioni occorse nel tempo, mostrando la natura “industriale” dello spazio, che dialoga per contrasto con l’allestimento.
Ala hospitality
L’area di accoglienza è organizzata non secondo una sequenza di spazi (come nell’ala opposta) ma di azioni. Si è infatti dato rilievo a un percorso per gradi, attraverso cui il visitatore prende contatto con l’identità dell’azienda nella quale si trova.
Dopo aver superato la reception e disceso le scale, il visitatore intercetta l’ampia lounge, vero e proprio “snodo”: qui è possibile accomodarsi al banco bar per un caffè, ammirare il paesaggio fuori le grandi vetrate seduti in divano, oppure osservare le novità aziendali trasmesse dai maxischermi.
La natura logistica della lounge è di fondamentale importanza in quanto consente lo smistamento verso direzioni varie: il tour in fabbrica, la sala conferenze, le meeting rooms, la visita alla salamostra o agli spazi esterni a cui si ha accesso diretto da qui.
Una monumentale libreria multipiano delimita (sempre seguendo il criterio di porosità visiva degli ambienti) l’area lounge dal grande archivio materiali, completo di un tavolo tecnico dedicato agli abbinamenti tra effetti diversi.
Questa sala è a sua volta collegata visivamente con la conference-room retrostante, organizzata in due momenti: una platea utile a incontri ristretti unita a una gradonata a tre livelli per eventi di maggiore portata. L’ambiente è inoltre arricchito dalla presenza di un piccolo stage dotato di leggio e di una parete-lavagna in cui è possibile esporre e presentare nuovi prodotti.
Al contorno pareti di un blu intenso sono intervallate dalla presenza di stripled verticali, mentre la parete di fondo illuminata da luce naturale è vivacizzata dalla presenza di verde. Altri spazi accessori sono le salette meeting per incontri a numero ristretto.
Questi spazi sono dotati di monitor per presentazioni aziendali o per l’introduzione a collezioni in modo molto agevole mediante la lettura (da parte di un sensore posizionato sotto il piano del tavolo) di sample dotati di chip. Gli ambienti sono completati dallo styling di Studio Salaris, con arredi e oggetti posti in un equilibrato dialogo materico e cromatico con le superfici esposte.