Nel The Vignelli Canon, un libro del 2009 a metà strada tra il manifesto, il manuale pratico e il testamento spirituale del buon graphic design derivante dalla tradizione del razionalismo europeo il grande grafico Massimo Vignelli dedica uno dei capitoli introduttivi allo strumento della griglia.
The Grid, nell’edizione originale, scritto proprio così, con la prima lettera maiuscola, come a indicare una sorta di dogma o di norma superiore agli individui. Secondo Vignelli esistono infiniti tipi di griglie, ma uno soltanto sarà quello perfetto per risolvere un determinato progetto.
Individuare il ritmo di questo sistema compositivo è il primo passo per poi posizionarvi al suo interno un titolo, un colore, un arredo, una partizione verticale, una progressione di luci, fino al singolo still-frame di uno storyboard cinematografico, tutto è progetto, è bene ricordarlo.
Quando si analizzano i linguaggi dell’architettura e del design la griglia diventa una partitura che fissa e innova: dagli interni di Mies van der Rohe e Josef Hoffmann, ai volumi della casa Schröder o della villa Noailles, rispettivamente di Gerrit Rietveld e Robert Mallet-Stevens, passando per l’arredo di Charlotte Perriand, Cini Boeri, Superstudio, arrivando ai tessuti di Anni Albers, Nanni Strada, Rosita e Ottavio Missoni.
Ciclicamente si ripresenta nel contemporaneo come struttura base coerente, capace di proiettare l’eleganza intellettuale che il designer vuole esprimere. In questa direzione risulta un oggetto potente nella sua apparente semplicità la lampada Cono di Luce di Ron Arad per Lodes.
Sembra un cono di vetro al cui interno si trova un foglio bianco arrotolato. Quando acceso, il prodotto rivela un motivo ottico fatto di luci, ombre sovrapposizioni; la proiezione costruisce una griglia di linee bianche, nere e rosse, vicina nel gioco percettivo finale all’arte cinetica.
Cc-Tapis e Patricia Urquiola con Panoplie, un sistema integrato di tessuti per pareti e pavimenti, hanno elaborato un linguaggio di geometrie e moduli disegnato secondo i principi di rotazione, ripetizione, moltiplicazione e divisione, accentuati da un uso calibrato del color swapping nelle proposte Domino, Tic Tac e Memo della collezione.
La griglia intesa come texture può possedere infinite esperienze tattili o visive. È attraverso la scelta dei materiali e delle loro finiture che gli architetti e i designer articolano la forma di un oggetto per esprimerne il contenuto e rivelarne l’impatto sia a livello spaziale che sensoriale.
Nei recenti progetti per Mutina, sempre Urquiola ha elaborato una sorta di codice interno alla griglia che il materiale ceramico impone. In materia qui intesa come richiamo ai toni neutri della terra. linee irregolari emergono potenti dallo smalto, portando sullo sfondo la matrice delle piastrelle, quasi un rimando ad antichi graffiti o ai tratti di certi acquarelli di Paul Klee.
Fringe di Michel Anastassiades lavora invece per segmenti netti, paralleli, incisi direttamente sulla superficie. Ciò che varia la loro distribuzione sono le due larghezze diverse. Con entrambe le ceramiche si ottengono dei tappeti senza soluzione di continuità, con o senza bordi, che delimitano gli spazi adattandosi a ogni ambiente.
In un dialogo che si sostiene a vicenda, griglia e colore possono definire qualsiasi artefatto creativo, dai progetti di design qui raccontati alle opere di Agnes Martin o Sol LeWitt. Tutte opere in attesa di essere codificate, viste e, quando possibile, scelte.
Di Rossella Locatelli
Politecnico di Milano