Nel paese delle “mille colline” l’architettura vernacolare ritrova sensata spontaneità materializzandosi nel progetto del centro comunitario della onlus “Komera Rwanda”.
Progettato e realizzato dallo studio Be_Design a Kayonza, nella provincia orientale, fa parte di una serie di iniziative che l’associazione benefica di volontariato, fondata da Margaret Butler, ha intrapreso in Ruanda fin dalla sua costituzione nel 2007 e finalizzate al supporto e alla formazione della popolazione locale.
Komera nella lingua locale è una forma di saluto o commiato che può essere tradotta in “coraggio!” o “sii forte”. Gli echi mai sopiti dei tragici eventi del 1994 hanno lentamente rivitalizzato il bisogno di costituire una comunità non solo come valore fondativo dello stato ma soprattutto come luogo in cui riconoscersi e in questo caso di conoscenza per donare un futuro alle giovani generazioni.
Un centro comunitario deve svolgere e adempiere a un duplice ruolo di coesione sociale e di guida che in architettura si traduce in riferimenti alla propria cultura, storia e tradizione. Un progetto costruito per e con la comunità dato che la maggior parte della manodopera, 40% della quale femminile, e dei materiali da costruzione sono stati forniti dei villaggi limitrofi.
Riferimenti
Questo centro è stato concepito come una struttura capace di fornire assistenza sanitaria, programmi di istruzione e tutoraggio per giovani donne e inoltre come luogo di assistenza alle famiglie e per ospitare incontri comunitari.
L’architetto Bruce Engel coaudiuvato dai suoi collaboratori nella concezione del Leadership Center ha saputo armonizzare elementi riconducibili all’arte decorativa interna delle tipiche abitazioni autoctone, l’imigongo, con la natura circostante e soprattutto con l’archetipico modo di disporre gli spazi della casa intorno ad una corte aperta.
L’imigongo è una pittura decorativa in rilievo elaborata agli inizi del XIX secolo con l’intenzione di rappresentare con poche e semplici linee geometriche scene naturali, strumenti di lavoro o di caccia che combinate in sequenza descrivevano la vita nel Regno del Ruanda.
Il paesaggio ruandese, come ricordato, è un sinuoso susseguirsi di colline e rilievi densamente antropizzati attraverso l’agricoltura e in parte l’allevamento.
L’andamento spezzato dell’involucro dell’edificio ridisegna quindi forme preesistenti rielaborandole in tre dimensioni generando una spazialità accompagnata e scandita dagli elementi naturali.
Infatti, ai tropici l’architettura senza architetti e ora quella con architetti si confronta costantemente con il clima. L’alternanza di stagioni secche e piovose richiede un’adeguata protezione contro sole e piogge per mantenere valori igrometrici accettabili all’interno dell’edificio e al contempo fornendo un riparo sicuro.
Composizione
La composizione dell’artefatto si basa sulla dislocazione nell’area di progetto di volumi aventi funzioni specifiche gravitanti intorno a una corte centrale, imbuga in kyniarwanda, identificata come “spazio flessibile” ovvero capace di ospitare eventi di diverso carattere.
Mantenendo chiuse le ampie facciate delle aule affacciate sulla corte lo spazio funge da terza sala di studio; ruotandole di 90° verso l’esterno si ottiene un’unica sala conferenze; muovendole a 270° si ottiene un luogo per esibizioni o cerimonie semi aperto.
Cambiando dunque la propria conformazione a seconda della funzione da ospitare il tipo a corte, ben noto ad altre latitudini, diventa in questo caso epifania di un modo di vivere l’ambiente costruito e di una vita condotta per la maggior parte del tempo a contatto con il paesaggio.
Gli ingressi principali sia veicolari che pedonali sono posizionati lungo la strada nazionale a nord, mentre l’amministrazione presente sul lato ovest e controbilanciata a est dagli spazi di servizio e i bagni.
Le tre zone in cui risulta diviso l’impianto planimetrico si traducono in altrettante elevazioni aventi schemi di imigongo ben distinte. Questi schemi basati sulla ripetizione continua del triangolo, emergono dalle facciate attraverso l’utilizzo di materiali quali il mattone e il legno.
L’identità architettonica espressa attraverso l’uso di materiali locali diventa un ulteriore tema di progetto che si fonde e si lega indissolubilmente con il genius loci.
Architettura tropicale
Le ampie vetrate sui volumi combinate ai lunghi lucernari in copertura contribuiscono a illuminare naturalmente l’edificio mentre i pannelli di eucalipto intrecciato proteggono dall’irraggiamento diretto.
Tavole di eucaliptus sono utilizzate anche per realizzare gli arredi fissi come le panche e le sedute dislocate in diverse aree del progetto enfatizzando a seconda della collocazione punti di vista sul paesaggio circostante.
La combinazione plastica in pianta e in alzato degli elementi compositivi è intervallata da ampie aperture che consentono una ventilazione trasversale costante dell’edificio.
Il Ruanda, al pari degli altri paesi dell’Africa Sub- Sahariana, negli ultimi decenni ha visto moltiplicare il numero di progetti comunitari sovente realizzati da professionisti che hanno saputo coinvolgere attivamente le popolazioni locali sia nella fase di concezione che di messa in opera dell’artefatto.
Progetti come il Komera Leadership Center possono essere considerati esempi di quello che Kenneth Frampton ha definito regionalismo critico e diventare validi riferimenti per interventi futuri in cui la realtà del luogo possa prendere forma attraverso l’architettura in un rapporto simbiotico con l’ambiente circostante perché, come ci ricorda Gino Valle, “l’architettura è fare quello che un luogo si aspetta, collocando questo fare nel tempo”.
di Manlio Michieletto
German University in Cairo
LA SCHEDA
Luogo: Kayonza, Provincia Orientale, Ruanda
Cliente: Komera
Progetto: Be_Design
Impresa: Be_Design e Rwanda Village Enterprises (Rve) Strutture, impianti, valutazione costi: Be_Design
Progettazione: 03/2020
Inizio lavori: 09/2021
Completamento: 08/2022
Superficie utile: 930 mq
Fotografie: ©Bruce Engel
Info: bruceengeldesign.com