Quando parliamo di incendi, di solito è troppo tardi. Se ne parla quando è avvenuto un episodio che ci spinge a riflettere sull’adeguatezza della normativa in materia di prevenzione e controlli e ci si chiede, come è giusto, se sia stato fatto tutto il possibile.
Se è vero che spesso questi episodi di cronaca sono, nel bene e nel male, un impulso per il legislatore, è altrettanto vero che le reazioni sono diverse da paese a paese.
L’esempio inglese
È noto che in Inghilterra l’incendio della Grenfell Tower, un grattacielo di 24 piani ubicato nel quartiere di North Kensington a Londra durante la notte del 14 giugno 2017, ha portato alla morte di 72 persone e al ferimento di 74, di cui una ventina in modo grave.
L’incidente ha indotto il paese a rivedere in modo tempestivo e sistematico la regolamentazione sulla prevenzione antincendio: per prima cosa, il giorno successivo all’incidente, il primo ministro inglese, allora Theresa May, ha disposto l’avvio di un’inchiesta pubblica nell’ambito della quale sono stati individuati ben 126 quesiti a cui dare risposta, al fine di poter ricostruire l’accaduto e le cause che hanno permesso all’incendio di divampare in modo rovinoso.
E se, da una parte, dopo sei anni l’inchiesta non è ancora conclusa, come dimostra il messaggio di cordoglio pubblicato sul sito della Commissione che sta analizzando la vicenda, d’altro canto la normativa è stata sottoposta a una revisione complessiva che la rende oggi un punto di riferimento per altri paesi, tra cui sicuramente l’Italia.
Nonostante incidenti importanti avvenuti in tempi recenti, come la Torre del Moro a Milano il 29 agosto 2021, è significativo che manchino ancora nel nostro ordinamento norme che prevedano l’uso esclusivo di materiali incombustibili per edifici elevati e ad alto rischio.
Un problema che invece è subito stato affrontato nel Regno Unito, che oggi impone per esempio di sostituire i rivestimenti non sicuri in edifici di 18 metri, dato che rappresentano un aspetto fondamentale nel favorire o arginare la possibile propagazione di un incendio: questo ha portato anche a un’analisi esaustiva degli edifici (case, ma anche scuole e ospedali) in tutto il paese per capire in quali casi fossero stati usati materiali non ignifughi, a partire ancora una volta da rivestimenti e isolanti.
Ma l’interrogativo di fondo che oggi dobbiamo risolvere è se ci siano altri strumenti, utilizzabili ex ante e già in fase di costruzione, per prevenire e monitorare i rischi, facilitando la manutenzione dei sistemi antincendio e le verifiche da parte degli addetti alla sicurezza.
La trasformazione digitale
Anche per questo aspetto l’Inghilterra rappresenta un significativo punto di riferimento: le società inglesi, infatti, hanno investito nella trasformazione digitale del comparto, migliorando anzitutto le performance dei professionisti antincendio che, già in fase di costruzione, possono segnalare eventuali problemi direttamente sulle planimetrie, corredandoli di ogni tipo di contenuto multimediale che consenta loro di avere, a un primo sguardo, una panoramica completa sullo storico delle attività.
In secondo luogo, la tecnologia ha agevolato la gestione della documentazione autorizzativa. Come già accade in Inghilterra, dove le piattaforme tecnologiche consentono di compilare in-app la modulistica, così in Italia un supporto digitale potrebbe contribuire a una gestione più trasparente di permessi e regolamentazioni, in un contesto in cui spesso e volentieri la complessità della burocrazia costituisce un ostacolo al rispetto delle norme.
Infine, la tecnologia può rendere più rapidi, tracciabili ed efficaci i consueti processi di controllo durante la vita di un edificio, permettendo, ad esempio, di verificare il corretto funzionamento delle porte antincendio attraverso l’applicazione di qr code; di controllare le scadenze degli estintori o di notificare un danno in presa diretta.
L’adozione di piattaforme e soluzioni digitali a supporto delle pratiche di prevenzione antincendio apporterebbe un grande beneficio alle imprese che, accanto ad un netto miglioramento delle performance di monitoraggio, potrebbero conseguire efficienze su tempistiche e costi dovuti a lavori di ripristino e rilavorazioni di cantiere.
Il commento di Fabio Arancio | Regional Manager Italy PlanRadar